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FocusJunior.itScuolaStoriaPersonaggi storiciNelson Mandela: la forza della libertà che sconfisse il razzismo

Nelson Mandela: la forza della libertà che sconfisse il razzismo

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Il 18 luglio si celebra il Nelson Mandela International Day, l'anniversario istituito dall'ONU nel 2009 per celebrare uno degli uomini di pace più importanti del Novecento.

Il 18 luglio del 1918 nasceva Nelson Rolihlahla Mandela, l'attivista e politico sudafricano lottò una vita intera contro la violenza e la segregazione razziale. Al suo impegno politico si deve la fine dell'Apartheid e la nascita del nuovo Sudafrica "arcobaleno", dove bianchi e neri possono godere degli stessi diritti.

Ma chi è stato Nelson Mandela? Scopriamolo nel giorno scelto nel 2009 dalle Nazioni Unite per celebrare la vita di questo straordinario personaggio.

Una vita strordinaria

Nelson Mandela nacque il 18 luglio 1918 a Mvezo, nel Sud-Est del Sudafrica. Il padre di Nelson era un capotribù Thembu, ma morì quando il giovane Mandela aveva solo 9 anni.

Studente brillante, Nelson studiò legge presso la Fort Hare University, distinguendosi per i voti eccellenti e per i primi accenni di attivismo politico. In questi anni infatti, Mandela cominciò a formare la propria visione della vita e della società, ponendo come massimi principi due concetti che contraddistingueranno la sua esistenza: uguaglianza e libertà.

E fu proprio il suo amore per la libertà che a 23 anni lo spinse a rompere con le tradizioni famigliari, rifiutando di sposare la donna che gli era stata imposta come moglie, lasciando l'università e andando a vivere a Johannesburg insieme al cugino.

Qui riprese gli studi e nel 1942 divenne avvocato rinunciando definitivamente all'eredità di capotribù. In questo periodo si intensificò anche l'attività politica, entrando a far parte dell'ANC (African National Congress), un'organizzazione pacifica che chiedeva uguaglianza e maggiori diritti per i neri.

Il Sudafrica era infatti un paese dal recentissimo passato coloniale e nonostante la maggioranza della popolazione fosse di colore, la comunità bianca occupava tutti i ruoli importanti in qualsiasi settore, sia pubblico che privato, e i neri non potevano nemmeno sedersi sull'autobus di fianco ad un individuo dell'altra razza: era l'Apartheid, la segregazione razziale che impediva ai neri di avere gli stessi diritti degli Afrikaner (i cittadini d'origine europea).

Per contrastare le ingiuste leggi dell'Apartheid, Mandela aprì anche uno studio legale per dar manforte agli oppressi e in pochi anni divenne uno dei leader di spicco del movimento per i diritti dei sudafricani di colore.

Tale attivismo naturalmente attirò le attenzioni delle autorità, le quali iniziarono a controllarlo e a rendergli sempre più difficile qualunque spostamento.

La svolta armata della lotta e il carcere

All'inizio degli anni '60, dopo un decennio passato dentro e fuori della galera, Mandela fu tra i fondatori dell’Umkonto we Siswe (“lancia della nazione”), un'organizzazione clandestina che abbandonò la via pacifica per combattere con armi e guerriglia la crescente oppressione bianca.

Con il montare delle proteste però, si fece ancora più serrato il rigore della polizia, macchiatasi in più occasioni di grandi violenze contro le folle di manifestanti. Nel 1962 così Mandela fu costretto a rifugiarsi in Algeria, ma l'anno dopo, poco essere tornato in patria, venne catturato dagli agenti governativi, processato per alto tradimento e condannato all'ergastolo.

Dopo la sentenza, Mandela fu rinchiuso nel terribile carcere di Robben Island, dove rimase prigioniero per ben 19 anni di lavori forzati.

Nonostante la fatica data dallo spaccare pietre tutto il giorno, Mandel continuò anche dalla sua minuscola cella a rimanere un punto di riferimento per i neri del Sudafrica, che ormai seguitavano a chiamarlo con il titolo onorifico del suo clan d'origine, "Madiba".

Il cambiamento di Mandela

Mentre Mandela era in carcere, le cose stavano prendendo una piega diversa. Il Sudafrica ormai era condannato da gran parte della comunità internazionale - che tra l'altro chiedeva anche la liberazione dello stesso Mandela - per il trattamento riservato ai suoi stessi cittadini e lentamente le voci che invocavano l'uguaglianza tra bianchi e neri si fecero sempre più forti.

Nel 1989 fu permesso agli studenti neri di frequentare le stesse università degli Afrikaner e l'anno dopo, nel 1990, il presidente de Klerk ordinò finalmente la scarcerazione per Nelson Mandela: dopo 27 anni di reclusione (dopo Robben Island era stato trasferito in diverse prigioni del Paese), Madiba poteva tornare a parlare tra la sua gente.

Il giorno stesso del suo rilascio infatti, pronunciò un memorabile discorso dalla City Hall di Città del Capo, dimostrando al mondo quanto possa essere grande la volontà di un uomo!

Tornato presidente dell'ANC, Mandela proseguì il suo impegno politico e nel 1993 gli fu conferito il Nobel per la Pace.

Mandela: una vita per la pace

Onori e apprezzamento internazionale però non placarono la sete di libertà di Madiba, il quale proseguì il impegno politico,e nel 1994 ottenne il suffragio universale che, per la prima volta, permise ai neri di andare a votare. Inutile dirlo, la scelta ricadde su Nelson Mandela, che divenne il Presidente del nuovo Sudafrica, il Sudafrica "arcobaleno", dove i diversi colori della pelle non avevano più importanza!

Durante i suoi anni di presidenza, Mandela fece sì istituire una commissione per denunciare i responsabili dei crimini dell'Apartheid, ma rinunciò totalmente a qualsiasi tipo di vendetta sui bianchi, promuovendo anzi l'integrazione e la collaborazione tra quelli che alla fine erano i cittadini delle medesima nazione.

Nel 1996, dopo l'approvazione della nuova Costituzione, Mandela si ritirò dalla presidenza dell'ANC e, ormai ultra-ottantenne, rinunciò a candidarsi per un secondo mandato. La sua attività però proseguì anche dopo la "pensione", tenendo incontri, discorsi e conferenze in tutto il mondo, divenendo il volto non solo del nuovo Sudafrica, ma dell'idea stessa di libertà e uguaglianza contro qualsiasi discriminazione.

Nelson Mandel terminò i suoi giorni il 5 dicembre 2013, lasciando un mondo migliore di come lo aveva trovato.

 

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