CHIVASSO/SETTIMO. Nuove cosche di ‘ndrangheta operanti. La Cassazione lancia l’allarme

In provincia di Torino nuove cosche di ‘ndrangheta potrebbero essersi formate sulle ceneri di quelle smantellate dalle inchieste Minotauro e Colpo di Coda. E’ quanto si ricava da una sentenza della Cassazione relativa alla posizione di Domenico Gioffrè, 38 anni, originario di Taurianova, arrestato lo scorso marzo dai carabinieri insieme ad altre persone.

L’indagine riguarda una serie di episodi avvenuti a partire dal 2012. Gli Ermellini, accogliendo un ricorso della procura di Torino, hanno annullato l’ordinanza con cui il tribunale del riesame aveva escluso l’associazione di stampo mafioso (e pure quella di associazione per delinquere) restituendo gli atti ai giudici piemontesi per una nuova pronuncia.

Secondo l’impostazione accusatoria, Gioffrè (insieme ad altri sei presunti complici) avrebbe fatto parte di una articolazione della ‘ndrangheta operante fra Settimo Torinese, Chivasso, Leini e dintorni: una propaggine territoriale che in gergo viene chiamata ‘bastarda’ ma che, secondo gli inquirenti, avrebbe i connotati dell’associazione mafiosa.

“Non pare logica - si legge nella sentenza - la deduzione del tribunale circa l’assenza di spazi, a Chivasso, per una ulteriore cosca di ‘ndrangheta rispetto a quelle già smantellate con le operazioni Minotauro e Colpo di Coda, posto che proprio gli arresti hanno liberato spazi per nuovi gruppi”.

Minotauro bis

E intanto, nelle aule giudiziarie torinesi, la scorsa settimana, si è tornati in aula con l’inchiesta Minotauro.

Il processo si celebra per ordine della Cassazione, che il 12 maggio 2016 aveva confermato 23 condanne (tra cui Nevio Coral, ex sindaco di Leini a 8 anni per concorso esterno) ma ne aveva annullate alcune con rinvio. Quella di Domenico Agresta (Volpiano, 5 anni in secondo grado), Salvatore Demasi (Rivoli,12 anni), Valerio Ierardi (Pont Canavese, 1 anno e 10 mesi), Rosario Marando (4 anni), Giuseppe Nirta (3 anni e 8 mesi) e Domenico Portolesi (7 anni).

Gli ‘ermellini’ avevano inoltre derubricato l’accusa di voto di scambio in quella meno grave di reato elettorale per Giovanni Macrì e per effetto estensivo anche nei confronti di Antonino Battaglia, l’ex segretario comunale di Rivarolo.

Nel corso della rinnovazione del dibattimento sono stati ascoltati alcuni nuovi pentiti, fra cui Domenico Agresta, omonimo dell’imputato, che nel corso dei suoi numerosi colloqui con gli investigatori ha reso anche dichiarazioni relative all’omicidio del procuratore Bruno Caccia, commesso nel 1983, chiamando in causa un ex terrorista rosso: del caso se ne sta occupando la procura di Milano nell’ambito di un processo che vede imputato il panettiere Rocco Schirripa di Torrazza Piemonte. .

Tornando al 2016, uno solo degli imputati, Giuseppe Mastromatteo, era stato assolto dalla Cassazione “per non avere commesso il fatto”.

Oltre alla condanna per Coral, la Cassazione aveva confermato le condanne di Agostino Nicodemo, (Cuorgnè 8 anni), Vittorio Bartesaghi (Nole Canavese, 3 anni), Gaetano Cortese (Rivoli, 5 anni), Vincenzo Femia (Torino 6 anni e 6 mesi), Nicodemo Ientile (Sant’Ambrogio, 5 anni e 6 mesi),  Nicola Macrina (San Benigno, 9 anni), Stefano  Modafferi (Torrazza P.te 7 anni), Antonino Occhiuto (Salassa 2 anni e 8 mesi), Antonio Papalia (Torino, 7 anni),

Vito Pollifroni (Platì (RC) 5 anni e 6 mesi), Antonio Romano (Torino 7 anni), Natale Romeo (San Giusto, 10 anni), Bruno Trunfio, Torrazza (7 anni) e Giovanni Vadalà (Chivasso 7 anni e 4 mesi). Si aggiungono le condanne in seguito a ricorsi giudicati inammissibile di: Cosimo Arena (Torino 8 anni e 6 mesi), Francesco Direda (Cerignola (Fg) 2 anni e 4 mesi), Franco Lo Surdo (Piossasco 3 anni e 3 mesi), Francesco Napoli (Torino 8 anni e 6 mesi), Antonio Pagliuso (Vignola (Mo) 3 anni), Bruno Raschillà (San Francesco al Campo 7 anni), Stella Raso (Torino 2 anni e 9 mesi).