Italia e Estero

Berlusconi torna candidabile, fulmine sul governo giallo-verde

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso al leader forzista la riabilitazione. Esultano Gelmini e Salvini
Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La variabile Berlusconi irrompe come un fulmine sulle trattative di governo fra Lega e 5 Stelle. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha infatti concesso al leader di Forza Italia la riabilitazione, cioè la possibilità di ricandidarsi alle elezioni.

Alla scadenza dei tre anni dalla espiazione della condanna del 2013 a 4 anni, tre dei quali condonati, per frode fiscale, i giudici milanesi hanno accolto la domanda di riabilitazione presentata dai legali dell'ex Cavaliere e l'ordinanza è immediatamente esecutiva. La possibilità di Berlusconi di presentarsi alle elezioni ha fatto impennare le fibrillazioni delle trattative per la formazione dell'esecutivo giallo-verde.

Tra i primissimi commenti quelli del capogruppo di Forza Italia alla Camera, la bresciana Mariastella Gelmini: «Giustizia è fatta. Finalmente il nostro leader Silvio Berlusconi ha ottenuto dal tribunale di sorveglianza di Milano la "riabilitazione". Un calvario durato 5 anni che non ha permesso al presidente Berlusconi di essere candidato come milioni di italiani gli chiedevano. Ora l'Italia potrà contare ancora di più su di noi» il messaggio affidato dall'onorevole alla sua pagina Facebook.

Esulta anche l'alleato Salvini, alle prese con il nodo esecutivo: «Berlusconi che torna candidabile è una buona notizia per lui, e ne sono davvero felice, e soprattutto per la democrazia».

Quanto alle trattative sul Governo, nelle more delle quali giunge la riabilitazione del leader forzista, appaiono altalenanti e con vari contraccolpi. L'incontro chiesto da Luigi Di Maio a Giorgia Meloni ha fatto storcere parecchio il naso alla Lega. Una mossa quella di Di Maio, che secondo la leader di Fratelli d'Italia, era finalizzata ad ottenere l'appoggio alla sua premiership in cambio dell'ingresso nel governo di FdI con l'attribuzione dei ministeri della Difesa e dei Beni Culturali. Il rifiuto della Meloni ha spiazzato il leader dei 5 Stelle e, alla vigilia del vertice di Milano con Matteo Salvini, lo ha ulteriormente indebolito.

Sul complesso puzzle di governo, la variabile Berlusconi potrebbe sortire un duplice effetto: accelerare la definizione dell'accordo fra leghisti e grillini, oppure far deflagrare le divergenze e determinare la rottura delle trattative. La divergenza principale riguarda la scelta del premier. Dopo il passo indietro della settimana scorsa Di Maio, ha fatto negli ultimi giorni due passi avanti e ha riproposto la sua premiership.

Nonostante l'offerta compensativa dei principali dicasteri, la Lega ha risposto con un no secco e a questo punto ha proposto per Palazzo Chigi direttamente Matteo Salvini. La convergenza su un premier condiviso sbloccherebbe il mosaico di nomi per i vari ministeri. L'ulteriore stallo trasformerebbe invece il governo giallo-verde in un miraggio e avvierebbe l'immediata formazione dell'esecutivo neutrale e di garanzia prospettato dal Presidente della Repubblica.

Un governo di servizio, con un premier terzo che i partiti non sono stati capaci di scegliere, per approvare la legge di stabilità e condurre il paese alle elezioni, ormai non prima di
settembre ottobre. Elezioni col ritorno in campo di Silvio Berlusconi.

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