Ambulanze e rimborsi: chieste dieci condanne

Per chi ha scelto il rito abbreviato, il pm ha chiesto pene tra i due anni e i 4 anni e 8 mesi
Le due sono state portate in ospedale - © www.giornaledibrescia.it
Le due sono state portate in ospedale - © www.giornaledibrescia.it
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Dieci condanne e un'assoluzione. È quanto chiesto dalla pubblica accusa nel corso del processo sulla presunta truffa ai danni di Regione Lombardia nell’ambito dei rimborsi chilometrici presentati per i viaggi sostenuti dalle ambulanze che trasportavano pazienti in dialisi. Una vicenda - che ha profondamente segnato il mondo del volontariato bresciano - approdata in udienza preliminare dopo il primo decreto di sequestro emesso dalla Procura, tre sentenze del Riesame e altrettante della Cassazione.

Sono complessivamente 33 i coinvolti, tra i 29 rappresentanti di associazioni di volontariato della provincia e i vertici all’epoca dei fatti di Ats, l’ex Asl, ovvero Carmelo Scarcella, Pietro Luigi Colombi, Pier Mario Azzoni e Francesco Vassallo. Le accuse a vario titolo sono di peculato, abuso di ufficio e truffa ai danni del Pirellone.

Dodici persone coinvolte hanno scelto la celebrazione del processo con rito abbreviato e ieri mattina il pm Antonio Bassolino ha chiesto un’assoluzione e dieci condanne comprese tra i due anni e i quattro anni e otto mesi per i legali rappresentanti all’epoca delle contestazioni di Brescia soccorso, Volontari Emergenza Odolo, volontari autolettiga Villa Carcina, Anc Vobarno, Bassa bresciana soccorso, Cosp Mazzano, Croce verde Ospitaletto, Gis Sabbio Chiese, Sarc Roncadelle, Guardia Fuochi Onlus Sabbio Chiese.

Conosceranno il loro destino il prossimo 27 luglio quando il gup emetterà la sentenza e deciderà per il rinvio a giudizio degli altri coinvolti. Ovvero i 21 indagati che non hanno scelto riti alternativi. Le accuse. Stando agli atti di indagine i responsabili di Ats e delle associazioni di volontariato si sarebbero accordati per presentare richieste di rimborso «gonfiate» per i viaggi che le ambulanze affrontavano per il trasporto di pazienti in dialisi.

Di fatto, secondo la Procura, le associazioni avrebbero percepito più soldi da Regione Lombardia rispetto al dovuto provocando un danno erariale in oltre un milione e mezzo di euro a fronte di 38.800 bolle di servizio presentate tra il 2011 e il 2013, periodo di indagine.

Le associazioni di volontariato finite sotto indagine si sono sempre fin qui difese impugnando una nota del 13 luglio 2009 firmata dall’Asl di Brescia. Un documento attraverso il quale venne dato il permesso alle stesse associazioni di chiedere rimborsi non solo, come previsto dalle normative di Regione Lombardia, per i viaggi casa del paziente-ospedale, ma partendo con il conteggio dei chilometri dalla sede delle associazioni stesse.

 

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