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Il parere di Geoff Green, Capespan

Il mercato delle uve da tavola ha raggiunto il punto di saturazione?

La situazione sul mercato europeo delle uve da tavola controstagionali è piuttosto inusuale. Ciò, secondo l'analisi dell'esperto Geoff Green, responsabile per il settore uve del gruppo Capespan, trova origine in tutta una serie di concause.

In linea di massima, bisogna considerare il fatto che tanto le produzioni statunitensi, quanto quelle europee di uva da tavola sono cresciute, nel corso degli ultimi anni, sia in termini quantitativi, sia in quanto a calendario di offerta, comportando un restringimento di opportunità commerciali per le uve d'importazione (prevalentemente da Cile e Perù).

I due principali paesi esportatori (Cile e Perù) hanno incontrato non poche difficoltà e dovranno necessariamente guardare all'Asia (e in parte all'Europa) quale mercato alternativo; soprattutto in considerazione del fatto che la campagna dell'uva da tavola cilena è cominciata in anticipo (ma senza export di uve precoci in Europa) e anche l'offerta peruviana ha recuperato in termini di volume (secondo i dati, c'è il doppio di uva peruviana in Europa, quest'anno, che nel 2018).

Nel frattempo, anche il Brasile ha pienamente recuperato il proprio potenziale d'esportazione e può contare al momento su una valuta (il Real brasiliano) molto competitiva. Non bisogna dimenticare, infatti, l'impatto del rapporto di cambio valutario nel commercio di frutta fresca. Al momento, per esempio, la svalutazione della Sterlina rende il mercato britannico meno appetibile per gli esportatori di uva da tavola. 

Ma è l'Europa nel suo complesso a non essere poi così gettonata da parte degli esportatori; a parte il fatto che la stagione delle sue uve si sia allungata, l'Euro rimane più debole rispetto al Dollaro, cosa che induce i commercianti a preferire destinazioni più remunerative.

Nel frattempo, oltre alle uve cilene e peruviane, sono sul mercato anche quelle da Namibia e Sudafrica, che hanno cominciato le proprie stagioni in leggero ritardo e con volumi inferiori per alcune varietà. Nel complesso, tuttavia, l'offerta è abbondante, fin troppo per la capacità del mercato europeo di assorbirla.

Insomma, secondo l'esperto, la situazione rischia di essere prossima alla saturazione, sicché: "Tutti dovrebbero pensarci su due volte prima di agire nella direzione di un'ulteriore espansione delle coltivazioni. I produttori di tutto il mondo devono rendersi conto degli impatti che le rese delle nuove varietà avranno sui volumi, sulla domanda globale e sui prezzi di vendita".

Il mercato domestico rimane essenziale
Quanto visto non può che porre in evidenza l'importanza del mercato interno per i produttori e i commercianti di uva da tavola. Si prenda il caso dell'India: qui l'aumento delle produzioni può trovare giustificazione solo in quanto anche i consumi interni stanno crescendo. Stessa situazione si registra in Cina (che rappresenta il maggior produttore al mondo di uva da tavola) e in Turchia.

Quando il mercato delle esportazioni e anche quello dei consumi interni difettano, l'unica alternativa per i produttori e mettersi a fornire l'industria del trasformato. Ma è sempre una scelta di rimessa.

Secondo Geoff, quasi tutti i paesi produttori guardano alla Cina come unica speranza per ampliare le destinazioni dell'export. Tuttavia, nel frattempo, la stessa Cina sta diventando un paese esportatore (con volumi annui di 300mila tonnellate spedite all'estero).

Inoltre, la possibilità di incrementare i flussi verso l'Asia dipende pur sempre dall'esistenza di accordi fitosanitari e commerciali che consentano le esportazioni. Al momento, per esempio, Egitto, India e Sudafrica hanno accesso limitato ai mercati asiatici, mentre Cile, Perù e USA hanno siglato accordi di libero scambio. Qui il vero tallone d'Achille rimane il transit time (che è notevolmente lungo) verso le varie destinazioni.

In conclusione, l'esperto rileva che se il mercato è ricco di offerta per quanto riguarda le varietà medie o tardive di uva da tavola, il segmento delle precoci rimane ancora tutto da colmare. A tal proposito, appare interessante lo sviluppo di varietà in aree tropicali o subtropicali come in alcune regioni di India, Perù e Brasile.

Per maggiori info:
Capespan
Geoff Green
Email: Geoff.Green@capespan.co.uk
Web: www.capespan.co.uk 

Data di pubblicazione: