"Non ti senti mai come se stessimo rincorrendo qualcosa? Qualcosa più grande di noi. Non so, qualcosa che possiamo vedere solo io e te. Come se stessimo sempre correndo, correndo e correndo ancora?"

"Già - dissi - Stiamo correndo eccome. Correndo con le forbici in mano".

"Correndo con le forbici in mano", Augusten Burroughs

Sasso, carta, forbici. La variante egiziana della morra di Mido prevedeva un uso massiccio della mano stretta a pugno, di quella aperta - pronta a schiacciarsi sulla faccia di qualcuno - ma soprattutto delle forbici. Non l'indice e il medio divaricati, ma quelle da sarto, scagliate contro Ibrahimovic, il fratello mancato di carriera. Invidia, narcisismo, rabbia, tanta rabbia, di quella che ti acceca e chiude i collegamenti con il cervello; senza controllo, auto-distruttiva, la stessa che ti rende il fenomeno esotico di un metro e novanta nei Paesi Bassi e poi ti porta a giocarti una maglia da titolare a Roma contro Corvia. E siccome potrebbe andare peggio ma magari non piove, alla fine ti preferiscono Corvia. Sempre.

Mido con l'Ajax, squadra che lo ha lanciato. Qui contro Materazzi (Getty)

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Il reale nome di Mido è Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, nato a Il Cairo nel febbraio del 1983. A 16 anni lo Zamalek lo tessera nelle proprie fila e il passaggio in prima squadra avviene un anno dopo. Mido esordisce in campionato che è solo un minorenne, ma fa già vedere una padronza precoce del proprio potenziale. Il Gent fiuta il talento e l'affare e l'attaccante decide di trasferirsi in Belgio. È la stagione 2000-01, l'egiziano soffre di una profonda nostalgia e difficoltà di adattamento in Europa ma nonostante tutto scende in campo 18 volte in campionato, segnando 9 reti. Il club belga non si era sbagliato: col ragazzo si può monetizzare subito e l'affare si concretizza con l'Ajax. È un'estate importante per i Lancieri: assieme a Mido arriva anche il talento più promettente di Svezia, Ibrahimovic. I due legano subito, sentendosi già le stelle della squadra. L'egiziano, contro pronostico, pare più dotato dell'attuale giocatore dello United. Insieme sono un mix di fisicità e tecnica incontenibile ma Mido ha in misura maggiore il gol nell'istinto presto capriccioso: 24 presenze, 12 reti e 4 assist nel primo anno in Eredivisie. Ibrahimovic, invece, si ferma a quota 6 reti, scendendo in campo lo stesso numero di volte. L'Ajax che passa dalla guida tecnica di Co Adriaanse a Koeman, vince in quella stagione campionato e coppa. Tuttavia i rapporti tra il mister ex Barcellona e l'egiziano non riescono ad essere sereni. Mido, in stato di grazia e che si sente onnipotente, si dà ad una vita sregolata. Nell'autobiografia, Van Der Meyde racconta di corse clandestine con Ibrahimovic e di scoppi di nervosismo dentro lo spogliatoio da parte di Mido. L'episodio delle forbici risale proprio al 2003 ed è stato raccontato di recente al "Sun" da Mido: "Ero sconvolto perché non partii titolare – ha raccontato - Quando entrai perdevamo 2-0 e cominciai a discutere con Zlatan in campo". La lite proseguì anche dentro lo spogliatoio dove i due si insultarono: "Avevo delle forbici in mano per togliermi la fasciatura alle caviglie – ha aggiunto Mido - Dieci minuti dopo mi andai a fare la doccia ed ero seduto nella Jacuzzi". All'improvviso Mido le lancia addosso allo svedese e per questione di centimetri finscono sul muro e non sulla testa del giocatore. "Ci guardammo e cominciammo a ridere – ha spiegato l'egiziano – E a Zlatan dissi: "Lo sai che ti ho quasi ucciso?" e lui disse: "Certo che lo so".

A Koeman però Mido non ha mai fatto ridere, anzi: saturo della condotta lo relega nella squadra riserve. Di lì a poche settimane l'Ajax lo cede in prestito al Celta Vigo. Qui la mancanza di stimoli dell'egiziano raggiunge l'indolenza. Non ha voglia di stare in Spagna eppure nelle 8 volte che viene convocato e scende in campo, riesce a segnare quattro reti: una media da attaccante di spessore. Nel luglio del 2003 l'Ajax lo cede al Marsiglia. Mido è sempre lo stesso ma trova un contesto che gli piace e all'amico di spogliatoio Ibrahimovic, si sotituisce Drogba. Poi qualcosa si spezza anche con l'ivoriano. Pare che l'ex Ajax non digerisca il fatto di essere scavalcato da Didier in campo. Un rapporto che si rompe unilateralmente, con Drogba che faticherà sempre a capirne i motivi reali. Nel frattempo in Ligue1: 22 i gettoni e 7 le reti: incredibile come il temperamento riesca a non bloccare del tutto la vena realizzativa.

Con Drogba: da amici-nemici al Marsiglia, fino ad avversari pacifici in Premier qualche anno più tardi (Getty)

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Nell'estate del 2003 intanto Capello chiede Ibrahimovic a Sensi, pallino da sempre del tecnico friulano. Il club giallorosso però è costretto a ripiegare su Mido che costa la metà dello svedese. Nelle prime dichiarazioni in piena onnipotenza, c'è anche una volontà di redenzione: "State tranquilli, ho imparato la lezione – dice - Ho commesso qualche piccolo errore di gioventù, è vero - ammette - ma adesso so dove ho sbagliato. Non voglio ripetere gli stessi errori, sarà un anno molto importante per me, vedrete che tornerò a esprimermi al meglio". Intanto però il campionato italiano inizia con una fastidiosa pubalgia dalla quale guarire e un Voller in panchina che all'egiziano dà zero fiducia: "Mido è un' alternativa – fa subito presente il tedesco - Del resto bisogna fare i conti con le disponibilità economiche del momento. Comunque avremo tante partite da giocare, vediamo come si presenta". Si esprime in maniera più diplomatica – ma il concetto è tra le righe - l'allora Ct dell'Egitto Marco Tardelli: "Sono contento per lui, spero faccia bene alla Roma - dichiara – Io però non posso dirvi che tipo di giocatore è: non l'ho mai visto, per un motivo o per un altro non ha mai risposto ad una mia convocazione". Le premesse per mesi di disastro ci sono tutte: l'attaccante scende in campo solo 8 volte e si fa notare solo giusto per 3 assist. Il 31 dicembre i segni d'insofferenza raggiungono il clou: Mido non si presenta all'allenamento per il terzo giorno di fila. Motivo? Pare problemi con il visto, ma la vicenda è poco chiara. Mino Raiola, il procuratore che ha sostituito il precedente Christophe Henrotay, cerca di calmare le acque: "Mido è a Roma - sostiene - non ha alcuna intenzione di lasciare i giallorossi. Abbiamo avuto dei problemi alla frontiera perché Mido non ha fatto il militare e un agente molto zelante non gli ha permesso di partire. C'è voluto l'intervento del Ministro dello sport. Ci sono stati dei problemi, accettiamo la multa della Roma, ma posso assicurare che da parte del giocatore non c'era e non c'è malafede (...) Mido resterà, nonostante sia il quinto attaccante della squadra, visto che oltre a Totti, Montella e Cassano gli viene preferito un ragazzino". Sì, il ragazzino è Corvia. Raiola comunque, aveva già sbottato un mese prima: "Se Mido deve farsi da parte per Montella che è capocannoniere rispettiamo la scelta – aveva esternato - Ma se deve stare fuori per Cassano, che è stato rintegrato dopo aver commesso una serie di stupidaggini, allora questo non va bene. Vorrà dire che anche Mido farà lo scemo. Un giocatore che viene dall'estero ha bisogno di circa sei mesi prima che si ambienti in Italia, ma la società non lo sta proteggendo. E poi Mido non ha avuto l' opportunità di dimostrare quanto valga. Non gioca mai. Con l'allenatore Delneri non ha dialogo".

A duello con Torrisi in Bologna-Roma (Getty)

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A gennaio la Roma lo presta al Tottenham per 18 mesi e nella stagione successiva, la 2005-06, la punta ritrova almeno parzialmente se stessa mettendo a segno 11 gol in 27 presenze. A gennaio gioca carico la Coppa d'Africa organizzata nella sua Nazione d'origine. Forse troppo carico visto ciò che succede nella semifinale contro il Senegal. Una gara dove Mido non gira e il Ct Hassam Shehata decide di sostituirlo. Per l'attaccante è un affronto quello che si sta perpetrando in uno stadio con 70mila persone e una partita che in tv stanno guardando milioni di spettatori. Il dialogo tra i due è riportato da più fonti così:

- Perchè proprio io?

- Perchè sono l'allenatore!

- Perchè mi fai uscire?

- L'hai capito o no che sono io l'allenatore?!

- No, tu non sei l'allenatore: tu sei un asino!

- Questo asino comanda e ha deciso che devi uscire!

Mido che indossa la maglia numero 15 fa qualche metro verso lo spogliatoio ma sa già che l'istinto lo porterà a tornare indietro verso la panchina. Si vuole avventare come una furia su quello che per lui è un somaro di allenatore. Intervengono a fermarlo compagni e forze dell'ordine, una scena pietosa. Mido chiede poi scusa in tutte le maniere: al Ct, al Paese, a un'intera competizione. La federazione egiziana lo sospende per sei mesi, nonostante uno dei figli di Moubarak intervenga a mediare i rapporti tra il giocatore e Shehata.

Mido, senza poter giocare, consola Drogba dopo la finale vinta dall'Egitto (Getty)

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Da qui Hossam inizia la sua parabola discendente. In Premier, dopo gli attentati a Londra del 2005 e il dilagare del razzismo verso i musulmani, Mido viene fatto spesso oggetto di cori offensivi. Già nel Tottenham si vede sbeffeggiare dai tifosi del West Ham. Quando nel 2007 passa al  Middlesbrough, i sostenitori del Newcastle intonano per tutto il match: "Mido ha una bomba". Sorprendendo un po' tutti, l'attaccante non va mai in escandescenze e risponde alle provocazioni con l'indice sulla bocca.

Col Middlesbrough mentre mette a tacere i cori razzisti (Getty)

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Negli anni successivi prima del ritiro, Mido vaga molto tra Premier, Eredivisie ed Egitto. La sua ultima squadra è il FC Barnsley in Championship. L'egiziano dice basta a tutto nel 2013 a nemmeno trent'anni. Nel 2014 intraprende la carriera di allenatore partendo proprio dalla sua prima squadra, lo Zamalek.

L'allenatore più giovane che si sia mai seduto in una panchina della massima serie egiziana, riesce a vincere una Coppa nazionale. L'anno seccessivo passa invece al coordinamento tecnico delle giovanili. A luglio però, accetta di diventare l'allenatore dell'Ismaily. Questione di pochi mesi e per divergenze con la squadra, dà le dimissioni. Tornerà poi allo Zamalek ma a febbraio scorso viene esonerato per aver raccolto 13 punti in 7 partite.

Fonti:
La Gazzetta dello Sport
Corriere della Sera
The Sun
Kingfut.com

Gazzettagiallorossa
"Da Marrakech a Baghdad" - L. Guelpa

Hanno giocato venti minuti in una nebbiosa trasferta a Bergamo di cui nessuno si ricorda. Hanno fatto gol alla Cremonese tanti anni fa, ma poi, a ripensarci bene, forse era stato qualcun altro. Sono VIP (Very Improbable Players), giocatori molto improbabili, calciatori che hanno sfiorato appena il nostro calcio, allontanandosi senza quasi lasciare traccia nella memoria collettiva.