×
×
☰ MENU

«Bullismo, ecco cos'ha subito nostro figlio»

«Bullismo, ecco cos'ha subito nostro figlio»

01 Aprile 2017, 11:19

Paolo M. Amadasi

Non un episodio isolato. Ma una lunga serie di soprusi ai danni di più ragazzi, presi di mira a turno. E' l'inquietante ipotesi che si prospetta dopo la segnalazione del grave caso di bullismo del quale è rimasto vittima un ragazzino che frequenta la scuola media dell'istituto comprensivo di Basilicagoiano. Si parla di atti di intimidazioni, furti di merendine o di piccole somme in denaro, ma anche di percosse e lesioni. La denuncia presentata ai carabinieri dai genitori dello studente che è stato afferrato per il collo fino a sentirsi male ha squarciato un velo di timori e paure e altre famiglie si sarebbero decise a parlare. A raccontare delle piccole e grandi angherie subite da altri ragazzini. In un caso, il terzetto dei bulli, due maschi e una femmina, si sarebbe divertito addirittura a spegnere mozziconi di sigaretta sulle braccia dei più piccoli.

Situazioni molto delicate e protratte nel tempo, che finiscono per ripercuotersi anche in famiglia, dove le vittime, che hanno accumulato in corpo tanta rabbia, finiscono a loro volta per lasciarsi andare a gesti di impazienza, di rifiuto, magari anche di violenza.

E' da prima delle vacanze di Natale che sono iniziati gli atteggiamenti di pesante prevaricazione nei confronti del ragazzino protagonista, suo malgrado, dell'episodio di che ha indotto i genitori a presentare una denuncia. Comportamenti che l'avevano indotto a chiudersi in sé, ad esprimere il proprio disagio con il rifiuto di recarsi a scuola. Solo grazie all'assistenza di uno psicologo, al quale la famiglia si è affidata, il ragazzo ha iniziato ad aprirsi e a raccontare ciò che aveva dovuto subire.

«Noi non volevamo certo che questa storia finisse sui giornali - raccontano i congiunti del giovane studente -. Ci siamo rivolti ai carabinieri perché volevamo che i soprusi finissero e che in una situazione diventata troppo grande per dei ragazzini, fossero i grandi a doversi assumere delle responsabilità». Pur nella consapevolezza che, trattandosi di ragazzi con età inferiore a 14 anni, non si potrà arrivare ad un procedimento penale, ma - al massimo - a una segnalazione ai servizi sociali.

«Vogliamo comunque che non passi il messaggio che chi compie questi gesti la fa franca. Il nostro timore era proprio quello: che si volesse sottovalutare, ignorare. Riteniamo che purtroppo la scuola non abbia adeguatamente tutelato nostro figlio, che manifestava il suo disagio già da dicembre. Se n'era parlato con i professori, ma abbiamo avuto l'impressione che non ci sia stato il necessario passaggio di informazioni fra i docenti. In seguito, abbiamo avuto un colloquio con la dirigente scolastica, ma il giorno successivo i bulletti erano già a conoscenza del fatto che qualcuno “aveva parlato”. E, seppure crediamo assolutamente in buona fede, sono state date informazioni tali da rendere riconoscibile nostro figlio e da esporlo a nuove e più pesanti vessazioni o, peggio, ad autentici atti di ritorsione».

Da sempre, prevaricazioni e scherzi anche un po' pesanti sono all'ordine del giorno nelle scuole. Il confine fra gesto goliardico e bullismo può essere di non facile definizione. Ma in questo caso, la situazione si era fatta da tempo insostenibile. Con il ragazzino combattuto fra il desiderio di stare in classe con i propri amici e il timore di subire nuovi soprusi.

«Per convincerlo ad andare a scuola bisognava andare in due ogni giorno - raccontano i familiari -: un genitore lo accompagnava in auto fino davanti all'ingresso del plesso mentre, per scrupolo, una terza persona sostava nelle vicinanze per accertarsi che potesse entrare in classe senza problemi. Vuole sapere una cosa? Nessuno ha mai chiesto a questa persona cosa facesse ogni giorno vicino alla scuola! Ci lasci dire che forse un po' più di vigilanza non guasterebbe».

Comunque, anche quando era a scuola, il ragazzo non usciva mai di classe. Durante la ricreazione si chiudeva in bagno nel timore di essere nuovamente vittima di atti di bullismo. E, intanto, somatizzava. Il disagio ha iniziato a provocargli malesseri.

«Lo siamo dovuti andare a prendere più volte perché diceva di avere il mal di pancia, oppure disturbi di stomaco. Lo stato d'ansia lo faceva stare proprio male. Subito non riuscivamo bene a renderci conto della gravità dell'accaduto. Le cose sono migliorate quando abbiamo iniziato a far seguire il nostro ragazzo da uno psicologo. E' stato lo specialista a fargli riacquistare fiducia e a consentirgli di aprirsi verso di noi. Abbiamo così scoperto cosa aveva dovuto sopportare. Siamo convinti che non si tratti di singoli episodi, ma di una situazione abbastanza diffusa. Diciamo che la nostra denuncia è la punta di un iceberg: speriamo che altri si decidano a parlare».

«Noi - concludono i familiari - non chiediamo nulla: vorremmo soltanto che il nostro ragazzo fosse sereno. Che tornasse ad avere la spensieratezza della sua età».

© Riproduzione riservata

Commenta la notizia

Comment

Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma

Caratteri rimanenti: 1000

commenti 0

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI