L'omofobia dei candidati presidente che piacciono all'estrema destra di Salvini e della Meloni


Se Giorgia Meloni propone come suo presidente quel Carlo Nordio che si scagliò contro il ddl Zan sostenendo la pedofilia fosse un orientamento sessuale, non pare andare meglio con gli altri nomi che piacciono alle destre populiste.
Ad esempio, vorrebbero come loro presidente Pierferdinando Casini, fervente "cattolico" che come tutti i "cattolici" di destra è ovviamente sposato e divorziato due volte, con due figli dalla prima moglie e due dalla seconda. Però giurava che fosse necessario vietare i matrimoni gay evocando «una disgregazione che aleggia sulle famiglie».
Vorrebbero pure Berlusconi, ossia il pregiudicato dalle molteplici famiglie per cui è «meglio essere appassionati di belle ragazze che gay». Propongono pure Marcello Pera, il quale diceva che «la legge contro l'omofobia è un suicidio per l'occidente», o Giliano Amato, il quale sosteneva parlava del gay pride come di una una «inopportuna parata dei gay» e diceva che «il World Pride va isolato in una zona di Roma».
C'è Rosy Bindi, per la quale «è meglio che un bambino cresca in Africa piuttosto che con due uomini o due donne»; Marta Cartabia, la quale sostiene che «la Costituzione italiana non permette il matrimonio omosessuale» in virtù del suo sostenere che «naturale» sia un termine che escluderebbe i gay in quanto da lei evidentemente ritenuti contro-natura.
Propongono Andre Ricciardi, per il quale «il matrimonio è un'istituzione tra un uomo e una donna. Il fatto che la Francia abbia preso un'altra strada non implica la necessità di adeguarci». Oppure c'è Anna Finocchiaro, per la quale «il matrimonio e la famiglia sono quelle eterosessuali». Chiude il circo Maria Elisabetta castellati, per la quale «lo stato non può equiparare matrimonio e unioni civili, ne far crescere un minore in una coppia che non sia famiglia».
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