Israele mette fuorilegge la solidarietà. E la chiamano "democrazia"
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Israele mette fuorilegge la solidarietà. E la chiamano "democrazia"

Israele mette fuorilegge la solidarietà. Globalist ne ha già dato conto ma l’atto compiuto dallo Stato ebraico rappresenta un ulteriore salto di gravità nell’attacco ad ogni possibilità di resistenza da parte palestinese. 

Ong palestinesi sotto attacco
Ong palestinesi sotto attacco
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Ottobre 2021 - 18.28


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La decisione è troppo grave per non ritornarci. Israele mette fuorilegge la solidarietà.

Globalist ne ha già dato conto ma l’atto compiuto dallo Stato ebraico rappresenta un ulteriore salto di gravità nell’attacco ad ogni possibilità di resistenza da parte palestinese. 

La notizia

Il 19 ottobre 2021 il ministero della Difesa israeliano ha emesso un decreto militare che ha dichiarato sei “organizzazioni terroriste” sei gruppi della società civile palestinese: Addameer, al-Haq, Difesa dei bambini palestinesi, Sindacato dei comitati per il lavoro agricolo, Centro “Bisan” per la ricerca e lo sviluppo e Unione dei comitati delle donne palestinesi.

Il decreto mette fuorilegge le attività di queste associazioni, vieta il finanziamento e il mero supporto in loro favore e autorizza la chiusura delle loro sedi, il sequestro dei loro beni e l’arresto del loro personale.

Ignorato dalla stampa mainstream nostrana, il provvedimento emanato dal ministero della Difesa israeliano è stata oggetto di un durissimo editoriale di Haaretz, il quotidiano progressista di Tel Aviv.

Articolo tradotto in italiano da Donato Cioli per AssoPacePalestina.

“La dichiarazione del governo che definisce le organizzazioni della società civile in Cisgiordania come organizzazioni terroristiche è una follia distruttiva ed è una macchia su tutti i partiti della coalizione e sullo stato stesso. La messa al bando dei gruppi per i diritti umani e la persecuzione degli attivisti umanitari sono caratteristiche tipiche dei regimi militari, in cui la democrazia nel suo senso più profondo è lettera morta. L’ordine firmato dal ministro della Difesa Benny Gantz designa come organizzazioni terroristiche sei Ong la cui attività può essere riassunta come segue.

Addameer offre assistenza legale ai prigionieri, raccoglie dati sulle incarcerazioni, comprese le cosiddette detenzioni amministrative (senza processo) e agisce per porre fine alla tortura.

Al-Haq documenta le violazioni dei diritti umani palestinesi nei territori occupati.

La sezione palestinese di Defense for Children International monitora l’uccisione di bambini e il benessere dei bambini imprigionati in Israele.

L’Unione dei Comitati del Lavoro Agricolo aiuta gli agricoltori palestinesi, principalmente nell’area C della Cisgiordania che, in base agli accordi di Oslo, è sotto il pieno controllo israeliano.

Sono inclusi nella dichiarazione del governo anche l’Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi e il Centro Bisan per la ricerca e lo sviluppo. L’intenzione è chiara: Israele combatterà queste organizzazioni come combatte il terrorismo.

D’ora in poi, non c’è più distinzione tra coloro che conducono una lotta violenta contro lo stato e feriscono civili innocenti, da un lato, e dall’altro, avvocati di organizzazioni per i diritti umani che offrono assistenza legale a prigionieri o attivisti di sinistra in organizzazioni che si oppongono alla tortura, proteggono donne e bambini e i loro diritti o documentano la violazione dei diritti umani nei territori. Ora, chiunque sia affiliato a queste ultime organizzazioni è assimilato a un terrorista.

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C’è una netta differenza tra definire la lotta nonviolenta contro l’occupazione come ‘terrore diplomatico’ e designare i gruppi per i diritti umani come organizzazioni terroristiche. Il significato letterale ora è chiaro: ogni resistenza all’occupazione è terrore. Israele sta minando la distinzione tra lotta legittima e illegittima.

Questo è un vantaggio per le organizzazioni terroristiche e per l’uso della violenza. Se tutte le forme di resistenza costituiscono terrore, come si può resistere all’occupazione senza essere terroristi? Non è chiaro cosa stesse pensando Gantz quando ha firmato l’ordine.

Lui, come il ministro dell’Interno Ayelet Shaked ,sta forse flirtando con un immaginario elettorato di destra, sognando il giorno in cui sarà incoronato a guidare la destra dopo Benjamin Netanyahu? È un tentativo di controbilanciare il suo incontro con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, che ha gettato su di lui una macchia di sinistra?

In ogni caso, è indice di una confusione totale, che posiziona il cosiddetto ‘cambiamento di governo’ nell’estrema destra e trasforma in una farsa la partecipazione ad esso di partiti di sinistra e di centro.

Se questo è il cambiamento che il governo sta conducendo e questi sono i suoi colori politici, non è chiaro come lo si possa ancora difendere solo per il timore che l’alternativa siano nuove elezioni. Si può solo sperare che, in assenza di resistenze interne, sia il duro rimprovero degli Stati Uniti e la loro richiesta di chiarimenti a porre fine a questa mossa vergognosa”, conclude Haaretz

La protesta 

In risposta all’annuncio, Khaled Quzmar, direttore generale di Defense for Children International – Palestine, ha affermato che il suo gruppo respinge l’accusa di terrorismo “come un’altra azione ingiusta delle autorità israeliane per criminalizzare ed eliminare il nostro lavoro legittimo in materia di diritti umani e protezione dell’infanzia”.

“Difendiamo i bambini palestinesi nei tribunali militari israeliani ed denunciamo gravi violazioni contro i bambini palestinesi per mano delle forze israeliane”, continua la dichiarazione.

“Visto che anni di delegittimazione e campagne di disinformazione contro di noi non sono riuscite a fermare il nostro lavoro, le autorità israeliane scelgono ora di intensificare le tattiche repressive etichettando come terroriste le organizzazioni della società civile”. La comunità internazionale deve utilizzare tutti i mezzi disponibili per addossare alle autorità israeliane la responsabilità degli attacchi mirati e della repressione delle organizzazioni della società civile palestinese”, ha affermato Quzmar.

“Un atto caratteristico dei regimi totalitari”

Human Rights Watch e Amnesty International, che lavorano a stretto contatto con la maggior parte di questi gruppi, hanno emesso questa dichiarazione congiunta:

“Questa sorprendente e ingiusta decisione è un attacco del governo israeliano al movimento internazionale per i diritti umani. Da decenni, Israele cerca costantemente di impedire il monitoraggio sulle violazioni dei diritti umani e punisce chi critica le sue leggi repressive contro i palestinesi. Il nostro personale e le nostre organizzazioni hanno subito espulsioni e divieti di viaggio ma sono i difensori dei diritti umani palestinesi a sopportare il peso maggiore della repressione. Il decreto del 19 ottobre rappresenta un’allarmante escalation che minaccia di mettere il bavaglio ai più importanti gruppi della società civile palestinese. Decenni di mancate prese di posizione della comunità internazionale hanno incoraggiato le autorità israeliane ad agire in questo modo. Da come reagirà a questo decreto, si capirà se e come la comunità internazionale vorrà proteggere i difensori dei diritti umani. Siamo orgogliosi di lavorare da decenni con i nostri partner palestinesi che rappresentano il meglio della società civile globale. Stiamo dalla loro parte contro questa oltraggiosa decisione”.

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 “Per decenni – rimarcano AI e Hrw –  le autorità israeliane hanno cercato sistematicamente di mettere a tacere chi vigila sui i diritti umani e di punire chi critica il suo dominio repressivo sui palestinesi. Mentre il personale delle nostre organizzazioni ha affrontato espulsioni e divieti di viaggio, i difensori dei diritti umani palestinesi hanno sempre sopportato il peso maggiore della repressione. Questa decisione è un’escalation allarmante che minaccia di chiudere il lavoro delle più importanti organizzazioni della società civile palestinese. Il fallimento decennale della comunità internazionale nel contestare le gravi violazioni dei diritti umani israeliane e imporre sanzioni significative ha incoraggiato le autorità israeliane ad agire in questo modo sfacciato”.

Le due Ong internazionali hanno poi espresso il loro orgoglio di lavorare con le organizzazioni della società civile palestinese, dicendo: “siamo al loro fianco nello sfidare questa decisione oltraggiosa”.

Il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem, che è stato anch’esso più volte preso di mira dal governo israeliano per il suo lavoro, ha definito la decisione “un atto caratteristico dei regimi totalitari, con il chiaro scopo di chiudere queste organizzazioni”.

“B’Tselem è solidale con i nostri colleghi palestinesi, è orgoglioso del nostro lavoro congiunto nel corso degli anni ed è risoluto a continuare così”, ha affermato il gruppo.

Anni di attacchi

“Israele –   sottolinea Yumna Patel in un report per Mondoweiss – ha una lunga storia nel prendere di mira le organizzazioni della società civile palestinese ritenendole organizzazioni “terroristiche”. Nel 2019, Al-Haq è stato uno dei numerosi gruppi presi di mira in una campagna diffamatoria dall’allora ministro israeliano per gli affari strategici Gilad Erdan, che accusava i gruppi di ‘terrorismo’. 

L’anno prima, Erdan aveva invitato l’Unione Europea e gli Stati europei a interrompere il loro sostegno finanziario e i finanziamenti ad Al-Haq e a una serie di altre istituzioni per i diritti umani che “hanno legami con il terrorismo e promuovono il boicottaggio contro Israele”. 

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In un comunicato, Al-Haq ha respinto fermamente la designazione fatta dal Ministero della Difesa israeliano, il 19 ottobre 2021, di Al-Haq e di cinque altre organizzazioni della società civile palestinese come “organizzazioni terroristiche”, ai sensi della legge nazionale antiterrorismo israeliana del 2016 e chiede l’adozione di misure internazionali solidarietà e misure concrete per assicurarne l’immediata rescissione.

“Le accuse infondate r – recita il comunicato – appresentano un’allarmante e ingiusta escalation di attacchi contro il popolo palestinese nella sua lotta per la libertà, la giustizia e il diritto all’autodeterminazione.

La diffusa e sistematica diffamazione da parte di Israele delle Ong palestinesi per i diritti umani e dei difensori dei diritti umani mira a delegittimare, opprimere, mettere a tacere e drenare il loro lavoro e le loro risorse. Inoltre, l’applicazione illegale della legge nazionale israeliana al territorio palestinese occupato (Opt) serve a rafforzare il mantenimento del suo regime coloniale e il suo insieme.

Per decenni, Al-Haq ha lottato per porre fine alle politiche e alle pratiche coloniali illegali di apartheid, di discriminazione razziale istituzionalizzata e di dominio sul popolo palestinese di Israele che, dal 1948, hanno negato al popolo palestinese di esercitare il suo inalienabile diritto all’autodeterminazione.

Al-Haq è una delle principali organizzazioni palestinesi che chiede la responsabilità e la fine dell’impunità di Israele per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. 

Non è una coincidenza che la recente escalation di misure punitive da parte di Israele contro Al-Haq e altre organizzazioni della società civile sia arrivata subito dopo l’apertura di un’indagine della Corte Penale Internazionale sui crimini di Israele nella situazione in Palestina. A tal fine, Al-Haq manterrà instancabilmente i suoi sforzi per garantire che gli autori di crimini di atrocità di massa israeliani siano ritenuti responsabili.

La storia della difesa dei diritti umani, dall’Africa all’America Latina e in altri angoli del globo, ha dimostrato che i mezzi e i metodi dell’oppressore non hanno limiti. Nel tentativo di liberare la Palestina dall’apartheid israeliano e dal regime coloniale, il nostro lavoro come difensori dei diritti umani non sarà scoraggiato o messo a tacere. Confidiamo nella solidarietà dei nostri amici e partner in tutto il mondo nell’affrontare questi ostacoli posti davanti a noi.

La lotta palestinese è una lotta universale contro l’oppressione e la negazione dell’autodeterminazione nella ricerca della giustizia e della capacità di vivere con dignità. Rimaniamo fermi nel sostenere un futuro dignitoso per il popolo palestinese e la liberazione della Palestina dalle catene del governo coloniale illegale di Israele.

La giustizia prevarrà!”. 

Senza giustizia, ha ripetuto più volte Papa Francesco, non c’è pace. Nel mondo. In Terrasanta. Ma chi governa Israele non è di questo avviso. 

 

 

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