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F1 | Processo Mallya: nessun trasferimento di fondi alla Force India

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La difesa di Vijay Mallya al processo di estradizione in corso a Londra ha messo in dubbio l’imparzialità del sistema giudiziario indiano ed evidenziato attraverso una testimone chiave come non ci sia stato passaggio illecito di denaro verso la scuderia Force India.

Al tribunale di Westminster ieri era in programma il quarto giorno dell’udienza che vede sul banco degli imputato il boss della Force India, Vijay Mallya, accusato di frode e riciclaggio di denaro e per il quale l’India ha chiesto alla Gran Bretagna l’estradizione. Protagonista ancora la difesa del magnate, con l’avvocato Clare Montgomery che ha chiamato a deporre il dottor Martin Lau.

Mallya tribunale Londra

Lau, esperto di diritto dell’Asia Meridionale, ha espresso le sue opinioni sull’Ufficio Centrale di Investigazione e sulla Corte Suprema indiana: “Ho il massimo rispetto per la Corte Suprema – ha dichiarato – ma non è altresì irrispettoso indicare che alcuni dubbi sono stati espressi su motivazioni particolari nelle sentenze“. Citando uno studio di tre accademici di Singapore e Hong Kong, Lau ha sollevato degli interrogativi sulla neutralità dei giudici della Corte Suprema prossimi alla pensione.

Inoltre, l’uomo ha anche sostenuto che alcune delle accuse di riciclaggio di denaro mosse contro Mallya potrebbero cadere a causa di un’applicazione retrospettiva della legge, in quanto i presunti reati si sono verificati prima del 2013, quando l’atto in questione è stato modificato in India.

In precedenza aveva deposto Margaret Sweetney, direttore finanziario della Force India. La donna ha negato che i soldi avuti in prestito dalla compagnia Kingfisher Airlines siano stati presi dalla scuderia senza alcuna buona ragione e utilizzati per altri scopi da quelli indicati al momento della richiesta di prestito. “Assolutamente no” ha dichiarato la Sweetney, aggiungendo che tutti i pagamenti di cui era a conoscenza erano in relazione a un contratto di marketing tra la Kingfisher e la Force India e che questi soldi non rappresentavano una cifra eccessiva che potesse far intendere uno spostamento illecito di denaro.

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Nel frattempo, è emerso che Mallya si trova a dover fronteggiare un altro contenzioso presso la Queen’s Bench Division del tribunale commerciale dell’Alta Corte inglese, presentato da un consorzio di banche indiane che richiedono il congelamento dei suoi beni globali. La scorsa settimana l’uomo d’affari indiano aveva dichiarato che un consorzio di banche indiane aveva rifiutato una sua offerta all’inizio del 2016, con la quale avrebbe ripagato quasi l’80% del prestito a loro dovuto. Il consorzio ha ribattuto spiegando che la ragione per la quale tale offerta è stata respinta consiste nel fatto che le banche sapevano che Mallya disponeva dei mezzi per rimborsare l’intero importo dovuto.

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