Borsalino non trova pace. Continua il braccio di ferro tra Haeres Equita, la società dell'imprenditore svizzero Philippe Camperio che ha in affitto l'azienda, e i curatori fallimentari. Secondo fonti vicine a Haeres Equita da domani non si potranno più produrre nello stabilimento alessandrino i cappelli Borsalino o altri prodotti con lo storico marchio. Haeres stessa spiega che "a fronte dell'ingiusta iniziativa assunta dal Fallimento Borsalino, valuterà ogni più opportuna azione a tutela della propria immagine, dei propri diritti e della continuità aziendale". L'ultimo colpo di scena riguarda il contratto di affitto che Haeres, nonostante la diffida dei curatori, non avrebbe provveduto a pagare nei tempi utili. Contratto che si è risolto intorno al 20 febbraio scorso per inadempimento. Entro 90 giorni, quindi, dovrà restituire l'azienda ai curatori. Non è vero, replicano fonti vicine a Haeres: la lettera di risoluzione del contratto di affitto è stata inviata a Haeres Equita dopo il pagamento. Le speranze di trovare un accordo fra Camperio e i curatori, che consenta la vendita dell'intero complesso aziendale, comprensivo del marchio, non sono molte: Haeres ha pagato 18 milioni il brand Borsalino e non vuole perdere nulla. I curatori fallimentari, Stefano Ambrosini e Paola Barisone hanno incontrato i sindacati presso lo storico stabilimento di Spinetta Marengo (Alessandria). "La priorità rimane sempre salvaguardare i lavoratori, che passano dalla Haeres alla Borsalino Spa. Abbiamo chiesto ai curatori di valutare l'inserimento di una clausola sociale che mantenga l'occupazione, sul territorio", commentano Claudio Cavallaretto (Cisl) ed Elio Bricola (Uil). "I lavoratori della Borsalino sono arrabbiati e delusi, con mille dubbi. Oltre a essere preoccupati per una vicenda di cui si scopre ogni giorno un pezzo nuovo. Sembra quasi una lenta agonia", afferma Maria Iennaco della Cgil di Alessandria. I lavoratori della Borsalino sono circa 130.
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