Queer Pride a New Delhi in onore della Corte Suprema

Una parata che ha visto migliaia di persone, soprattutto giovani.

india
2 min. di lettura

Il 25 novembre, New Delhi è scesa in piazza per festeggiare il primo pride dopo la depenalizzazione dell’omosessualità.

La parata era capitanata da uno striscione con su scritto “Queer Pride 2018“. Dietro, migliaia di persone vestite a feste, che ripetevano lo slogan “Zingabad Supreme Court”, che significa “Lunga vita alla Corte Suprema“. E’ il primo queer pride per l’India, che ha visto sfilare per la via della sua capitale una folla oceanica di persone. Finalmente libere di essere omosessuali senza rischiare di essere arrestate.

A differenze delle altre parate, il queer pride 2018 si è svolto in un clima tranquillo e sereno, controllato e accompagnato solo da pochi agenti della Polizia. A sfilare ragazzi omosessuali e ragazze lesbiche, oltre a persone transgender. In molti hanno voluto indossare dei vestiti con i colori dell’arcobaleno, altri invece si sono presentati in abiti da sposa o indossando delle mascherina glitterate.

Dedicato alla Corte Suprema

Sono state le associazioni LGBT+ indiane a proporre di dedicare il Queer Pride 2018 alla Corte Suprema, la quale a settembre di quest’anno ha depenalizzato l’omosessualità.  Dopo 157 anni, l’India ha così eliminato la sezione 377 del Codice Penale, che includeva l’omosessualità come “offese contro natura” e che prevedeva anche una pena detentiva di 10 anni.

La parata è stata però dedicata anche a tutti gli attivisti e agli avvocati che si sono battuti affinché la Corte arrivasse a questo verdetto. E’ una vittoria quindi per tutta la comunità LGBT+ indiana, come conferma anche Vivek Divan, avvocato a attivista omosessuale: “L’India ha appena festeggiato Diwali, che celebra l’uscita dall’ignoranza verso la luce. Per noi questi due mesi dopo la sentenza della Corte sono stati la stessa cosa. Molti sono usciti allo scoperto, hanno rivelato la loro vera identità in famiglia, sul lavoro, agli amici. Molti occhi si sono aperti“. Da punto di vista dell’opinione pubblica, questo era un passo dovuto. Difatti, un sondaggio del 2017 aveva rilevato che il 58% della popolazione pensa che le persone omosessuali, lesbiche o bisessuali dovrebbero avere gli stessi diritti degli etero.

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