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Il padre di Denis: «Non abbiamo parole per il nostro dolore»

Il padre di Denis: «Non abbiamo parole per il nostro dolore»

10 Giugno 2017, 11:09

Chiara Pozzati

Un attimo, solo un attimo. La manina armeggia coi frustini da frullatore accanto alla presa della corrente: Denis viene investito dalla micidiale scarica. Il bimbo non ha scampo: paga con la vita quello che credeva che fosse un gioco.

«Non ci sono parole per dire quello che stiamo passando. Lascio che sia la foto a raccontare chi era il mio bambino». Il papà del piccolo di 2 anni, morto folgorato nell'appartamento di via Trieste quattro giorni fa, rompe il silenzio. Accarezza col dito l’ultimo scatto del figlio: «E’ di qualche settimana fa, eravamo al mare».

E' l'immagine di un piccolo che si è appena affacciato alla vita e che sfodera un sorriso pieno e contagioso. Il pallone tra le mani, la distesa azzurra tutta intorno. Risale a una quindicina di giorni fa, ma sembra passato un secolo. E' bastato che trascorresse quell'attimo maledetto, perché si varcasse la soglia del troppo tardi.

Questa mattina, la camera mortuaria dell’ospedale verrà aperta alla famiglia e ai tanti parenti arrivati da fuori Parma. Il piccolo feretro raggiungerà poi la chiesa ortodossa di quartiere Montanara, in via Polizzi, e il funerale verrà celebrato alle 10. Denis riposerà per sempre al cimitero della Villetta.

Il resto purtroppo è mera cronaca. L’inchiesta ha mosso subito i primi passi con un fascicolo aperto dal sostituto procuratore Umberto Ausiello. Omicidio colposo, il reato ipotizzato, ma per ora non ci sarebbero indagati. Qui non si tratta di trovare il colpevole di un delitto, questa è una faccenda lunga, di perizie, analisi e rilievi.

Le attenzioni degli inquirenti per ora si concentrano sugli impianti elettrici del condominio di via Trieste 90. Soprattutto su quello dell’appartamento al secondo piano in cui viveva Denis Cornea, con la madre, il padre e la sorella di 8 anni. Attorno a questo assurdo incidente gravita ancora una serie di domande senza risposta. L’obiettivo di chi indaga è innanzitutto stabilire se e perché non è scattato il salvavita nel momento in cui il piccolo ha infilato il frustino nella presa.

I carabinieri - piombati in via Trieste nel primo pomeriggio di martedì - hanno subito ispezionato la palazzina. A cominciare dall’abitazione della famiglia Cornea, ma non solo. Occorrerà però un’ulteriore verifica tecnica, per appurare lo stato degli impianti elettrici dell’appartamento e in generale dell’edificio. Delicato sarà poi ricostruire con esattezza i terribili istanti prima della tragedia, che lascia come unica testimone una madre precipitata nell’abisso del dolore.

Ma torniamo al maledetto martedì. La donna sta rassettando la cucina dopo aver pranzato. Forse il bimbo incuriosito dai quei fori nel muro vuole testarli, forse cerca di attirare l’attenzione. Certo è un dramma. La partita è impari e Denis perde. Il corpicino viene trapassato dalla corrente. Poi urla strazianti, le porte degli appartamenti che si aprono, la gente che accorre e la quiete pomeridiana del palazzo, quasi un villaggio, che va in pezzi.

Decine di voci chiamano il 118 e il 112: i soccorritori raggiungono via Trieste in pochi istanti. In sette tentano di rianimarlo, ma la vita del bimbo sta per spegnersi. Poi la corsa a tutto gas in ambulanza, coi genitori (il papà era fuori si è precipitato a casa in un secondo tempo) impazziti di dolore. In Pronto soccorso ci sono già i medici ad aspettarlo. Passano altre due ore di tentativi disperati, col cuore sempre più flebile. Solo un miracolo potrebbe salvarlo, ma quel miracolo non arriva. Denis muore poco dopo le 17.

© Riproduzione riservata

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