Salute

Il ritorno di Ebola in Africa

Un nuovo focolaio epidemico è scoppiato nella Repubblica Democratica del Congo: i primi casi in una zona rurale, ma il contagio si è già pericolosamente esteso a una città popolosa.

A due anni di distanza dalla conclusione ufficiale dell’epidemia che ha spaventato il mondo, con 28mila casi e 11mila morti, si torna a parlare di Ebola. Un nuovo focolaio epidemico è stato segnalato nella Repubblica Democratica del Congo, ma mentre i pochi casi riportati finora erano concentrati nella zona di Bikoro, una zona isolata e difficile da raggiungere, ora i primi casi sono stati registrati a Mbandaka, una città con oltre un milione di abitanti, sulle rive del fiume Congo.

La comparsa del virus in una città popolosa, in cui il fiume è usato per gli spostamenti fino alla capitale Kinshasa, a sua volta abitata da dieci milioni di persone, si teme possa rappresentare l'opportunità per una crescita esplosiva dei contagi.

Dalla campagna alla città. L’inizio ufficiale di questo nuova epidemia è stata dichiarata l’8 maggio. Secondo gli ultimi dati dell’OMS, al 15 maggio, i casi sono finora 44: tre confermati, 20 probabili e 21 sospetti. Le morti sono già state 23. Si pensa che il virus sia stato portato nella zona di Mbandaka da una pesona che ha partecipato al funerale di una vittima di Ebola a Bikoro, e poi si è spostato in città.

È la nona volta che Ebola colpisce nella Repubblica democratica del Congo. I primi casi noti della terribile malattia infettiva si sono verificati proprio in questo paese, che ancora si chiamava Zaire, nel 1976. Come nei casi precedenti, gli esperti ritengono che all’origine di queste epidemie ci siano le interazioni fra persone e pipistrelli, animali noti per essere serbatoi del virus. Nelle zone rurali, capita che le persone vengano a contatto con pipistrelli infetti, per esempio mangiando frutta su cui è rimasta saliva o guano degli animali.

Nuove armi contro l'epidemia. Gli sforzi attuali delle autorità sanitarie sono prima di tutto per cercare di circoscrivere l’epidemia: finora sono stati individuati 432 cosiddetti “contatti”, persone a rischio di avere contratto il virus, e tenuti sotto osservazione. Rispetto alla grande epidemia del 2014-16, stavolta c’è uno strumento in più: i vaccini. Nessun vaccino è stato ancora ufficialmente approvato, ma un prodotto sperimentale è già stato testato su oltre 16mila persone, ed è stato giudicato efficace contro l’infezione da Ebola.

L’OMS ne ha alcune scorte, e oltre 4mila dosi sono già state consegnate nella Repubblica democratica del Congo, con l’intenzione di somministrarle innanzitutto agli operatori sanitari e alle persone che si ritiene siano entrate in stretto contatto con i malati. La gestione di una eventuale campagna di vaccinazione non sarà semplice, dal momento che il prodotto deve essere conservato a temperature tra i -60 e i -80° C.

Rispetto alla precedente epidemia di Ebola, però, le prospettive sembrano migliori.

23 maggio 2018 Chiara Palmerini
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