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Il maestro di Foligno

by Piera De Prosperis
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Letta la vicenda del maestro di Foligno che ha, con tutta la stupidità e l’arroganza dell’età e del ruolo che ricopriva, messo in ridicolo ed insultato due suoi alunni di colore, viene in mente il libro di Elsa Morante: Il mondo salvato dai ragazzini. In esso, pubblicato nel 1968, vi  è la rivolta contro la “irrealtà”, la liberazione dalle false immagini mutilate e ottuse della realtà in cui viviamo (C.Garboli).

Leggere sui quotidiani e sentire dai telegiornali questa vicenda appare davvero irreale. Come si può pensare che in una scuola elementare, pubblica o privata, si sia arrivati ad un tale punto di aberrazione personale, deontologica e strutturale da consentire che si chiami scimmia una bambina davanti a tutta la classe, chiamata a condividere questo giudizio, o si metta con la faccia al muro il fratellino perché non guardi nella stessa direzione in cui guardano i compagni visi pallidi?

Il personaggio non è nuovo ad iniziative del genere, sul suo profilo Fb, poi chiuso in tutta fretta, erano già presenti frasi e commenti razzisti, il che la dice lunga sul personaggio che ha poi tentato di difendersi chiamando le sue iniziative esperimenti sociali.

La sua aberrazione personale lo ha portato a distorcere completamente il compito di educatore di alunni in una fascia di età particolarmente malleabile. Ma ancora più grave, forse, la mancanza di controllo che la direzione didattica avrebbe dovuto esercitare. Stiamo parlando di un docente a tempo determinato, utilizzato nelle ore alternative alla religione cattolica. Questo dimostra che, ancora una volta, rispetto ad una lacuna della scuola italiana che non sa cosa far fare ai ragazzi, in alternativa al sedimentato insegnamento di Religione, ci si affida all’improvvisazione, con tutti i rischi che tale scelta comporta. Sono ore che risultano spesso un problema per l’organizzazione: a chi affidarle, dove riunire gli alunni che non usufruiscono della Religione, quali contenuti prevedere?

E’ un’altra opera incompiuta, scaturita dal non saper definire, in termini di legislazione scolastica, il valore della laicità. Nel caso specifico si è affidato a un laureato in antropologia, con le sue idee, l’insegnamento alternativo. Si è trattato di un equivoco, le parole non sono state quelle che ho letto: è una sperimentazione didattica che io puntualmente ho annunciato ai ragazzi– ha detto il maestro parlando su Rai Uno – parlavamo della Shoah, dell’integrazione e io ho proposto loro di fare un esperimento per simulare.

Ma questi cosiddetti esperimenti vanno concordati. Al Collegio dei docenti spetta il compito di definire i contenuti delle attività alternative all’insegnamento della religione cattolica. E’ buona prassi discuterne con il Consiglio di Classe, nella sua interezza. compresa la componente genitori, che ne deve essere informata per condividerli. Grave quindi la responsabilità di chi non ha obbligato il docente a concordare un suo piano didattico. Ma forse era comodo che qualcuno, chiunque egli fosse, risolvesse il problema del contenuto di quelle ore imbarazzanti e superflue.

Unica nota positiva in questa triste storia è che a liberare noi adulti dalle false immagini mutilate e ottuse della realtà in cui viviamo, siano stati proprio dei ragazzini, i compagni di scuola dei due bimbi nigeriani che, spontaneamente, si sono ribellati ai metodi del maestro, parlandone con i genitori e facendo così esplodere il bubbone.

Forse davvero i bambini, che ormai vivono in una società multiculturale, grazie anche alla indispensabile funzione omologatrice della scuola e degli ottimi maestri che vi lavorano, ci salveranno dall’odio che sta inquinando le nostre coscienze. Chi non ha mai vissuto la diversità come tale non può consentire che il suo amichetto di banco venga maltrattato, sia esso bianco, nero, giallo, fucsia. E’ un amico e tanto basta, senza contare che sono proprio i più giovani che si ribellano alle ingiustizie ed ai soprusi in nome di uno stato di natura, direbbe Rousseau, in cui sono le leggi naturali che si presentano come dictamina rectae rationis e tra esse vi è la pietà naturale.

Nella pietas esercitata dai piccoli sta tutto l’insegnamento di cui noi grandi dovremmo appropriarci, perché non soltanto un caso del genere non si ripeta, ma non avvengano più neanche quello della mensa di Lodi o quello del giovane senegalese di Melegnano o quello…