Richiesti quasi 40 milioni

L’Ue multa Guess per il geoblocking

Imponeva restrizioni alla pubblicità online e alla vendita transfrontaliera in altri Stati membri attraverso il geoblocking (una tecnologia che limita l’accesso a contenuti Internet, sulla base della collocazione geografica dell’utente). Così Guess è stata multata dall’Antitrust europea. La sanzione ammonta a 39,8 milioni di euro.

L’indagine per capire meglio se il marchio americano imponesse pratiche sleali era scattata nel 2017. Dall'inchiesta su filoni come la pubblicità online, i limiti territoriali di vendita e i prezzi al dettaglio imposti è emerso che, grazie agli accordi presi con i distributori, i prezzi retail dei prodotti Guess in Europa centrale e orientale (Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia) erano più alti (del 5-10% in media) che in Europa occidentale.

«Vietando ai retailer di fare pubblicità e vendite cross-border, gli accordi distributivi di Guess tentavano di impedire ai consumatori dell'Ue di acquistare in altri Stati membri - ha spiegato Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza -. Questo ha portato l’azienda a mantenere artificialmente altri i prezzi al dettaglio, in particolare in Centro ed Est Europa».

L'ammenda, come si legge in un comunicato della Commissione europea, è stata ridotta del 50%, dal momento che Guess ha collaborato con la Commissione stessa.

A fine novembre, con la pubblicazione dei risultati trimestrali, Guess aveva già messo in conto un’uscita straordinaria (oltre 42 milioni di dollari), presumendo di essere multata dall’Ue, con cui stava trattando.

e.f.
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