Diego Passoni: “Vi racconto il mio passato in monastero”

"Sono mancino, omosessuale e ho fatto il ballerino, pur avendo i piedi piatti. Non mi sono mai sentito a mio agio. Mi è capitato spesso di sentirmi sbagliato.."

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Immaginate di fare una scelta di vita radicale, di abbandonare famiglia, amici e sicurezze per seguire una vocazione coraggiosa e controcorrente. Immaginate di capire improvvisamente di aver sbagliato tutto e immaginate di tornare a casa e di non sapere più qual è il vostro posto nel mondo. Diego Passoni, però, mai come oggi, quel posto nel mondo l’ha trovato ed è per questo che ha deciso di raccontare la sua (sorprendente) storia, nel libro ‘Ma è stupendo’. Un memoir di 217 pagine edito da Vallardi e già in testa alle classifiche dei libri più venduti. «Sono state le ragazze della casa editrice a convincermi. Io ero reticente: in fondo, se ci pensa, non sono né Totti, né Maria Monsé. Che interessa poteva esserci in un libro sulla mia storia? Poi abbiamo trovato il senso: una testimonianza personale. Molto sincera.»

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Michela Murgia, dopo aver letto il suo libro, ha scritto: “Se volete vivere felici, trovate qualcuno che vi guardi come Diego Passoni guarda il mondo.” Ci dica il segreto.

Mi creda: nessun segreto e nessuna ricetta di felicità! Direi, piuttosto, la consapevolezza che ogni cosa vissuta, anche la più dolorosa e apparentemente insensata, non solo ha trovato un senso, ma ha finito per fare di me quello che sono. Nel bene e nel male. Ma anche la certezza che quello che sono adesso non sarà necessariamente per sempre. ‘Adesso’ è il mio tempo per essere e fare molto altro. E, nel dubbio, vale sempre la pena farsi una risata.

Cosa ha imparato dal periodo passato in monastero?

Che nel silenzio con noi stessi abita la nostra coscienza: la parte più profonda e vera di noi. E lì sotto, ancora più giù, abita Dio.

Prima di partire alla ricerca della sua identità, aveva una fidanzata.

Di quegli anni ho ricordi vaghi, a tratti carichi di nostalgia, a tratti confusi, ma comunque piacevoli. L’amore, come tutto il resto, in adolescenza è una burrasca di controsensi e desideri contrastanti. Nutro affetto per chi, in quegli anni, ha fatto le prove generali delle relazioni d’amore e d’amicizia con me. Vorrò loro sempre bene, ma chissà dove sono. Spero siano felici!

Quella che allora era la sua lei, l’ha mai più incontrata?

No! Da allora sono tornato al mio vecchio quartiere solo per andare a trovare mamma.

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Per la sua famiglia è stato più difficile capire la sua vocazione o la sua natura sessuale?

Per loro ero già un figlio strano a due anni. Strano nel senso che non somigliavo a nessuno di loro per carattere, attitudine, inclinazioni, ma questo, del resto, è il miracolo della vita. Quando ho detto ai miei che sarei entrato in Convento, mia madre disse qualcosa come: “Vabbè, inizierò ad andare a messa, giusto per inserirmi nel contesto”. Quando sono tornato, dopo due anni, era capo catechista! Ha fatto più carriera di me. (ride, ndr)

La sua storia religiosa è mai stata un limite per gli altri?

Il limite peggiore nelle relazioni con gli altri non è mai stato il passato, ma il mio pessimo carattere! Qualcuno ha malignato alle mie spalle con frasi tipo: “È lui, quello con il delirio mistico”. Il cinismo a vanvera è un ghetto in cui si sono autoimprigionati molti omosessuali!

Altro cliché è pensare che chiunque decida di affidarsi a Dio, lo faccia per nascondere la sua vera natura.

Il rischio c’è, ma in generale rischiamo tutti di volere qualcosa solo per paura di qualcos’altro. A tutti i livelli. Altra cosa è la fede. L’incontro con l’Assoluto non segue nessuno schema. A chiunque è accaduto, almeno una volta, di sentire come se vibrasse il proprio spirito e nel libro non ho raccontato di come ho cercato e quanto a lungo. Dal mio approdo al Cristianesimo è succeduto un largo giro tra tradizioni e testi antichi, per poi tornare a quel Libro che, per me, racchiude qualcosa di molto vicino alla verità.

A proposito di verità, il mondo ecclesiastico viene sempre più accostato a libri di inchiesta come ‘Sex and the Vatican’ o a ‘Sodoma’.

Io, sin da ragazzino, sono stato invitato a metter piede in un Oratorio da un prete di strada. Ho incontrato donne e uomini innamorati del messaggio evangelico, più che delle tuniche e degli incensi. Persone integre e oneste. Non c’è contraddizione tra una chiamata alla vita religiosa e l’omosessualità. Ci sono dei veti imposti dalla chiesa Cattolica, da quella Ortodossa, e solo dalla falange più fanatica di quella Protestante. Ma la storia del Cristianesimo non è iniziata tra le mura romane, e di certo non si ferma lì! Il problema serio è quello della doppia vita. Di chi pratica dissolutezza, ma poi impone il giogo del senso di colpa agli altri credenti. Questa era l’accusa che Gesù stesso faceva ai suoi tempi. È per il suo attacco al potere della casta sacerdotale che è stato messo a morte attraverso una congiura. E non è stato l’ultimo, purtroppo.

Ha omesso qualcosa nel suo memoir?

I nomi e fatti che avrebbero potenzialmente esposto altre persone, e tutto ciò di cui ancora sto cercando il senso, il significato. E tutti i dettagli piccanti! Siamo tutti abbastanza grandi, no?

Sulla copertina viene ritratta una madonnina rainbow. Qualcuno, sui social, scrive: “Blasfema”.

Non c’è nulla di blasfemo, soprattutto nelle mie intenzioni. Io non credo in nessun dogma mariano, anzi la Madonna rappresenta, per me, il modo in cui i maschi hanno sacralizzato una sola donna, per lasciare tutte le altre nel peccato con Eva. L’arcobaleno è simbolo LGBT, ma anche della pace, ed è il segno dell’alleanza tra Dio e gli esseri umani dopo il Diluvio Universale. Quella copertina è un auspicio di unita e vicinanza tra tutte le diversità, che rappresentano la creatività infinita di Dio.

Se le chiedessi di pensare alla colonna sonora del suo libro, quali brani sceglierebbe?

‘Camminerò’, rigorosamente “schitarrato” in un prato. Poi Britney Spears à gogo e tutta la discografia di Giuni Russo.

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Lei, oggi, continua a condurre, assieme a La Pina, il fortunato programma radiofonico Pinocchio. Non si è stancato di ripetere sempre la stessa cosa?

Pinocchio è una casa, una famiglia in cui spero di vivere tutta la vita. Certo è che di idee in testa ne frullano parecchie..

Si è mai sentito un pesce fuor d’acqua in questo mondo?

Sempre! Sono mancino, omosessuale e facevo il ballerino pur avendo i piedi piatti. Non mi sono mai sentito perfettamente a mio agio. Mi è capitato spesso di sentirmi sbagliato, ma le dirò: è stata una fortuna avere questo punto di vista da cui guardare il mondo. Un posto a volte troppo scomodo, ma dall’orizzonte unico.

Cosa farà da grande Diego Passoni?

Mi piacerebbe continuare a studiare l’ebraico e l’ebraismo, e poi iniziare l’arabo. E magari poter vivere un paio di mesi all’anno in Israele. Una terra ricca di contraddizioni e sofferenza, ma anche di bellezza, meraviglia e stupore. Per me è davvero l’ombelico del mondo, nel senso che in essa sono racchiuse tutte le possibilità umane di fare bene e male. Una specie di concentrato di tutta l’umanità. Poi li mio sogno resta sempre di condurre un quiz preserale.

Da piccolo sognava di lavorare con Milly Carlucci. L’ha mai cercata per ‘Ballando con le Stelle’?

Non ancora, ma nutro sempre la speranza di ballare con la Titova!

Come vede e giudica il percorso che sta facendo Suor Cristina?

Ognuno ha la sua strada e sicuramente la sua è di aiuto per levare un po’ di polvere dall’idea stereotipata della donna che sceglie la vita consacrata per scappare dal mondo. Niente di più falso! Però noto qualcosa di singolare. Una suora canta ‘Express yourself’ di Madonna o ‘Born this way’ di Lady Gaga. Cioè, per testimoniare il vangelo deve scegliere i testi di personaggi apparentemente lontani dal “bravo cristiano”, però sicuramente più vicini a ciò che predicava Gesù. Dio ci ama per come siamo, e siamo chiamati ad essere noi stessi al meglio. È da un po’ che una certa Chiesa ha smesso di dire queste cose. È proprio vero quel che lo spirito soffia dove vuole! A volte anche su una nuvola di paillettes..

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Pistola alla tempia: il sabato sera, Milly o Maria?

Nessun dubbio. Milly e Maria fanno due cose diversissime. Milly incarna il prototipo di conduttrice preparata, precisa e colta. Maria ha inventato un modo di condurre al contrario. Più “a togliere”, se vogliamo. Lavorerei tutta la vita con Milly Carlucci e per Maria de Filippi!

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