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Dior: il puro chic spazza via la rivoluzione

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Maria Grazia Chiuri artefice di una "rivoluzione nella rivoluzione", sussurrata e senza proclami: in nome del ritorno alla sartorialità, il direttore creativo della maison Dior porta in passerella una couture all'insegna di un'impeccabile eleganza.

Ieri, 2 luglio, la stilista ha spiazzato chi si aspettava un nuovo capitolo degli show all'insegna della protesta e del femminismo, cui Chiuri ci aveva abituati.

In un cubo candido allestito dietro il Musée Rodin, tappezzato di eterei manichini vestiti di bianco, hanno sfilato abiti color cipria scivolati sul corpo, di lunghezza tassativamente sotto il ginocchio, coat neri con maniche ad ali di pipistrello, completi alla garçonne con ampi revers e giacca chiusa lateralmente da un fiocco, eterei e virtuosistici giochi di grandi e piccole plissettature, pudiche trasparenze.

Un'immagine pulita e scevra da sovrastrutture, per una donna che non urla ma sussurra, impeccabile nella sua raffinatezza e desiderosa di perfezione. Non si mette in mostra ma fa parlare modelli confezionati dalle sapienti petites mains della maison, fatti di dettagli e tessuti preziosissimi, a partire dal velour "sabre",  per approdare all'organza intessuta di fili d'oro.

a.b.
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