La Cina in Croazia. Pechino fa accordi (e ponti) anche nei Balcani. Modelli imprenditoriali vincenti (di C. Meier)

A pochi giorni dalla “cinque giorni europea” di Xi Jinping, Pechino ha reso noto che il premier cinese Li Keqiang effettuerà una nuova visita in Europa, precisamente in Croazia, dall’8 al 12 aprile. Durante la sua permanenza parteciperà alla riunione Peco, composta dai 16 Paesi dell’Europa centrale (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania , Macedonia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia) e ovviamente Cina. Il cosiddetto format 16+1 serve a dimostrare – come ha anche affermato il ministro degli esteri cinese Wang Yi – quanto “si stia lavorando ad alto livello per favorire la comunicazione strategica e la cooperazione tra Cina e Ue” – aggiungendo inoltre – “La Cina e l’UE stanno assistendo ad un forte sviluppo delle loro relazioni, concludono scambi molto significativi, condividono posizioni comuni in ambito di multilateralismo e libero commercio, oltre a migliorare la qualità della governance globale, finalizzata al mantenimento della pace, della stabilità e della sicurezza”.

Il ministro Wang Yi ha inoltre dichiarato che all’ordine del giorno figureranno anche questioni di politica energetica, ritenendo che l’incontro contribuirà a rilanciare il partenariato strategico tra Cina e Ue. Nell’incontro di quest’anno i leader internazionali presenti si concentreranno sullo stato dei progressi nel format di cooperazione 16+1.

In aggiunta è interessante osservare che la visita croata rappresenterà per le autorità cinesi l’opportunità di sviluppare più rapidamente l’iniziativa della “Belt and Road”, provando a coinvolgere anche le aree più deboli della Ue a 27.

Prosegue quindi l’integrazione economica fra l’Occidente e la sfera Euroasiatica. Difatti, come ha riportato recentemente anche il giornale Focus: “Dal punto di vista concreto la Belt and Road Initiative è un insieme di progetti pagati dal governo di Pechino e finalizzati alla realizzazione o al potenziamento di infrastrutture commerciali – strade, porti, ponti, ferrovie, aeroporti – e impianti per la produzione e la distribuzione di energia e per sistemi di comunicazione.

Il tutto per facilitare e dare ulteriore impulso a scambi e rapporti commerciali tra le imprese cinesi e il resto del mondo: una sorta di piano globale (nel vero senso della parola) di commerci che – secondo la Banca Mondiale – potrebbe arrivare a veicolare un terzo di tutto il commercio mondiale e coinvolgere il 60% della popolazione del pianeta. Un piano che, senza clamore, è comunque in atto da tempo, come rileva un report del Center for Strategic and International Studies (CSIS) pubblicato a febbraio, secondo il quale alla fine del 2018 il governo cinese aveva già finanziato 173 grandi opere collegate alla BRI in 45 Paesi”.

La strategia globalista di Pechino continua dunque il suo cammino. Adesso bisognerà osservare le risposte degli Usa e di buona parte della Ue, fortemente spaventati dal protagonismo finanziario e commerciale del Dragone, i cui artigli muovono già interessi strategici in importanti aree orientali quali: il Pakistan, l’India, il Bangladesh, il Myanmar, l’Iran, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, la Turchia, il Turkmenistan, l’ Uzbekistan, la Cambogia, il Laos, la Malesia, la Thailandia, il Myanmar, il Vietnam, la Russia e la Mongolia. Assisteremo allora nei prossimi anni anche ad un forte espansionismo egemonico cinese pure in Occidente? La risposta affermativa sarebbe la più ovvia, ma il neoprotezionismo americano, avallato silenziosamente da alcuni primari partner europei, sta iniziano a mettere dei freni ai ritmi di crescita impetuosa di Pechino. Infatti il tasso di espansione interna del Regno di Mezzo, dal 2009 si è ridotto della metà, passando in media dal 12% annuo all’attuale 6%.

Christian Meier

Nella foto: la costruzione del ponte di Peljesac, nel sud della Dalmazia, il più grande progetto infrastrutturale in Croazia, e uno dei maggiori investimenti pubblici quest’anno in Europa, è stata assegnata a seguito di un bando alla ditta statale cinese China Road and Bridge Corporation