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10 Luglio 2018 - 17:27
“E’ dura poter accettare la morte di Roberto. Perché lui è morto da innocente”. Don Renè Mbelenge Apaneba, parroco di Barbania, parla così ai fedeli che hanno gremito la chiesa di San Giuliano ieri mattina per i funerali di Roberto Gaiottino, l’imprenditore 44enne ucciso il 16 giugno scorso assieme a sua moglie, Claudia Patricia Zabala, di 36, fuori da un ristorante di Pereira, la città colombiana che aveva dato i natali all’avvenente modella.
Un duplice omicidio ancora avvolto dal mistero e che ieri mattina ha fatto tanto parlare, tra le centinaia di persone, tra amici, conoscenti e semplici concittadini, che hanno voluto prendere parte alle esequie e cercare di portare qualche parola di conforto a mamma Carla, papà Elio e al fratello Diego, che con compostezza hanno continuato a piangere e a fissare la bara del loro Roberto.
Dopo aver letto il Vangelo di Giovanni, don René ha preso il microfono e ha iniziato a parlare durante la riflessione, guardando tutti i presenti ma soprattutto i familiari dell’imprenditore: “E’ dura andare avanti. E’ dura alzarsi al mattino con la consapevolezza che il vostro Roberto non ci sia più e con lui anche la dolce Claudia. Nessuna persona ha il diritto di togliere la vita al prossimo. La violenza spesso e volentieri porta alla morte, ma mai porta a risolvere i problemi. Basta accendere la televisione, leggere i giornali e ci si accorge di come il mondo sia macchiato dalla violenza. E Roberto è una delle ultime vittime”.
Al termine, il feretro è poi stato tumulato nel cimitero cittadino, nella tomba di famiglia.
Nel frattempo, però, il pool del procuratore Giuseppe Ferrando della Procura di Ivrea lavora alacremente per dare una svolta all’indagine italiana, che va di pari passo con quella colombiana.
In queste ore è arrivata la prima parte della relazione sulla morte di Gaiottino, ma non quella sull’autopsia.
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