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Da: Gruppo Lega Nord Emilia e Romagna

CONTRO IL GOVERNO”
“Il Pd ci riprova: esattamente come ha fatto con il bando periferie sbandiera ai quattro venti la questione dei fondi al Meis, sapendo benissimo che si tratta di una strumentalizzazione politica. La sinistra, invece di tentare di risolvere i problemi, li cavalca per creare inutili allarmismi, con cui fare una becera propaganda contro il governo, che come è successo con il bando periferie si ritorcerà loro contro. Se davvero ci tenevano a quel progetto, anche a livello regionale, sarebbe stato compito degli amministratori locali verificarne l’andamento, passo per passo, per non scoprire poi dei ritardi che lo stesso aveva subito. In ogni caso il ministro ha già chiarito la volontà politica di procedere al completamento del Meis e se ci sono stati errori formali da parte della direzione regionale del Mibac vorrà dire che verranno risolte”.
Così Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione, interviene sul question time presentato questa mattina durante l’assemblea legislativa dalla consigliera Marcella Zappaterra a cui ha risposto l’assessore Massimo Mezzetti.
“La questione del Meis invece di essere affrontata, viene strumentalizzata dal Pd che, come suo solito, sembra non aspettare altro che si presenti un problema per tentare di denigrare l’operato del governo”, spiega Fabbri “mentre noi siamo abituati ad agire nel concreto per il bene della città”. A Fabbri sembra “sbagliata la strumentalizzazione politica di una questione tecnica che, come ha già spiegato il ministro, verrà risolta, anche da parte dei colleghi in Regione e dell’assessore alla Cultura Mezzetti, che, oggi in assemblea, ha voluto farne uno strumento di propaganda politica”. Proprio a Mezzetti ricordiamo che “è compito di un buon amministratore vigilare con attenzione sui progetti importanti giorno per giorno e verificare che sugli stessi non ci siano ritardi o ostacoli. Se la Regione e il Comune non l’hanno fatto non cerchino ora, quantomeno, di utilizzare l’accaduto per mettere altri in cattiva luce”, soprattutto “dopo la magra figura fatta con i fondi dedicati alle periferie per i quali il Pd aveva strillato per settimane contro il governo e che poi sono arrivati”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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