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Mascitelli, l'attore del baseball

Che c'azzecca il baseball con il teatro? Molto, secondo Mario Mascitelli, noto uomo del batti e corri (attualmente è assistente allenatore nel Parma che gioca nella massima serie) ma ancor più conosciuto come attore e regista nel teatro del Cerchio.
Lo dimostrerà sabato sul suo palcoscenico in via Pini, quando metterà in scena uno spettacolo dedicato a Lou Gehrig, con riflessi di grande rilevanza sociale.
«Lou Gehrig - spiega Mascitelli - è stato un campione leggendario del baseball americano. Negli anni Quaranta era l'orgoglio degli Yankees, la squadra di New York forse più conosciuta al mondo anche fra chi non è appassionato di baseball. E' entrato nella storia per le sue imprese sul diamante, è entrato nella leggenda perchè colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica, che da allora tutti conoscono come morbo di Lou Gehrig»
Da tempo Mascitelli voleva mettere in scena uno spettacolo dedicato al baseball e contemporaneamente anche ai grandi problemi della vita moderna.
«Volevo parlare del mio sport per farlo conoscere, ma volevo anche farlo con una bella storia da raccontare. E dal punto di vista teatrale quella di Lou Gehrig la è, per come ha saputo affrontare la malattia: in scena batterò dunque valido per sensibilizzare anche con una raccolta fondi in favore dell'Aisla, l'associazione che assiste i malati di sclerosi, con ricercatori continuamente impegnati a individuarne le cause».
Mascitelli sta preparando questo spettacolo da cinque anni, trascorsi tra continue ricerche bibliografiche e qualche puntata oltreoceano per vedere da vicino i luoghi di Gehrig: «Cinque anni possono sembrare tanti; in realtà sono il tempo necessario per affrontare una tematica così importante come è la lotta alla Sla senza cadere nel patetico. Inoltre ho avuto bisogno di tempo per trovare gli appoggi necessari».
Così lo spettacolo sarà patrocinato dall'Aisla, dal Comune di Parma, dalla Fondazione Chiesi e dalla Federazione baseball; e si legherà ancor più al batti e corri quando quest'estate Mascitelli lo porterà in tournée in numerosi stadi (una rappresentazione è prevista in luglio allo stadio «Cavalli» di Parma) e anche in alcune piazze.
Sempre con lui, Mascitelli, solo sul palco. Racconterà Gehrig da affabulatore in «one man show», ricordando la scuola di Marco Baliani, simile a un Marco Paolini o a un Federico Buffa.
«L'attore è solo sul palco come è solo il battitore di fronte a tutta la squadra avversaria schierata». Mascitelli trova così la più bella similitudine tra il baseball e il teatro: «in certi momenti sul diamante e sul palcoscenico devi sbrigartela da solo. La tensione è la stessa: a livello mentale la somiglianza è enorme. Però una partita di baseball è uguale a una rappresentazione perchè dietro le quinte hai sempre a tua disposizione una squadra per aiutarti. Solo dunque, ma solo in apparenza».
Quella sul campione degli Yankees sarà anche una rappresentazione adatta ai bambini: «voglio trasmettere l'amore per lo sport pulito. Mi piacerebbe, e stiamo già lavorando in questo senso, andare nelle scuole per educare i ragazzi al tifo pulito. Vorrei anche spiegare quanto sia bello credere nei sogni».
E qui il racconto diventerà autobiografico: «da bambino sapevo che esistevano le cards del baseball americano, e mi sarebbe piaciuto avere la mia figurina di me vestito da baseball».
Ma è nato prima il Mascitelli attore o il Mascitelli giocatore? «Ho giocato fin da ragazzino, ma ho sempre masticato teatro. Io sono della generazione di quei ragazzini che si piazzavano dietro il muro del fuoricampo in viale Piacenza, prendevano le palline sbattute fuori dalla Germal, e poi le rivendevano a Bruno Ollari, storico dirigente di quegli anni».
Guzman, il popolare Cabrito, lo convinse a giocare e lui entrò così nella Germal Ragazzi: il punto d'inizio di una carriera poi vissuta nella Micheli San Pancrazio (popolare società negli anni Settanta), nella Crocetta, e in A1 a Milano, Modena e Novara; e da allenatore come coach della nazionale juniores.
Ma da bambino aveva anche il teatro nella pelle. «Sono cresciuto nei palchi del Regio dove lavorava mia mamma Assunta, e mia sorella Antonella era scenografa. E a diciott'anni ho debuttato al Farnese in uno spettacolo trasmesso in mondovisione. Ero il servo di scena di Vittorio Gassman». Dieci anni dopo nacque la Micronomicon, la sua prima compagnia; «e dodici anni fa ci venne assegnato con un bando pubblico il teatro del Cerchio».
Con Mascitelli è anche bello unire le sue due passioni su un diamante-palcoscenico parmigiano. Ad esempio, se dovesse raccontare la storia di un campione del nostro batti e corri, «allora sceglierei Stefano Manzini - Germal anni '70 n.d.r. - per ripescarlo da quell'oblio dove è immeritatamente finito»; Gibo Gerali - il suo manager nel Parma - n.d.r. - «sarebbe uno splendido Re Claudio nell'Amleto di Shakespeare, perché lo vedo come uno stratega di grande astuzia»; e tutti i giocatori del Parma baseball «potrebbero recitare in “La guerra dei bottoni” - dal romanzo omonimo del francese Louis Pergaud - n.d.r. - perché quest'anno esperienza e inesperienza si devono legare insieme».
E se dovesse formare una squadra con gli immortali personaggi del teatro, allora il suo line up diventerebbe un omaggio ai grandi drammaturghi.
Come primo in battuta «metterei l'Arlecchino di Goldoni: riesce sempre a farla franca». Secondo nel box Rigoletto, «contattista veloce e di esperienza». In terza posizione l'Amleto di Shakespeare, «con la sua irruenza giovanile».
I bomber sarebbero Macbeth, «che in Shakespeare unisce potenza, esperienza e determinazione», e il Capitano Perella di Pirandello, «irascibile slugger». Sesto il brechtiano Mackie Messer: «in questa posizione occorre risolvere situazioni, come fa lui nell'Opera da tre soldi». Settimo Leopold Bloom, dall'Ulysses di Joyce: «si adatta a qualsiasi situazione». Ottavo Vasilij Vasíl'evic Solënyi, personaggio da «Le tre sorelle» di Cechov: «colpisce quando nessuno se lo aspetta». E infine il Pulcinella di De Filippo, che «alla fine sa come fare».
Quanti fuoricampo batterebbe in scena una squadra così? Gli stessi che ci aspettiamo di sentire rievocati da Mascitelli quando ci racconterà la storia di Lou Gehrig. E se anche noi del baseball la conosciamo a memoria, sarà bello sentirla raccontare.


  Lo spettacolo  
Al teatro del Cerchio Mario Mascitelli reciterà «L'ultima partita, la storia di Lou Gehrig», sabato prossimo e in replica l'1, 7 e 8 maggio, sempre alle 21. Lo spettacolo gode del patrocinio del Comune, dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, della Federbaseball e della Fondazione Chiesi. Info: 331 8978682. In scena la storia di Lou Gehrig, il campione degli Yankees negli anni Trenta che ha vinto sei World Series e ha giocato 2130 partite consecutive, e venne colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica, che da allora venne chiamata «morbo di Gehrig».

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