Sport

Pallavolo, Squizzato e quella SMV all'ombra del campanile

A 80 anni l’ex dirigente e papà delle gemelle Laura e Silvia apre il libro dei ricordi
Fernando Squizzato - Foto © www.giornaledibrescia.it
Fernando Squizzato - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

La parrocchia di Santa Maria della Vittoria in via Cremona ha scritto per lustri alcune delle pagine più importanti della pallavolo cittadina. Grazie alla figura di padre Narciso Barlera prese vita un movimento sportivo che, oltre a raccogliere centinaia di giovani promesse, seppe arrivare in serie C con la squadra maschile e in serie B con quella femminile.

Fernando Squizzato, prossimo agli ottant'anni, ancora lucidissimo, riapre con noi l'album dei ricordi. «Padre Barlera lo seguivo in tv, quando dagli schermi di Teleleonessa trasmetteva "Attorno al focolare", una rubrica di approfondimento che a suo tempo fece scalpore" - ricorda Squizzato, papà delle gemelle Laura e Silvia, oggi affermate conduttrici Rai -. Fu proprio padre Barlera con Manuela Bettinardi a portare la pallavolo all'ombra del campanile. La sua passione per questo sport era fortissima tanto che spesso si affrettava a terminare la sua rubrica televisiva per poter assistere alla partita della prima squadra che veniva puntualmente trasmessa in diretta tivù. Un giorno mi vide sulle tribune della palestra e mi chiese se volevo aiutarlo».

Da lì la storia è nota. Fernando Squizzato si prese carico della gestione della prima squadra che in pochi anni bruciò le tappe arrivando sino alla serie B. «Grazie all'amicizia con un apprezzato tecnico come Scalzotto, riuscimmo a portare in palestra giocatrici di spessore. La prima fu Cristina Cenci e, in panchina a Della Gaburra, seguirono Formato, Miglio, Mastromatteo sino ad arrivare a Claudio Cuello, quotato tecnico argentino che portò all'ombra del campanile di via Cremona anche la forte Carla Morel».

Per Cuello e Morel l'SMV fu un trampolino di lancio: il tecnico arrivò a guidare la nazionale argentina e numerosi club di serie A tra Italia, Austria e Arzebaigian mentre l'opposta arrivò a giocare per lo scudetto con Modena. «Eravamo convinti di fare la cosa giusta - ricorda Squizzato - ma se tornassi indietro non rifarei quelle operazioni di mercato perché stavamo snaturando lo spirito iniziale arrivando alle porte del professionismo». La palestra di via Cremona in quegli anni si riempiva di famiglie e appassionati e di tanti giovani che si avvicinarono alla pallavolo.

«Una sera padre Barlera senza dire nulla a nessuno lasciò la parrocchia e si ritirò nel pavese a Soriasco - ricorda commosso Squizzato - fu di fatto costretto ad andarsene. Chi gli successe disse che era stato mandato per cancellare il peccato originale della parrocchia ovvero la pallavolo. Per rispondere citai Padre Piamarta - ci confida Squizzato - che a quelle parole si sarebbe rivoltato nella tomba. Quella palestra era il rifugio per centinaia di ragazzi che si divertivano facendo sport senza aver grilli per la testa». La parabola da lì a poco fu segnata: tanti bastoni tra le ruote e un futuro sportivo che si oscurò purtroppo rapidamente.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia