Le Nazioni Unite considerano le sanzioni all’Iran come una seria minaccia ai diritti e alla dignità umana (Jalel Lahbib)

Sotto il dickact del Padrone dell’Europa, gli Stati Uniti, lo zelante servitore, l’Italia, assieme a Spagna, Germania, Francia, Danimarca e Repubblica Ceca, ha proposto all’Unione Europea di imporre nuove sanzioni contro l’Iran per la morte di Mahsa Amini e la repressione violenta delle proteste.

Sul tavolo ci sono 16 “proposte concrete” di sanzioni contro personalità ed entità iraniane. La Repubblica Ceca, presidente di turno della Ue, appoggia l’iniziativa e si guarda alla prossima riunione dei ministri degli Esteri dei 27 a fine mese per una decisione.

Pur essendo tranquilli che le sanzioni contro l’Iran difficilmente avranno l’effetto boomerang sulle economie eruropee, come è invece per le sanzioni imposte alla Russia, la proposta è avanzata sulla base di narrazioni unilaterali degli avvenimenti in corso provenienti da fonti difficili da verificare, per la maggior parte dissidenti iraniani in esilio e residenti all’estero con un passato di connivenza che l’ultimo Scià di Persia.

Per noi giornalisti indipendenti è difficile comprendere cosa realmente stia succedendo in Iran, quanto supporto popolare stiano realmente ricevendo i manifestanti (per lo più giovani universitari) e quanto è il grado di infiltrazione degli agenti stranieri e di estremisti che stanno attaccando mano armata le forze dell’ordine per spingerle ad aumentare la repressione già dura e sanguinaria.

Le uniche notizie certe (e per noi assai inquietanti) sono la comparsa di tre gruppi terroristici che hanno attaccato la Repubblica Islamica del Iran. Il gruppo armato salafista Jaish al-Zulm legato ad Al-Qaeeda, i Mojahedin-e-Khalq –MEK (Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran) e il gruppo armato curdo del Kurdistan iracheno.

L’entrata in scena di questi gruppi armati sembra puntare a trasformare le proteste popolari portandole a scenari simili a quelli libico e siriano. Jaish al-Zulm ha una folta presenza di mercenari jihadisti e in passato si sospetta di essere stato usato dagli Stati Uniti in Siria contro il regime di Assad. Anche il MED e i curdi iracheni sono stati utilizzati in passato dagli americani per operazioni di destabilizzazione regionale. Il sospetto che gli Stati Uniti tentino di strumentalizzare la rivolta per trasformarla in guerra civile, ripetendo i scenari libico e siriano é sempre più forte.

Al contrario il governo italiano, a conoscenza di maggiori dettagli sui reali rischi di istabilità non solo per l’Iran ma per l’intera regione, ubbidisce a gli ordini d’Oltreoceano rafforzando la sua posizione di servitù agli Stati Uniti senza porsi la domanda se le sanzioni servono realmente a far cadere il regime iraniano o a infliggere nuove sofferenze, rafforzando il regime stesso.

“Joe Biden avrebbe dovuto riflettere un po’ sulla situazione dei diritti umani nel suo Paese prima di parlare della situazione in Iran, anche se l’ipocrisia non richiede una riflessione profonda. Il presidente americano dovrebbe piuttosto preoccuparsi delle conseguenze delle numerose sanzioni contro la nazione iraniana, che rappresentano chiaramente un esempio di crimine contro l’umanità”, ha dichiarato in un post su Instagram il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, a proposito delle parole del presidente degli Stati Uniti, che ha annunciato nuove sanzioni per “questa settimana” contro l’Iran per la risposta “violenta” data dalle autorità alle proteste.

Ovviamente queste giuste parole non vengono prese in considerazione in quanto a pronunciarle è stato un musulmano, un iraniano, quindi un terrorista. Noi giornalisti indipendenti e del terzo mondo comprendiamo le esigenze oscene dei governi italiano, spagnolo, francese, danese, tedesco e ceco di accontentare il loro padrone ma non riusciamo a comprendere come queste democrazie mature possano ignorare la verità sulle sanzioni che sono un crimine contro l’umanità.

E a dirlo non é il presunto terrorista Nasser Kanani ma le Nazioni Unite che il 19 maggio hanno affermato in un comunicato stampa ufficiale che le sanzioni unilaterali verso l’Iran costituiscono una seria minaccia ai diritti umani e alla dignità. Gli esperti delle Nazioni Unite, autori di questo comunicato stampa, esortano gli Stati a considerare gli impatti umanitari quando impongono o attuano sanzioni

“La complessa serie di sanzioni unilaterali contro l’Iran, insieme a sanzioni secondarie contro terzi, sudditanza e politiche a rischio zero da parte di imprese e istituzioni finanziarie, aggravano le sfide umanitarie ed economiche esistenti e incidono negativamente sulla vita delle persone, in particolare dei più vulnerabili”, ha affermato un esperto di diritti umani delle Nazioni Unite.

Al termine di una visita di 12 giorni in Iran (aprile 2022), Alena Douhan, relatrice speciale sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali (UCM) sul godimento dei diritti umani, ha affermato di aver ascoltato resoconti inquietanti da pazienti affetti da malattie rare e da persone con disabilità sulle sfide che hanno dovuto affrontare nell’accesso ai medicinali e alle attrezzature di assistenza.

Douhan ha incontrato rappresentanti di istituzioni governative nazionali e locali, organizzazioni non governative, associazioni, attori umanitari, imprese, entità delle Nazioni Unite, mondo accademico e comunità diplomatica. Oltre alla capitale Teheran, ha visitato anche Karaj e Isfahan.

“Sono seriamente preoccupata per le conseguenze pericolose per la vita dei costi elevati e in alcuni casi della completa assenza di medicinali e attrezzature mediche specializzate a causa delle restrizioni commerciali e finanziarie indotte dalle sanzioni, nonché per la riluttanza segnalata delle società straniere a fornire questi merci per paura delle conseguenze, compresi possibili procedimenti penali e sanzioni pecuniarie”, ha affermato.

“Le sanzioni imposte ai settori economici chiave dell’Iran e la designazione delle sue istituzioni finanziarie, insieme a numerose società nazionali, hanno portato a un forte calo delle entrate statali, all’inflazione, all’aumento dei tassi di povertà e alla scarsità di risorse per garantire i bisogni primari dei più bisognosi”, ha aggiunto Douhan.

Occorre evidenziare che vi sono diverse altre aree interessate dalla combinazione di sanzioni unilaterali e eccessiva conformità, tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, la conservazione e l’ulteriore sviluppo delle infrastrutture essenziali; le difficoltà di ampliare i programmi di sostegno sociale nel contesto dell’aumento dei prezzi e dei tassi di disoccupazione, anche a sostegno della crescente popolazione di rifugiati afgani; impedimenti nello sviluppo imprenditoriale e industriale dovuti all’assenza di materie prime, all’impossibilità di elaborare i pagamenti internazionali e alle restrizioni nell’accesso alle nuove tecnologie; deterioramento della sicurezza ambientale.

Sfide in materia di prevenzione, risposta e recupero delle catastrofi naturali, a causa dei divieti di importazione di attrezzature specializzate e disposizioni umanitarie; sfide crescenti nelle operazioni delle organizzazioni non governative e degli attori umanitari internazionali e locali; ostacoli all’impegno dell’Iran nella cooperazione internazionale, anche nel mondo accademico, artistico e culturale, sportivo, e il suo impegno generale con organizzazioni e associazioni internazionali a causa dei divieti di viaggio e dell’impossibilità di elaborare i pagamenti delle quote associative.

Alena Douhan ha espresso preoccupazione per il fatto che le sanzioni unilaterali esistenti come azione punitiva violino, per lo meno, gli obblighi derivanti dagli strumenti universali e regionali in materia di diritti umani, molti dei quali hanno carattere perentorio, comprese le garanzie procedurali e la presunzione di innocenza.

“Gli Stati hanno l’obbligo, ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani, di garantire che qualsiasi attività sotto la loro giurisdizione o controllo non si traduca in violazioni dei diritti umani, e a questo proposito invito gli Stati sanzionatori, in particolare gli Stati Uniti, a osservare i principi e le norme del diritto internazionale, anche per quanto riguarda la risoluzione pacifica delle controversie internazionali e la revoca di tutte le misure unilaterali, in particolare su quelle aree che riguardano i diritti umani e la vita di tutte le persone in Iran”, ha affermato Douhan.

Nonostante gli sforzi e le misure del governo iraniano per mitigare l’impatto negativo degli UCM in diversi settori, in particolare per le categorie di popolazione più vulnerabili, le difficoltà economiche indotte dalle sanzioni, insieme agli effetti persistenti della pandemia di COVID-19, hanno effetti cumulativi e sfaccettati in tutti i ceti sociali vita. Il relatore speciale ha sottolineato che, sebbene le misure iraniane abbiano ridotto l’impatto diretto sui diritti umani, non devono essere utilizzate come per legittimare e legalizzare l’uso di sanzioni unilaterali.

Il relatore speciale delle Nazioni Unite, Alena Douhan, ha presentato lo scorso settembre una relazione al Consiglio per i diritti umani che é stata presa in seria considerazione dalla maggiornaza dei paesi del terzo mondo ma gettata nella spazzatura dalle cosidette Democrazie occidentali, in primis quelle che ora propongono nuove sanzioni (cioè nuovi crimini) contro il popolo iraniano in sostegno di manifestazioni che già suscitano pesanti dubbi sulla loro spontaneità.

Come giornalisti indipendenti del terzo mondo non possiamo non costatare il vomitevole e ingiurioso atteggiamento occidentale che protegge fino a rischiare la sua economia o, peggio ancora una guerra europea, un regime filo nazista in Ucraina ma si accanisce contro il regime iraniano. Se entrambi possono essere giudicati nefasti per l’umanità, entrambi devono essere combattuti e condannati.

La politica occidentale dei due pesi e due misure non porterà altri frutti che l’odio e il desiderio di rivincita del terzo mondo che, purtroppo, rappresenta la maggioranza dell’Umanità. Ricordiamo che la violenza chiama solo altra violenza.

Sarebbe ora che dalle bocche dei governi occidentali uscissero parole di pace e dialogo. Siamo convinti che siano la sola strada possibile da seguire perché le sanzioni unilaterali, i crimini contro l’umanità e le guerre non portano a nulla se non alla distruzione dello stesso Occidente. Scenario che non vogliamo che si realizzi mai.

Jalel Lahbib