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La campagna elettorale è sempre più avvelenata da contrasti e odio politico. Interveniamo prima che sia troppo tardi

Dopo settimane di polemiche strumentali e dannose, che rischiano di avvelenare ancor più una campagna elettorale già abbastanza accesa di suo, voglio rinnovare qualche riflessione su alcuni episodi recenti. In particolare noto i consueti due pesi e due misure che la politica e la grande stampa esibiscono rispetto ad alcuni episodi, anche gravi, valutati secondo i dettami del politically correct.

Partiamo dai fatti di Macerata, non dall’uccisione di Pamela, per la quale c’è stata esecrazione unanime, sia a destra che a sinistra (da questo lato un po’ meno in verità), anche se una parte ben definita della stampa e della politica non ha certamente calcato la mano sulle responsabilità di una organizzazione di spacciatori nigeriani, che sembrerebbe, allo stato, aver organizzato e realizzato il delitto e lo strazio del corpo della giovane. La procura sta andando avanti, cercando giustamente le prove, il giudice istruttore è stato molto più cauto annacquando le accuse contro il nigeriano che fin dall’inizio era stato individuato come quello che aveva portato nel luogo dove sono stati rinvenuti, i trolley contenenti i poveri resti della giovane.

Molti partiti a associazioni hanno organizzato una manifestazione di protesta non contro l’omicidio di Pamela, ma contro il successivo raid, definito razzista, di un soggetto che ha sparato a gruppi di migranti, con l’intento di vendicare lo scempio della giovane. Nessuno è rimasto ucciso, ma il can can della sinistra è stato eccezionale (si è sfilato il Pd), tanto che il divieto a manifestare disposto in un primo momento è stato revocato. Chi ci ha rimesso le penne è stato il forse incolpevole Questore di Macerata, rimosso dopo soli 3 mesi.

Ma intanto era partita la campagna ben orchestrata tesa a protestare contro il razzismo e il fascismo risorgente. Mentre la manifestazione di Macerata si è svolta senza incidenti, altre due tenute a Torino e a Piacenza, hanno scatenato la consueta caccia al poliziotto o al carabiniere da parte di prodi esponenti dell’antagonismo militante, ai quali è permesso di compiere ogni tipo di atto illecito, sotto l’ala protettrice della sinistra.
Questa volta, almeno a Piacenza, si è passato il segno, e l’aggressione violenta a un carabiniere, ferito gravemente, da parte di centri sociali e antagonisti, ha provocato la reazione indignata del centrodestra, di alcuni membri del Governo, in primis il premier Gentiloni e il ministro dell’interno Minniti. Il quale, sicuramente inascoltato, invoca la galera per gli autori del pestaggio, ben sapendo che la magistratura sembra invece da sempre avere un occhio di riguardo verso questi ragazzi sinistrorsi che sbagliano. Nonostante l’auspicio del ministro infatti sia a Torino che a Piacenza nessuno è ancora sotto inchiesta né è stato individuato con certezza.

Negli stessi giorni sono accadute altre vicende esemplari di come stampa e politica interpretino i fatti a secondo di chi ne sia l’autore o il soggetto colpito.

Tutti si sono schierati giustamente a difesa della Presidenta della camera Laura Boldrini quando alcuni irresponsabili hanno pubblicato sui social alcune immagini disgustose, che riguardavano proprio la Boldrini. Ma pochi sono insorti quando un gruppo di antagonisti livornesi hanno accerchiato Giorgia Meloni, che doveva tenere un comizio in città, hanno a preso a calci l’auto, sputato contro la parlamentare, costretta a fuggire e a rinunciare a parlare in campagna elettorale. Bell’esempio di democrazia da parte dei compagni livornesi.
In tale occasione  sia la Boldrini che il ministro Minniti hanno difeso la libertà di espressione della leader di Fdi, condannando l’accaduto. Anche in questo caso sono in corso indagini, chissà se approderanno a qualche risultato e se la solerte magistratura interverrà in modo deciso per stroncare queste manifestazioni di protesta violenta e antidemocratica.

Mi fermo qui. Mi sembra di aver fornito un quadro abbastanza esauriente degli ultimi avvenimenti, dai quali tutti, ma soprattutto certi politici, debbono trarre insegnamento per riflettere sul comportamento più giusto da adottare per impedire pericolose derive antidemocratiche, che prendono spunto invece proprio da una pretesa difesa della democrazia.

Boldrini, elezioni, Meloni, Minniti, polemiche, politiche

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