I capelli sono rasati a zero (o forse andati?), il fisico è quello che conosciamo, da calciatore in piena attività. La maglietta pubblicizza una startup russa, una specie di social network. Didier Drogba è in mezzo al guado: non ha ancora smesso di giocare, ma i Phoenix Rising, di cui sarebbe centravanti, sono anche roba sua. Ed essendo co-proprietario, si è concesso di passare un mese abbondante in Russia, da commentatore per una tivù inglese. Della United Soccer League se ne riparla ad agosto, dopo le vacanze. Poi a fine stagione Didier smetterà, e potrà dedicarsi solo al resto.
TIFOSO — Per ora però c’è solo il Mondiale. Per la sfida di domenica pochi dubbi su chi tifare. In fondo, è arrivato in Francia a 5 anni, avrebbe anche potuto scegliere di giocare per il Bleus: “Vengo da lì, ho visto la semifinale a Parigi. Ho vissuto la festa e l’eccitazione dei tifosi, che è la cosa che rende grande il calcio. Spero che possano diventare campioni, ma la Croazia è una squadra difficile da affrontare, se sono arrivati in fondo è perché lo meritano”.
MBAPPé — Con Kylian Mbappé, poi, ha qualche cosa in comune: non solo l’Africa, ma anche la regione parigina in cui sono cresciuti: “Lo seguo ormai da almeno qualche anno, conosco le persone che lo hanno aiutato a diventare quello che è”. E poi insieme hanno presieduto al ricevimento all’Eliseo di George Weah: “Lo ho incontrato in quella occasione speciale con il presidente Macron. Lo ho sentito parlare in mezzo a quel contesto: ha 19 anni ma è tutto fuorché un ragazzino. E’ composto quando parla, molto maturo, e questo è molto importante per un giocatore. Se continua così sì, può vincere il Pallone d’oro”.
MODRIC — Una fetta di quel premio si deciderà domenica, con Modric principale antagonista: “Ha giocato negli ultimi 10 anni a livelli di eccellenza. Portare una nazione così piccola a una finale mondiale deve essere una cosa che ti rende molto orgoglioso. E che ti rende candidato a ogni premio”. Ma Drogba è esperto soprattutto di centravanti: “Lukaku è uno di quelli che mi piace di più, ma il migliore qui è stato Mandzukic: il suo fisico, la tecnica, il modo in cui impatta sulle partite anche quando non segna. Mi sembra un gran centravanti. Un altro allo stesso livello? Kane”.
INGHILTERRA — L’Inghilterra è la sua patria adottiva, impossibile non parlare dei Leoni: “E’ stata un’occasione persa, ma allo stesso tempo l’Inghilterra deve essere orgogliosa di questa squadra e della capacità che ha avuto di riunire un’intera nazione e creare una atmosfera positiva, che non era scontato. Mi è dispiaciuto per la semifinale, ma ragazzi come Loftus-Cheek e Rashford hanno lottato ad altissimi livelli. Il futuro è loro. E poi bisogna applaudire anche i tifosi che sono venuti qui. Contro la Croazia non smettevano più di cantare”. Chiusura amara sulle africane: “Non direi che è mancata la fortuna, ma l’esperienza. Quanti errori da non ripetere…”