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La Grande Guerra

La Grande Guerra Lo spettacolo che avverrà a Favria (To) il sabato 27 ottobre alle ore 21,00 salone Polivalente vicino al Palazzo Martinotti, sede del Municipio. Lo spettacolo tratta ovviamente la la Prima Guerra Mondiale. Il termine “Grande Guerra” è apparso a partire dal 1914, quando divenne subito evidente già da allora che l’estensione delle operazioni militari, i milioni di soldati sul campo e la sua durata ne avrebbero fatto un conflitto dalle dimensioni inedite e senza termine di paragone. In questa storia il narratore, Angelo Greco che ne ha anche curato l’adattamento, rappresenta la figura di un soldato in trincea e attraverso le sue vicende e vicissitudini si arriva alla vittoria finale. Questi elementi teatrali sono intervallati da alcuni brani caratteristici del periodo eseguiti magistralmente dalla banda di Favria. Non è un ricordo come tanti altri per il centesimo anniversario della Grande Guerra. La storia, i fatti di quel terribile evento ci sono tutti, ma quello che qui si mostra è il dolore, la sofferenza, il costo umano di un conflitto che per la prima volta cancellò la dignità degli esseri umani gettandoli nell'inferno della fame, del freddo, della solitudine e della morte. Le trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra. Quando i vari governi europei decisero di scendere in campo, tutti erano convinti che si sarebbe trattato di una guerra veloce in cui era essenziale sfruttare il valore temporale. Invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavati centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all’attuale Polonia. Questi lunghi corridoi, profondi poco meno di due metri, comparvero da subito anche sul fronte italiano, in pianura, sull’altipiano carsico e in alta montagna, in mezzo alla neve. Nasce quindi spontaneo chiedersi come vennero costruite le trincee, quale fosse la vita di un soldato al loro interno, come dormissero, come mangiassero, e quali fossero i problemi di tutti i giorni. In molte testimonianze si possono leggere gli stati d’animo, le emozioni, le paure, la voglia di scappare da quell’inferno. Ma si possono anche cogliere le cronache di vita reale, di come fosse stata organizzata questa convivenza sul fronte, vicino al proprio nemico. Si scoprono così le dure regole imposte dai comandi e le punizioni per coloro che si rifiutavano di combatte. Ma si scopre la grande umanità dei semplici, mandati a morire, delle loro amicizie e del loro coraggio. La più semplice e terribile definizione della vita di un soldato durante la Prima Guerra Mondiale la dà il poeta Ungaretti, anch’egli soldato nella Grande Guerra, attraverso la sua poesia “Soldati”: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Nella storia i personaggi sono interpretati dall’organico stesso della banda, che interpretano sul piano musicale dei soldati al fronte. Angelo Greco per rendere la storia in forma molto più teatrale ha inserito personaggi e situazioni non previste dal testo solo narrato. In questo contesto Angelo Greco ha anche arrangiato i brani eseguiti dal chitarrista, dal clarinettista e dal fisarmonicista nelle vesti dei soldati al fronte. Oltre alla banda di Favria faranno parte dello spettacolo come attori nei panni del soldato e del sergente Andrea Martinetto e Livio Dematteis, Pino Greco alla chitarra, Danilo Savant Ros alla fisarmonica e Bruno Costa Laia al clarinetto, Sabrina Pecchenino cantante, Sara Castagna come narratrice e voce retorica. La regia è di Angelo Greco che ne ha curato il testo e la realizzazione coadiuvato dal maestro Alberto Pecchenino e da tutti i musici e con la collaborazione del gruppo alpini di Favria per la fornitura di divise e bandiere ed altro materiale scenico. In conclusione negli anni degli anniversari si cerca sempre, non senza qualche forzatura, di recuperare, di "resuscitare" a volte, storie e e testimonianze del nostro passato. Questa storia di soldati, di uomini che hanno dato la vita, o ai quali la vita è stata tolta in nome di uno Stato che forse non lo meritava, è la storia di ufficiali che credevano in quello che facevano e fino all'ultimo hanno combattuto pensando alla pace da raggiungere, ma è anche e soprattutto la storia di una strage, i cui responsabili sono stati generali e comandanti italiani incapaci che hanno mandato al massacro migliaia di giovani senza pensare che a loro stessi. E' la storia minore, che solitamente si perde, che ci racconta del logorio di trincea, nella morte per fuoco amico, a volte nella voglia di diserzione ma è anche una storia di amicizie, di affetti e di tutto quanto la guerra, in ogni tempo e luogo cancella e schiaccia senza alcun diritto trasformando la vita in orrore. Uno spettacolo da non perdere per riflettere a cento anni dalla fine della Grande Guerra, perché “nella vita” come scriveva Gianni Rodari “ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra”. Favria, 19.10.2018 Giorgio Cortese Nella vita di ogni giorno nessuno di noi è giunto dove è unicamente per essersi issato da solo. Siamo qui perché qualcuno si è chinato e ci ha aiutato, e allora accingerci a risollevare qualcuno da terra: è il solo motivo che ci autorizzi a guardare qualcuno dall’alto in basso!
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