Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
L'opinione di Marco Eleuteri

Decreto flussi insufficiente a risolvere il problema della manodopera nelle aziende agricole italiane

E' stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo Decreto Flussi per l'anno 2019.

Il provvedimento - che regola l'arrivo di manodopera straniera in Italia - prevede la presentazione, da mercoledì 24 aprile fino al 31 dicembre 2019, di domande telematiche per l'ingresso di 18mila lavoratori stagionali extracomunitari attraverso il sistema attivo sul sito del Ministero dell'Interno.

Secondo l'organizzazione Coldiretti: "Soprattutto l'agricoltura è, insieme al turismo, il settore con maggiori opportunità occupazionali, in particolare nelle grandi campagne di raccolta delle principali produzioni made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti. In totale, fra stagionali e permanenti sono 345mila i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura, per un totale di giornate di occupazione pari a 29.437.000" (Fonte: Il Punto Coldiretti).

Ma un problema sussiste ed è quello dei Paesi individuati come quelli da cui arruolare lavoratori subordinati stagionali. Le provenienze sono: Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d'Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. 

"In questo elenco - nota l'imprenditore marchigiano Marco Eleuteri - manca ad esempio il Pakistan, paese dal quale di solito proviene il 95% della nostra forza lavoro stagionale. Con loro ci troviamo molto bene e una buona parte degli stagionali ha un rapporto con noi da almeno 5 anni.Non condivido pertanto la limitazione dei Paesi d'origine della potenziale manodopera".

Si noti, inoltre, la drastica diminuzione nel numero di lavoratori arruolabili: erano quasi centomila nel 2011 (98.080), e quasi 31mila per l'anno 2017 e per il 2018.

Carenza di manodopera: un ostacolo ai piani di sviluppo delle aziende
Il problema della manodopera in agricoltura è un cruccio comune a molti Paesi dell'UE. L'imprenditore Marco Eleuteri, titolare con la sorella Laura dell'omonima azienda familiare Eleuteri sita a Civitanova Marche (MC), è solo uno dei tantissimi casi.

In occasione della visita presso la sua azienda da parte del presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, i titolari dell'azienda hanno sottolineato proprio la difficoltà nel reperire lavoratori stagionali nel picco della raccolta, che va dal 15 maggio a fine agosto.

Un momento della visita di Luca Ceriscioli (al centro) all'azienda Eleuteri

"Ciò non costituisce solo un problema contingente - spiega Marco - ma anche prospettico e strategico. Stiamo infatti investendo per espandere la nostra produzione di pesche piatte nei prossimi anni. Se oggi necessitiamo di un centinaio di stagionali, nel giro di tre anni potremmo aver bisogno di un numero raddoppiato di lavoratori. Siamo molto preoccupati".

Un vero peccato, considerata anche la rilevanza delle produzioni agricole italiane d'eccellenza, che spesso fanno scuola anche nel resto del mondo. La stessa azienda Eleuteri ne è l'esempio (riconosciuto dal presidente Ceriscioli), visto che è stata considerata un esempio virtuoso da seguire perfino dall'assessorato all'agricoltura della Catalogna (maggiore regione di produzione del primo Paese al mondo per la coltivazione e commercializzazione di pesche piatte, la Spagna).