Storia

Rasputin: il monaco semianalfabeta che divenne il profeta dello zar

Rasputin: l'enigmatica figura del monaco-contadino che fece proseliti alla corte dello zar Nicola II. Tra profezie, miracoli e scandali sessuali.

Un veggente ispirato da Dio. Un erotomane. Un santone carismatico. Un pazzo. Tanti volti, la stessa persona: Grigorij Efimovic Rasputin, il contadino semianalfabeta passato alla Storia come il padrone dei destini dell'impero russo di Nicola II all'alba della rivoluzione del 1917. Questo, almeno, il suo mito. Ma chi era veramente? Uno sguardo sul personaggio storico nell'articolo "L'anima nera degli zar" di Aldo Carioli, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Alla corte di Nicola II. Come entrò nelle stanze del potere e quanto contribuì davvero alla fine dei Romanov? «Distinguere fra storia e leggenda nella vicenda di Rasputin è difficile», dice Fausto Malcovati, docente di Lingua e letteratura russa all'Università di Milano. «I filomonarchici e la storiografia sovietica lo hanno sempre descritto, per motivi di parte, solo come un mostro di perversione». Proprio come appare nella maggior parte dei film a lui dedicati. «Ma la sua figura storica va ridimensionata tenendo conto di tre fattori: il fatto che fosse considerato un veggente (personaggio non insolito nella società russa del tempo), la debolezza di Nicola II e la situazione dell'impero, il cui destino era ormai segnato».

Sulla scena del delitto. I misteri di Rasputin cominciano con la sua fine. Il suo cadavere affiorò dalle acque gelate della Neva, a Pietrogrado (la capitale San Pietroburgo era stata ribattezzata così da un paio d'anni) il 19 dicembre 1916 del calendario ortodosso. L'autopsia chiarì che era stato gettato nel fiume ancora vivo, benché colpito al petto dai proiettili degli attentatori. Di quell'assassinio esistono almeno tre versioni. Con un particolare in comune: nessuna certezza.

Versione numero uno. Rasputin è stato avvelenato durante una cena nel palazzo di Feliks Jusupov, parente dello zar ("pasticcini rosa e marroni, in tinta con le pareti", si legge nelle memorie di uno dei presenti). Ma non muore. Allora gli sparano. Anche se ferito tenta la fuga, viene raggiunto, finito a bastonate e gettato nel vicino canale. Gli esecutori? Alcuni nobili raccolti intorno a Jusupov, convinti che Rasputin fosse un demonio da abbattere per salvare la tricentenaria dinastia dei Romanov. Jusupov, con gli altri congiurati, fu condannato all'esilio da un'inchiesta chiusa a tempo di record, ma poi fuggì all'estero.

Seconda versione. Assassinato da un Romanov. È la tesi del drammaturgo e storico russo Edvard Radzinskij, che nel libro Rasputin (Mondadori) mette a confronto le memorie dei protagonisti, i rapporti degli agenti dell'Okhrana (la polizia segreta degli zar, che teneva sotto controllo Rasputin) e un misterioso dossier, scomparso con la rivoluzione bolscevica del 1917 e riapparso solo nel 1995, dopo il crollo dell'Urss; si tratta di una cinquantina di deposizioni (di varia attendibilità) raccolte da una commissione d'inchiesta istituita nel marzo del 1917, subito dopo la caduta degli zar, per far luce sulle attività delle "forze oscure", alias Rasputin e la sua cerchia.

Nella ricostruzione di Radzinskij, Rasputin, invitato a cena da Jusupov, fiuta l'agguato, non mangia i pasticcini (pare detestasse i dolci) e viene allora preso a pistolettate dal granduca Dmitrij Pavlovic Romanov, cugino di Nicola II.

In effetti l'autopsia del 20 dicembre 1916 (l'unica mai effettuata, visto che il cadavere durante la rivoluzione fu disseppellito e bruciato) non rivelò tracce di intossicazione. «Tutte le notizie sul veleno che non aveva avuto effetto furono inventate in seguito per sostenere la tesi "demoniaca" avanzata da Jusupov», sostiene Radzinskij.

Versione numero tre. Rasputin liquidato dai servizi segreti britannici, con la copertura di Jusupov. È la ricostruzione di Richard Cullen, ex agente di Scotland Yard che ha indagato su quel delitto nel 2004. Le prove? Testimonianze dei discendenti degli 007 coinvolti e documenti riservati inglesi. Il movente? I britannici temevano che Rasputin riuscisse a convincere lo zar a ritirare le truppe russe dalla Prima guerra mondiale, permettendo ai tedeschi di concentrare i loro sforzi contro gli anglofrancesi. A tanto sarebbe arrivato il potere di quel monaco chiacchierato!

Pellegrino. Nato in un villaggio della Siberia nel 1869, figlio di un contadino, sposato e con tre figli, fu – secondo i suoi stessi racconti – folgorato da Dio poco prima dei vent'anni. Cominciò una vita da pellegrino, diventando seguace degli starzy (i "vecchi saggi" dei monasteri ortodossi). Diceva di avere visioni e, per sembrare più autorevole, si aumentò sempre l'età. Forse entrò anche in contatto con la setta dei flagellanti, osteggiata dalla Chiesa ortodossa, che praticava riti orgiastici con l'intento di esorcizzare le tentazioni della carne.

Superpoteri. Imponente, con una forza quasi sovrumana e dallo sguardo magnetico, spesso circondato da donne, si fece subito una fama di grande amatore. Ma di lui si cominciò a raccontare anche che avesse poteri straordinari: prevedeva il futuro e guariva i malati. Preceduto da queste voci, nel 1903 Rasputin giunse nella capitale. «Quando entrò in scena, la società russa era da tempo in profonda crisi», spiega Fausto Malcovati. «Crisi aggravata nel 1904 dalla sconfitta contro il Giappone». In quell'occasione si disse che Rasputin avesse predetto la disfatta nella battaglia di Tsushima ("Colerà a picco" avrebbe commentato mentre la flotta russa salpava).

L'ottusità dello zar. Poi venne la "domenica di sangue" (22 gennaio 1905): una pacifica folla di operai, giunta di fronte al Palazzo d'inverno con una supplica per lo zar, fu presa a fucilate dalle guardie imperiali.

Morirono oltre mille persone. «La borghesia da una parte e la massa di contadini e proletari dall'altra erano esasperati», continua Malcovati. «Ma Nicola II era troppo inetto per capirlo e continuava a esercitare – come dimostra il fallimento della Duma (il parlamento istituito nel 1905) – una forma di potere assoluto, inadatto alla situazione».

Guaritore. Per di più, la coppia imperiale aveva altro per la testa. Aleksej, ultimogenito e unico figlio maschio di Nicola e della zarina Aleksandra (e quindi erede al trono), soffriva di emofilia: periodicamente, gravi emorragie ne minacciavano la vita. Con l'intercessione di alcune dame di corte, alla fine del 1905 fu organizzato un primo incontro fra i sovrani e il contadino-guaritore. Il bambino, che aveva poco più di un anno, migliorò subito. Da allora, tutte le volte che lo zarevic stava male, una preghiera di Rasputin ne alleviava le sofferenze.

Tanto bastò. La zarina si convinse che quello era un uomo di Dio e Rasputin, nelle sue lettere, divenne "il Nostro Amico". Ben presto il veggente fu consultato anche per gli affari di Stato, e di pari passo si moltiplicarono i suoi nemici. Tra questi c'era il potentissimo primo ministro (e ministro dell'Interno) Stolypin. "Stolypin pretendeva che Rasputin venisse allontanato", dichiarerà nel 1917 un testimone alla commissione d'inchiesta. "Riferì che Rasputin frequentava le saune con le donne [...]. Al che il sovrano rispose "Lo so, anche lì predica le Scritture". [...] Ordinò a Stolypin di andarsene e gettò il rapporto nel caminetto. Ecco perché un mese prima della morte di Stolypin sapevo che il suo destino era segnato". Il monaco aveva infatti quasi ottenuto la rimozione del suo nemico, quando il primo ministro fu ucciso in un attentato a Kiev, dove si trovava anche Rasputin. In molti, pur senza alcun indizio, fecero due più due.

Persuasivo. Poco dopo, il contadino ottenne il siluramento anche del nuovo ministro dell'Interno. Ecco il suo metodo di convincimento, in un'altra deposizione del dossier: "Aveva un sistema di un'efficacia quasi prodigiosa sui caratteri deboli e arroganti, come quello del sovrano: mentre parlava di argomenti privi di importanza lasciava cadere di sfuggita una frase o un epiteto incisivo per definire la persona che odiava". Prima convinceva Aleksandra, che non voleva a nessun costo perdere il sostegno del salvatore di suo figlio. «Una volta intuita la volontà della zarina, trovava il modo di esprimerla come se fosse una sua profezia», racconta Edvard Radzinskij.

Intelligenza politica. E all'occorrenza spaventava lo zar con previsioni apocalittiche, costringendolo a cedere. «Il fatto che facesse rimuovere ministri non dimostra però che abbia influito sui destini della Russia», precisa Malcovati. Il siberiano semianalfabeta rivelò comunque una inaspettata intelligenza politica.

Personaggio controverso. «Rasputin era una novità assoluta per la corte. Era un uomo del popolo, un elemento sempre ignorato da Nicola II. E divenne l'unico interlocutore "proletario" dello zar».L'aristocrazia lo detestava proprio per questo. Da qui le violente campagne di stampa contro di lui, il processo con l'accusa di appartenere ai flagellanti (l'assoluzione gli fu assicurata da Nicola) e gli attentati alla sua vita.

Scandalo a corte. Certo Rasputin ci aveva messo del suo per rendersi sospetto. Dai rapporti dell'Okhrana risulta che invitava a casa prostitute (da questa abitudine e dalla fitta cerchia di ammiratrici nacque la diceria sulla sua esuberanza erotica) e che organizzava festini a base di alcol e sesso. Cominciò anche a vendere raccomandazioni, facendo arricchire "segretari" e "segretarie" di cui si circondava. Non fu tuttavia la sua condotta a costargli la vita. I consigli di Rasputin alla coppia imperiale andavano nella direzione opposta a quella voluta dai notabili e da molti politici russi. Già nel 1912 il monaco ottenne dallo zar di non entrare nel conflitto dei Balcani.

Pacifista. E nel 1915, a Prima guerra mondiale ormai scoppiata, la zarina scrisse a Nicola: "Il Nostro Amico ha detto che i Balcani non sono preziosi al punto da far combattere tutto il mondo per causa loro". Ma quella volta lo zar non gli diede ascolto. «Sarà proprio la guerra che Rasputin condannava a scatenare la rivoluzione del 1917, provocando la fine della Russia imperiale», conclude Malcovati. Se Jusupov e gli altri nobili russi avessero davvero voluto salvare la dinastia dei Romanov, avrebbero forse dovuto dar retta a quel rozzo contadino.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

29 dicembre 2023 Focus.it
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