Non disperso in Russia ma caduto a Popowka: la storia di Firmo

Scavando tra documenti e testimonianze, il nipote ha ricostruito la fine del nonno Bonomi partito da Lumezzane
Firmo Bonomi, morto in Russia © www.giornaledibrescia.it
Firmo Bonomi, morto in Russia © www.giornaledibrescia.it
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«Firmo Bonomi 6-1-1915 - disperso in Russia nel 1943 - Requiem». Il cippo nel vecchio cimitero di San Sebastiano dava conto, con dieci parole, della scomparsa di Firmo dei «Baredhéi» nella ritirata di Russia. «Disperso», come dire avvolto nella nebbia dell’incertezza. La stessa che, molti anni dopo, tormentava il nipote Sergio, oggi ultraquarantenne, ansioso di chiarire il destino ultimo del nonno.

Così iniziava le ricerche. Sergio scrive al Ministero della Difesa, sonda archivi, prende contatto con l’Associazione di Collaborazione Militare Commemorativa Internazionale di Mosca «Vojennije Memorialy» che tiene l’archivio sugli ex internati ed i prigionieri di guerra, rintraccia fogli matricolari, accosta la storia del 277° Reggimento Fanteria Vicenza di cui nonno Firmo faceva parte, scrive a destra e a manca, va a Roma per consultare documenti sulla ritirata di Russia e finalmente scioglie la nebbia intorno al disperso.

La ricostruzione. Un lavoro ora raccolto in un voluminoso dossier che contiene la storia del nonno, quella dei quattordici mesi di vita del Reggimento Vicenza, chiamata poi «Divisione Fantasma» perché dei suoi 10mila e 446 soldati, 7mila e 760 risulteranno dispersi o caduti. La ritirata trova i soldati del «Vicenza» in ripiego prima su Annowka, poi su Tchapajewa, minuscole località nella steppa, infine, il 18 gennaio del 1943, su Popowka, dopo aver camminato nella neve per tutta la notte a 30-40 gradi sottozero. Qui il Battaglione riceve l’ordine di sostituire i tedeschi sulla linea di difesa, in buche scavate nella neve.

Il Battaglione rimane solo, ultima retrovia dell’Armata in fuga. L’ordine è di resistere almeno quattro ore sul fronte di due chilometri. Si fa sera, si fa notte. I russi sono avvistati alle 23.15 del 19 gennaio. La battaglia è del tutto impari: i russi sono dotati di mitra Parabellum, i nostri soldati del Moschetto 91 (a catenaccio) del... 1891 e, per sorte non del tutto matrigna, di due mitragliatrici Breda che consentono la difesa dell’abitato di Popowka, ma soprattutto a qualche italiano di salvarsi dopo aver vagato quattro giorni nella steppa, fino a raggiungere le retrovie di quello che restava dell’Armata italiana. Firmo Bonomi cade, dunque, a Popowka tra il 19 ed il 20 gennaio 1943. E finalmente, il nipote Sergio può coltivarne la memoria con affetto e commozione, sciolto il nebbioso aggettivo che lo dava come «disperso».

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