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06 Dicembre 2017 - 16:44
Antonello Ghisaura
To’ guarda! Sembrava una sparata, un’uscita delle sue, e invece l’idea lanciata da Antonello Ghisaura, assessore all’Urbanistica di Settimo Torinese, ha raccolto l’appoggio di tutti (o quasi) i “big” del Partito Democratico del territorio. Tutti pronti a tirare per la giacca Matteo Renzi o chi per lui in merito alle candidature per le prossime elezioni politiche. Ghisaura l’aveva detto: “Io confido che, per i collegi uninominali, nel Pd si facciano le primarie. Lo stiamo chiedendo alla segreteria nazionale che ha già detto no, ma è ancora possibile un ripensamento”. I seggi di Camera e Senato, infatti, si giocheranno sì nei collegi plurinominali, dove si eleggeranno più candidati in base alla proporzione dei voti, ma anche nei collegi uninominali, dove passerà un candidato solo, il più votato tra tutti.
Detto questo, se l’idea “primarie” sembra ragionevole per Ghisaura, outsider alla ricerca disperata di una candidatura, stupisce che lo sia anche per chi un posto quasi assicurato dovrebbe avercelo già.
Emblematico l’esempio della deputata barbaniese Francesca Bonomo, alla fine del primo mandato. Se è vero che un secondo mandato non si nega a nessuno, è scontato che un posto in lista, lei, ce l’abbia già, nel collegio uninominale che va da Ivrea fino a Ciriè e le Valli di Lanzo. Eppure è disposta a giocarselo. “Di principio sono d’accordo a fare le primarie - spiega -. Credo siano uno strumento importante per avere candidati rappresentativi del territorio”.
Il che fa sorridere il sindaco di Cossano Canavese, presidente dell’Anci Piemonte, Alberto Avetta. Già perché le primarie del collegio - se dovesse decidere di farsi avanti o se qualcuno gli chiedesse di farlo - gli aprirebbero non una porta, ma un portone… “Credo che la ratio della legge elettorale per quanto riguarda i collegi uninominali sia proprio quella di premiare il candidato con il massimo legame possibile con il territorio - dice lui -. Certo, ci sono i deputati uscenti, ma la logica della legge quella è e non l’ho fatta io, ne prendiamo solo atto. Nei collegi uninominali l’elettore guarda al nome prima che al partito, se a questo punto vogliamo essere coerenti con noi stessi dobbiamo ragionare per candidare la migliore figura possibile, e non è detto che sia il deputato uscente. Le primarie, in questo senso, potrebbero essere uno strumento per coinvolgere i territori nella scelta delle migliori candidature possibili”.
Più critico Francesco Brizio, l’ex sindaco di Ciriè. “La proposta ha senso - sottolinea -. Ma credo che il partito ormai abbia preso una posizione chiara, molto chiusa. Insomma, non penso che le primarie siano realizzabili vista la contrarietà della segreteria nazionale”.
Brizio, peraltro, mette già le mani avanti: “Io non cercherò una candidatura, lo escludo categoricamente, in questa fase non ci sono le condizioni. Ci fosse una fase in cui il partito individua delle modalità di scelta e ne discute, potremmo parlarne, ma così non è neanche ben chiaro quali organi del partito si occuperanno delle candidature”. Favorevole alle primarie, anzi favorevolissimo, anche l’attuale primo cittadino di Ivrea, Carlo Della Pepa. “Le primarie, fatte in maniera seria, sarebbero uno strumento utilissimo - dice -. Peraltro, visto che a Ivrea ci saranno le primarie anche per il candidato sindaco, si potrebbero fare in parallelo”. Come per Brizio, il forfait arriva anche da Della Pepa: “Io faccio il sindaco - spiega - e continuerò a farlo, sono stato votato per questo”.
Così come per Ivrea e Canavese, anche per i big di settimese e chivassese le primarie sarebbero lo strumento adatto per scegliere i candidati dei collegi uninominali. E se a dirlo è Gianna Pentenero, attuale assessore al Lavoro della Regione Piemonte, allora il “fronte pro primarie” non può che avere maggiore voce in capitolo. “Sono assolutamente d’accordo - commenta -. Visto che già i cittadini non avranno grande possibilità di scelta rispetto ai parlamentari che eleggeranno rispetto alle persone, le primarie potrebbero essere un modo per coinvolgerli maggiormente”. Lei che, peraltro, per candidarsi dovrebbe chiedere una deroga al partito, visto che fa già l’assessore regionale. “Sono le norme sagge del Pd - sospira -. Ci penserò”.
Chi dice di non avere ancora pensato ad una possibile candidatura è Libero Ciuffreda, ex sindaco di Chivasso. Anche lui, l’ennesimo, a favore delle primarie. “Penso sia un’iniziativa lodevole - commenta -. Un modo per far crescere e nascere candidature radicate nel territorio, scelte dai cittadini. Fosse per me farei le primarie allargate, non solo di partito, proprio perché ritengo che i candidati dei collegi uninominali debbano essere espressione di tutto il territorio, non solo di una fazione politica”.
L’unica voce fuori dal coro, non tanto idealmente quanto nella pratica, è quella del sindaco di Bollengo Luigi Sergio Ricca, già assessore regionale. Anche lui nome spendibile per una candidatura (“Se qualcuno me lo chiede, ci ragiono bene”).
Ma le primarie proprio no. “Di per sé sarebbero una buona strada, fossero disciplinate seriamente - dice -. Purtroppo a volte sono facilmente influenzabili dal voto non di appartenenza, e con le tempistiche strette che ci sono mi sembra ancor più complicato. Diciamo che la proposta arriva un po’ tardi…”.
Già, le tempistiche. Con le politiche fissate a marzo, in effetti, organizzare una campagna elettorale così complessa non è la scelta più facile da prendere. Ma se c’è la volontà, si fa. Soprattutto qui, dove di nomi in lizza ce ne sono tanti, troppi, visti i seggi a disposizione.
E proprio per questo le primarie potrebbero avere senso anche dal punto di vista della segreteria nazionale, che farebbe così spallucce sui nomi dei candidati, senza rischiare di scontentare l’uno o l’altro. In fondo, nel segreto delle urne, i candidati li deciderebbe l’elettore. Mica Renzi….
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