Italia e Estero

Gli italiani, brava gente o razzisti?

Non è la prima volta che milioni di persone si convincono che i loro problemi dipendano da chi sta peggio di loro
Foto https://www.articolo21.org
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Non è la prima volta - nella storia dell’uomo - che milioni di persone, appesantite da una crisi che mette a rischio la qualità della loro vita, si convincano che i loro problemi dipendano da chi sta peggio di loro. Spesso un falso bersaglio, che magari impedisce di vedere e affrontare le cause vere.

Accade anche nella realtà italiana attuale, dove un dibattito politico perennemente teso sul filo della violenza verbale ha avviato una matrioska di mutamenti sociali nel rapporto tra le comunità italiane con lo straniero, con il diverso, con l’Altro. Si è così passati dall’indifferenza («Non so nulla») alla negazione («In Italia il razzismo non esiste») alla sottolineatura di un guaio senza scampo («Quelli lì quando va bene non fanno nulla, altrimenti delinquono»). E così comincia a vacillare la favola degli «italiani brava gente».

Fino a pochi anni fa tutti i partiti - sia di destra sia di sinistra - si arroccavano dietro l’affermazione, in qualche modo confortante, che da noi non c’è razzismo ma solo disagio sociale. Oggi però la cronaca dice altro. Oggi vediamo nascere i segnali di una caccia allo straniero: da Macerata ad Aprilia passando per Terni, Caserta, Vicenza, Palermo e infine Latina. In pochi mesi quindici casi con due morti. Non c’è più spazio per la comodità del minimizzare. Stiamo cambiando antropologicamente. E la negazione dei ministri attualmente in voga non fa che confermarlo. Ora, tifo a parte, proviamo ad immaginare cosa potrà succedere negli anni futuri.

 

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