Camorra, faida a San Giovanni a Teduccio: domani convalida dei fermi per i D’Amico, incastrati dalla ‘cimice’ in casa del boss

omicidio MIgnano
L'omicidio di Luigi Mignano, ucciso nel rione Villa a San Giovanni a Teduccio (foto Kontrolab)
di Laura Nazzari

Si terrà domattina, dinanzi al giudice per le indagini preliminari Montesarchio del Tribunale di Napoli, l’udienza di convalida del fermo dei sette esponenti del clan D’Amico di San Giovanni a Teduccio accusati di avere avuto un ruolo nell’agguato di camorra che, lo scorso 9 aprile, è costato la vita Luigi Mignano (cognato del boss detenuto Ciro Rinaldi detto ‘Mauè’) e nel quale è rimasto ferito il figlio Pasquale.

Sei indagati rispondono di omicidio e di tentato omicidio con l’aggravante della matrice camorristica, mentre un settimo risponde solo di favoreggiamento aggravato dalla matrice camorristica. Contro gli indagati vi sono le intercettazioni ambientali in casa del boss Umberto D’Amico (arrestato con l’accusa di essere il mandante). Intercettazioni nel corso delle quali un altro indagato, Umberto Luongo (braccio destro dei D’Amico), manifesta apertamente l’intenzione di «attaccare quelli del Pazzigno» in modo tale da portare a compimento la strategia di accerchiamento dei clan rivali. «Tra un mese dobbiamo dettare legge», è un altro passaggio che registrano le ‘cimici’.

Tra le sette persone arrestate nella giornata di ieri su decreto di fermo spiccato dal pm antimafia Antonella Fratello, due erano libere benché condannate in primo grado a pene superiori ai 10 anni. Erano libere perché nel corso del dibattimento, che vedeva sul banco degli imputati il gotha dei D’Amico per reati (contestati a vario titolo) di associazione, droga ed estorsione, decorsero i termini di custodia cautelare. Tutti gli imputati non detenuti per altro vennero così scarcerati e da liberi attesero la definizione del processo (29 settembre 2019). Umberto Luongo fu condannato a 12 anni, Gennaro Improta (arrestato ieri) fu condannato a 13 anni. In quel processo era imputato anche Umberto D’Amico per il quale il pm aveva chiesto 21 anni: i giudici del Tribunale di Napoli lo mandarono assolto. Attualmente è in corso in Corte d’Appello il processo di secondo grado, il sostituto procuratore generale ha girà rassegnato le sue conclusioni. Fissato un calendario di udienze per le discussioni del collegio difensivo.

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domenica, 5 Maggio 2019 - 11:56
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