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Opinioni

Un posto nel Governo dopo le Europee: così Matteo Salvini convincerà Armando Siri a dimettersi

Il pressing del Movimento 5 Stelle e la posizione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte “obbligano” Matteo Salvini a cedere su Armando Siri, fedelissimo ma soprattutto personaggio chiave nello scacchiere leghista. Ma il passo indietro sarà solo momentaneo: se ne riparlerà con il rimpasto di governo, dopo le Elezioni Europee.
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L’ultimo affondo è di Luigi Di Maio: nella lettura del ministro del Lavoro, Armando Siri si sarebbe rifiutato di rispondere alle domande dei giudici e secondo le carte avrebbe “asservito la funzione pubblica a interessi privati”, dunque, è impossibile che resti a gestire soldi pubblici e “se qualcuno si vuole coprire gli occhi faccia pure, il MoVimento 5 Stelle non lo farà”. Insomma, non si tratta più, Conte è stato chiarissimo e per il sottosegretario leghista non c’è più spazio all’interno dell’esecutivo, nonostante Matteo Salvini abbia provato a tenere il punto, trascinando la questione forse anche troppo a lungo, con la speranza di replicare lo schema del caso Diciotti (quando mise i 5 Stelle di fronte a un aut aut, costringendoli a una pubblica abiura) e di non turbare la campagna elettorale della sua incoronazione. Ora però il leader leghista si arrenderà, convincendo Siri a fare un passo indietro, per evitare una spaccatura interna al Consiglio dei ministri e un "dimissionamento" che costituirebbe un precedente molto pesante.

La partita, però, è tutt'altro che chiusa. Solo rimandata, nonostante la gravità delle accuse nei suoi confronti e l'ampiezza dei riscontri degli inquirenti. Salvini non può e non vuole scaricare Siri, soprattutto in questo modo. Il problema è che semplicemente non può permettersi un braccio di ferro di tale portata in questo momento e “contro” lo stesso Presidente del Consiglio. Il sottosegretario ai Trasporti, lo abbiamo già detto, è figura chiave all’interno dell’universo salviniano, non solo per aver contribuito alla scrittura del programma in materia fiscale, ma anche per aver costruito una rete di relazioni che va in qualche modo oltre i riferimenti tradizionali del Carroccio. Siri, che pure non ha ottimi rapporti con i colonnelli leghisti, può vantare sull’appoggio senza se e senza ma di alcuni consiglieri di Salvini, del ministro Giulia Bongiorno e di tante “nuove leve”, oltre che su connessioni importanti in campo economico e finanziario.

Come figura che nel corso del tempo ha acquisito sempre maggiore centralità nella Lega, è restio a fare un passo indietro che suonerebbe come un’ammissione di colpevolezza e come un marchio forse indelebile sulla sua futura carriera politica. Da giorni, però, nelle fila leghiste si lavora a una soluzione di compromesso, come rivela una fonte a Fanpage.it. In particolare, proprio Matteo Salvini avrebbe dato al suo sodale la garanzia di un sostanzioso risarcimento in caso di archiviazione del procedimento che lo vede coinvolto. Archiviazione della quale Siri si dice sicuro (un po' meno gli inquirenti e fonti autorevoli del Movimento 5 Stelle), ma che con ogni probabilità non potrebbe arrivare prima delle elezioni europee.

Il ragionamento del ministro dell’Interno è tutto sommato abbastanza semplice. Le elezioni certificheranno il mutato rapporto di forze tra Lega e Movimento 5 Stelle, almeno dal punto di vista del consenso elettorale. Salvini ha sempre negato di voler usare il prevedibile buon risultato della Lega per far saltare il governo Conte, andare a nuove elezioni e provare a conquistare la maggioranza dei seggi in Parlamento con la coalizione di centrodestra, ma le cose potrebbero cambiare velocemente. E, se il ministro dell'Interno continua a manifestare perplessità rispetto a chi gli chiede di strappare coi 5 Stelle (anche per non doversi intestare la paternità di un probabile aumento dell'IVA), è certo che la Lega chiederà agli alleati di “fare il tagliando” all’esecutivo.

La parola magica sarà: riequilibrare. Tradotto, la Lega chiederà di rivedere il bilanciamento dei posti di governo e farà valere il peso del risultato elettorale alle Europee. Siri, ci spiegano, è destinato a rientrare nell’esecutivo in questo modo, anche con un ruolo di maggiore rilevanza. Non è un mistero, infatti, che i leghisti puntino, tra le altre cose, al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e a quello della Salute. Nel primo caso, la richiesta leghista poggerebbe anche sulle tante critiche nei confronti dell'operato di Danilo Toninelli e rappresenterebbe gli interessi di un mondo imprenditoriale che si ritiene in qualche modo danneggiato dalle scelte dell'ex carabiniere in tema di opere pubbliche (non solo TAV). Ambienti in cui Siri ha una certa influenza e che potrebbero sostenere una scalata che avrebbe il senso di un "doveroso risarcimento", aggiunge la nostra fonte leghista. In alternativa, ci spiegano, per quello che è praticamente l'ex sottosegretario del Ministero delle infrastrutture, potrebbero aprirsi le porte del ministero della Pubblica Amministrazione, dall'amica Giulia Bongiorno.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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