Papa Francesco abbraccia gli ortodossi rumeni e tende la mano al Patriarcato Russo

Nella “comune preghiera” del Padre Nostro “è racchiusa la nostra identità di figli e, oggi in modo particolare, di fratelli che pregano l’uno accanto all’altro”. o ha detto Papa Francesco salutando il “caro fratello” Daniel e i fedeli ortodossi, nella cattedrale ortodossa della Salvezza del Popolo di Bucarest, definita un “tempio santo che ci raccoglie in unità”. Un abbraccio molto importante perchè il patriarcato rumeno è molto vicino a Mosca e la Santa Sede desidera contribuire ad appianare le attuali tensioni tra Kirill e Bartolomeo il patriarca di Costantinopoli.

“La propria chiamata non è completa senza quella del fratello”, ha detto il Papa riferendosi allo speciale legame tra Pietro e Andrea e alle due chiese che rappresentano: “Oggi vogliamo elevare insieme, gli uni accanto agli altri, “gettare insieme”, dal cuore del Paese, la comune preghiera del Padre Nostro”, ha annunciato Francesco a proposito di ciò che sarebbe avvenuto subito dopo. “Ogni volta che diciamo ‘Padre nostro’ ribadiamo che la parola Padre non può stare senza dire nostro”, ha spiegato il Santo Padre cominciando un’intensa meditazione sulla preghiera per eccellenza dei cristiani, già oggetto di un recente ciclo di catechesi del mercoledì.

“Aiutaci a vincere la tentazione di sentirci figli maggiori, che a forza di stare al centro dimenticano il dono dell’altro”, l’invocazione del Papa, che ha stigmatizzato le “dinamiche orientate dalle logiche del denaro, degli interessi, del potere”, del “consumismo sempre più sfrenato, che ammalia con bagliori luccicanti ma evanescenti”. Di qui l’invito a “rinunciare alle comode sicurezze del potere, alle ingannevoli seduzioni della mondanità, alla vuota presunzione di crederci autosufficienti, all’ipocrisia di curare le apparenze”. Oltre al pane quotidiano, Francesco ha chiesto anche “il pane della memoria, la grazia di rinsaldare le radici comuni della nostra identità cristiana, radici indispensabili in un tempo in cui l’umanità, e le giovani generazioni in particolare, rischiano di sentirsi sradicate in mezzo a tante situazioni liquide, incapaci di fondare l’esistenza”.

Successivamente nella messa per i cattolici di Bucarest, il Papa ha proposto come centro della riflessione la visita di Maria a Elisabetta. “La giovane va incontro all’anziana cercando le radici e l’anziana rinasce e profetizza sulla giovane donandole futuro. Così, giovani e anziani si incontrano, si abbracciano e sono capaci di risvegliare ognuno il meglio dell’altro”, ha detto Francesco tornando su un tema a lui caro, quello del rapporto tra le generazioni: “È il miracolo suscitato dalla cultura dell’incontro, dove nessuno è scartato né etichettato, al contrario, dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore. Non hanno paura di camminare insieme e, quando questo succede, Dio arriva e compie prodigi nel suo popolo. Perché è lo Spirito Santo Colui che ci incoraggia a uscire da noi stessi, dalle nostre chiusure e dai nostri particolarismi, per insegnarci a guardare oltre le apparenze e regalarci la possibilità di dire bene degli altri – ‘benedirli’ – specialmente di tanti nostri fratelli che sono rimasti esposti alle intemperie, privati forse non solo di un tetto o di un po’ di pane, ma dell’amicizia e del calore di una comunità che li abbracci, che li protegga e che li accolga”. È la “cultura dell’incontro”, ha ribadito il Papa, “che spinge noi cristiani a sperimentare il miracolo della maternità della Chiesa che cerca, difende e unisce i suoi figli. Nella Chiesa, quando riti diversi si incontrano, quando a venire prima non sono le proprie appartenenze, il proprio gruppo o la propria etnia, ma il popolo che insieme sa lodare Dio, allora avvengono grandi cose. Diciamolo con forza: beato chi crede e ha il coraggio di creare incontro e comunione”.

Nel suo saluto al Papa, Sua Beatitudine Daniel ha ricordato ancora una volta la presenza di Giovanni Paolo II, 20 anni fa, che definì la Romania “Giardino della Madre di Dio”. “Nel 1999 e nel 2002, Sua Santità Papa Giovanni Paolo II ha offerto un aiuto finanziario a Sua Beatitudine il Patriarca Teoctist per costruire questa Cattedrale, per un valore di 200.000 dollari”, ha ricordato Daniel: “Nel 2017 questo sostegno finanziario è stato integrato simbolicamente dal Patriarcato romeno come parte del costo totale di 500.000 euro, per l’acquisto di campane della Cattedrale Nazionale, da una società cattolica Grassmayr di Innsbruck, in Austria, giacché, nelle tradizioni ortodosse e cattoliche, le campane hanno un valore simbolico molto profondo: sono la voce di Dio, che chiama le persone alla preghiera e alla cooperazione fraterna”. “Siamo grati per questo aiuto finanziario simbolico e vi ringraziamo anche per il sostegno che costantemente offrite ai fedeli ortodossi romeni in Italia e in altri Paesi in cui la Chiesa Romano-Cattolica ha messo a disposizione delle comunità romene ortodosse 426 luoghi di culto, 306 in Italia e 120 in altri paesi dell’Europa Occidentale”, l’omaggio del patriarca: “Per questo motivo, abbiamo accettato la proposta del partito cattolico di offrire a vostra Santità e ai credenti cattolici presenti in questa Cattedrale la possibilità di recitare il Padre Nostro in latino e di cantare alcuni canti Pasquali cattolici. Questo gesto è un atto di gratitudine per gli spazi liturgici offerti dalle comunità cattoliche alle parrocchie ortodosse romene nell’Europa Occidentale. E, dopo la fine dei canti cattolici pasquali, sarà pronunciata in romeno la preghiera del Padre Nostro e verranno intonati i canti Pasquali ortodossi”.