La Certosa di Bannon. Fatto Quotidiano e Report raccontano (dopo FarodiRoma) la brutta storia dello scippo di un bene pubblico che la Chiesa ha lasciato in mano ai sovranisti

Con la sua Chiesa di San Bartolomeo, la vecchia farmacia, i due chiostri deliziosi, racchiusa tra mura e querce, la Certosa di Trisulti sorge a Collepardo da quasi mille anni.
Oggi in quel prezioso monastero a Frosinone, riconosciuto come monumento nazionale anche dallo Stato, non ci sono più monaci: ci vive solo Benjamin Harnwell, braccio destro di Steve Bannon e presidente del Dignitatis Humanae Institute, che ci aprirà una “scuola di sovranismo”.
Può farlo : l’ha ottenuta in concessione dal Ministero dei Beni culturali per i prossimi 19 anni. Anche grazie a due strane lettere: una firmata da una banca off-shore con sede a Gibilterra, che lascia il sospetto di non valere quasi nulla; l’altra inviata a Francesco, in cui si prende in giro il Papaparlando di dignità umana e comunità francescana, e che potrebbe aver pesato molto. Lo racconterà lunedì sera Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci su Rai 3, con l’inchiesta di Giorgio Mottola e alcuni documenti inediti che addensano più di un’ombra sull’assegnazione. Per alcuni è una questione artistica. Per altri è un intrigo internazionale, tra “zii d’america” che pagano, alte sfere vaticane e ideologhi dell’ultradestra. Forse è solo un problema legale, una procedura che potrebbe essere inficiata da un paio di vizi formali.

C’è un po’ tutto questo nella nuova storia della Certosa di Trisulti, che rischia di compromettere un passato millenario. L’affidamento del monastero al Dignitatis Humanae Institute, che ha avuto tra i suoi padri fondatori Rocco Buttiglione prima di passare nelle mani degli ultraconservatori, aveva già fatto rumore. Quando gli abitanti di Collepardo l’hanno scoperto sono scesi in marcia. Chi era Benjamin Harnwell lo sapevano bene: uomo di fiducia di Bannon, ex guru di Donald Trump, teorico del populismo che ora mette radici nell’Italia di Matteo Salvini, da lui incontrato più volte, pure nei giorni della nascita del governo gialloverde. Bannon ha deciso di spostare la sua roccaforte in Ciociaria. C’è lui dietro l’istituto e il progetto di aprire una scuola politica di sovranismo, che ha già raccolto mille richieste d’iscrizione: anche se Harnwell si trincera dietro la privacy, Bannon ammette candidamente di essere il “benefattore”. Secondo il contratto, l’associazione dovrebbe versare al Ministero un canone di 100 mila euro l’anno, da pagare in ristrutturazioni e tasse comunali. Al momento, però, a Collepardo non hanno visto un euro, e nemmeno un dollaro. Solo una dichiarazione di “coerenza del piano economico”, da parte di un istituto con sede in Gibilterra della Jyske Bank, banca danese coinvolta in una serie di scandali finanziari sul mancato rispetto delle norme anti riciclaggio e all’evasione fiscale.

Lo Stato, dunque, ha ceduto un prezioso monastero del Milleduecento senza avere neanche una fideiussione. Ma non è l’aspetto più oscuro della procedura: secondo Report, il Dignitatis Humanae Institute non avrebbe nemmeno potuto partecipare al bando. Per farlo servivano requisiti ben precisi, innanzitutto avere personalità giuridica: l’associazione dichiara di esserlo da fine 2016, ma dalle carte in Prefettura risulta riconosciuta soltanto a giugno 2017; sei mesi dopo la scadenza dei termini.
L’altro requisito era aver gestito un bene culturale negli ultimi 5 anni. L’istituto dichiara di aver diretto “Il Piccolo Museo di San Nicola”, sempre a Collepardo. Così piccolo, però, che nessuno lo conosce: nemmeno il sindaco Mauro Bussiglieri, che spiega di non aver mai rilasciato alcuna autorizzazione. L’unico atto ufficiale che ne attesta l’esistenza è una scrittura privata firmata dall’abate di Casamari, Eugenio Romagnuolo, che però oggi dice “Non lo so, non c’è niente là”. E, curiosamente, compare proprio nell’organigramma dell’associazione di Bannon e Harnwell.

I titoli della Dignitatis humanae sono quantomeno deboli. Eppure il Ministero si lascia convincere, forse da altre referenze. L’associazione presieduta dal cardinale ultraconservatore Raymond Leo Burke, capo della fronda interna al Vaticano, non è certo vicina a Papa Francesco: annovera pure Walter Branmuller, che con Burke ha denunciato la presenza di una lobby gay nella Santa Sede, e Edwin O’Brien, estremamente critico col papato. Eppure è proprio a Bergoglio che l’Institute scrivenel 2015 per ottenere la certosa: nella missiva firmata dal cardinale Raffaele Martino, però, non si faalcun riferimento alla scuola di formazione sovranista, solo a una comunità religiosa animata da “carisma francescano”.

Il Papa a quella lettera non ha mai risposto, l’ex ministro Dario Franceschini, allora a capo del Dicastero, giura di non aver ricevuto pressioni. Ma la firma del porporato Martino, che oggi non risulta più presidente onorario (carica ceduta a Burke), pesa. Infatti poco dopo la sua lettera, la Dignitatis Humanae incassa il sostegno del vescovo di Anagni e Alatri, Lorenzo Loppa, che dà la sua benedizione alla concessione. “Era prima che rivelassero le loro alleanze. Venivano da me sempre con il nome di un cardinale, io che dovevo fare?”, si giustifica ora. Ma ora forse è troppo tardi: la Certosa di Trisulti non è più un monastero, è diventato un “club per sovranisti”.

Lo racconterà lunedì sera Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci su Rai 3, con l’inchiesta di Giorgio Mottola e alcuni documenti inediti che addensano più di un’ombra sull’assegnazione

Lorenzo Vendemiale per il Fatto Quotidiano