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Nicola Amoruso, l'attaccante italiano più prolifico che non ha mai giocato in Nazionale

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Il suo primato è senza dubbio fra i più curiosi nel mondo del calcio: Nicola Amoruso è infatti l'attaccante italiano più prolifico fra quelli che non hanno mai giocato in Nazionale maggiore. 

Sono ben 113 i goal firmati in Serie A dal giocatore pugliese, con 12 maglie diverse (altro record, ma in questo caso condiviso con Marco Borriello) su un totale di 13 squadre rappresentate nel massimo campionato, che salgono a 14 con la Serie B.

Nel suo palmarès non mancano i titoli: Amoruso ha infatti vinto 3 Scudetti, una Supercoppa Italiana, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa europea con la Juventus, cui vanno aggiunti una Coppa Italia nella stagione del debutto con la Sampdoria e un Campionato europeo Under 21 nel 1996.

A livello personale si è anche laureato capocannoniere della Coppa Italia in maglia bianconera nella stagione 2001/02. 

GIOVANE PROMESSA: L'ETICHETTA DEL PREDESTINATO

Nicola Amoruso nasce a Cerignola, in provincia di Foggia, il 29 agosto 1974. Inizia a giocare a calcio fin da giovane nel Trinitapoli, formazione dell'omonima cittadina nei pressi di Andria, per poi essere scoperto dalla Sampdoria, che lo porta nel suo Settore Giovanile. Nel 1991 il centravanti entra a far parte della Primavera blucerchiata dopo lo storico Scudetto vinto dai ragazzi di Boskov.

A 19 anni, nel 1993, inizia ad essere aggregato alla Prima squadra e c'è per lui la soddisfazione di un debutto prestigioso nel grande calcio: il 12 dicembre 1993, nel palcoscenico di San Siro, Amoruso, che precedentemente aveva giocato in alcune amichevoli ed era stato in panchina, subentra a Bertarelli al 67', nel corso della ripresa della gara contro l'Inter.

"Ho esordito nella Sampdoria, - ricorderà anni dopo in un'intervista a 'Jz Sport News' - con la quale sono cresciuto calcisticamente. Posso dire di aver avuto il privilegio di giocare con calciatori formidabili come Mancini ed esser stato allenato da un tecnico internazionale come Eriksson. Con l’Inter, nonostante perdemmo per 3-0, l’emozione di poter entrare in un campo gremito come San Siro, è una di quelle che ti rimane in mente per tutta la vita".

Già dalle sue prime uscite si capisce che il ragazzo ha la stoffa del grande attaccante, tanto che in diversi, vedendolo giocare, gli cucciono addosso l'etichetta del predestinato. Attacante tecnico dal fisico longilineo, nella sua prima stagione si rivela al grande pubblico con 3 reti in 8 presenze, in campionato, segnate nel girone di ritorno all'Udinese, alla stessa Inter e alla Reggiana, cui si sommano 2 presenze nella Coppa Italia che i blucerchiati si aggiudicano battendo nella doppia finale l'Ancona.

L'anno seguente si riavvicina a casa: lo acquista infatti la Fidelis Andria, e Amoruso conferma le ottime impressioni destate nella prima stagione: diventa titolare della squadra e segna 15 goal in 34 presenze, molti di pregevole fattura. Un metro e 86 centimetri per 75 chilogrammi, ha un fisico longilineo, grandi doti tecniche e vede la porta con regolarità. I mezzi per diventare un grande attaccante ci sono tutti e molti, a soli 20 anni, lo considerano un predestinato. 

"Avevo tante richieste. - spiega - E scelsi io di andare ad Andria nonostante l’offerta del Verona, che era una squadra più forte, costruita per andare in A. Ma io volli fortemente andare ad Andria, per stare vicino ai miei dopo cinque anni lontano da casa. E fu una bellissima stagione, con un ottimo piazzamento".

Anche perché l'anno seguente si conferma in Serie A, dove gioca da titolare con la maglia del Padova. I biancoscudati retrocedono in Serie B, ma Amoruso, che fa coppia in attacco con Goran Vlaovic quando quest'ultimo torna in campo dopo il delicato intervento alla testa, disputa una gran stagione e totalizza 14 goal in 33 partite.

Padova Serie A 1995/96Wikipedia

TANTI GOAL E L'APPRODO ALLA JUVENTUS

Il talentuoso attaccante pugliese attrae su di sé le attenzioni niente di meno che della Juventus di Lippi, appena laureatasi Campione d'Europa nella precedente stagione. Madama investe 7 miliardi e mezzo per aggiudicarselo e tutti credono che Nicola possa affermarsi definitivamente a Torino. Ma in bianconero la concorrenza è tanta, la giovane punta fa il suo, alternando buone cose a prestazioni meno convincenti.

Resta in bianconero consecutivamente per 3 stagioni, debutta e risulta prezioso in Champions League e nelle coppe internazionali. La prima stagione è la più positiva, visto che 'Nick' riesce andare in doppia cifra realizzativa sommando le sue marcature nelle varie competizioni: 4 goal in campionato, uno in Coppa Italia, uno nella Supercoppa Europea e 4 in Champions League, per un totale di 10. Nella seconda e nella terza (in cui resta fuori diversi mesi per essersi fratturato il perone) ha meno spazio e si ferma a 6, ma sa sempre rendersi utile alla causa.

Per lui, che da ragazzo tifa Juventus, giocarci è comunque un sogno che si avvera.

"Arrivai in una Juventus che l’anno prima vinse lo Scudetto. - ricorderà - Acquistarono non solo me, bensì diversi ragazzi giovani tra i quali anche Iuliano. Ci catapultammo in un mondo totalmente nuovo, la squadra era lontana anni luce dalle altre. Giocava un calcio spettacolare ed era conosciutissima a livello europeo. Seppur fossi davvero giovane, capii subito in che ambiente mi trovassi, quali fossero le regole, gli obiettivi e il DNA della Juventus. Bisognava vincere con professionalità e stare attento ai comportamenti che si avevano". 

"Io fin da piccolo ho tifato Juve - racconta Amoruso - e, ritrovarmi a vestire la maglia della mia squadra del cuore fu qualcosa di sensazionale. Ancora oggi mi ritengo fortunato di aver fatto parte di una società di quel calibro. Il giocatore che mi sorprese di più e, che sorprese tutti visto che arrivò con una grande ombra di dubbio, fu Zidane. Nessuno di noi lo conosceva e fin da subito ci fece capire che grande campione fosse. Zizou è stato uno dei calciatori che ha scritto la storia del calcio, un atleta straordinario con il quale ho avuto il piacere di giocare".

Nicola Amoruso Juventus Rosenborg UEFA Champions League 12091998Getty Images

"Per me si trattò di un’esperienza unica anche a livello tecnico, prendendo in considerazione anche l’uomo che sedeva in panchina: Marcello Lippi. Allenatore che mi permise di vivere un periodo unico. Ti rendi conto di esserti abituato talmente bene e di aver avuto la fortuna e bravura di giocare in un club del genere solo quando lo lasci. Non è certamente facile lasciare una compagine del genere. Questa esperienza ti segna davvero tanto, perché la Juventus ha tifosi in tutto il mondo e io ad ogni modo rimango e rimarrò sempre un calciatore che ha vestito la maglia bianconera".

I titoli arrivano copiosi: 2 Scudetti, la Supercoppa Europea 1996 battendo il PSG (subentra nella gara di andata e realizza il 6° goal bianconero nell'1-6 di Parigi), la Coppa Intercontinentale del 1996 (non entrando in campo), la Supercoppa italiana 1997 vinta contro il Vicenza (anche in questo caso restando in panchina). Gioca anche con l'Italia Under 21, con cui colleziona 4 presenze e una rete nel biennio 1994-96 venendo espulso in seguito a un accenno di rissa nella celebre finale degli Europei contro la Spagna, che nonostante l'inferiorità numerica gli Azzurrini di Cesare Maldini faranno loro ai calci di rigore. 

In bianconero è fra i protagonisti dello storico 6-1 fuoricasa al Meazza contro il Milan di Sacchi il 6 aprile 1997. Amoruso è fra i più scatenati e segna anche uno dei goal bianconeri. 

"Fu una partita che concluse un ciclo per il Milan di Sacchi, - dirà a 'Radio Musica Television' - che aveva nelle sue fila da grandissimi campioni come Maldini,  Baresi e Costacurta (assente per infortunio, ndr). Partimmo subito in vantaggio, finimmo il primo tempo 4-0. Una partita che non ebbe mai storia, eravamo una squadra fortissima anche in Europa. Per me è un bel ricordo, per i milanisti un po' meno".

Nicola Amoruso Juventus Champions League 1997-98Bongarts

PERUGIA, NAPOLI E L'APPARENTE DECLINO

Dopo tre stagioni a Torino, nel 1999 la Juventus decide di privarsi di Amoruso e lo cede in prestito al Perugia, che in quella stagione è guidato da Carlo Mazzone. L'attaccante pugliese è protagonista di un'annata positiva, con 28 presenze complessive fra campionato e Coppa Italia e 11 reti in Serie A. L'ultima gara resta però indimenticabile: in un Renato Curi completamente allagato per l'incredibile acquazzone che si abbatte su Perugia, gli umbri battono 1-0 la Vecchia Signora con un goal di Calori e consegnano di fatto lo Scudetto nelle mani della Lazio.

"È stata una fortuna essere stato allenato da Carlo Mazzone, - dichiara Amoruso a 'Radio Musica Television' - per me il 1999/00 è stato un anno stupendo. Il mister rendeva alcuni momenti drammatici, simpatici e comici con la sua personalità e romanità. La famosa partita contro la Juventus ero combattuto se giocarla o meno, perchè ero di proprietà della Juventus ma in prestito al Perugia. I giornali il sabato fecero delle supposizioni, visto che sarei dovuto partire dalla panchina, e così andai da Mazzone convinto di voler scendere in campo dal primo minuto. Giocai un tempo e mezzo, facendo il mio dovere. Il resto è storia, due anni dopo sarei ritornato alla Juventus".

Per Amoruso, che in quegli anni è sotto la procura di Alessandro Moggi, inizia quella che sarà una costante: i continui cambi di maglia. Nel 2000 si trasferisce a titolo definitivo al Napoli di Corbelli, ma la stagione, sul piano dei risultati, è molto deludente per i colori partenopei. La squadra passa dalla guida di Zeman a quella di Emiliano Mondonico, e alla fine retrocede in Serie B, classificandosi al penultimo posto.

Nicola Amoruso Napoli-Reggina Serie A 12162000Getty Images

L'attaccante di Cerignola, tuttavia, si conferma a livello personale, risultando comunque il bomber degli azzurri con 32 presenze fra campionato e Coppa Italia e 10 goal realizzati.

"Fin da giovane ho avuto una certa simpatia nei confronti della piazza partenopea, - ha detto a 'Jz Sport News' - soprattutto dopo aver conosciuto mia moglie che è napoletana. L’anno in cui giocai a Napoli fu buono sotto il punto di vista personale, ma non lo ricordo con grande gioia perchè retrocedemmo. Fu un’annata davvero molto sofferta e ciò fu dovuto anche dal cambio di allenatore e alle varie problematiche societarie. La fame di calcio della piazza e la tifoseria calorosa contraddistinguono questo club da molti altri. Mi sarebbe piaciuto giocare con il Napoli in annate migliori. Benché la stagione non sia stata fra le migliori, devo ammettere che a livello umano fu davvero bella".

Con la retrocessione dei campani nel 2001/02 fa ritorno alla Juventus, alla cui guida c'è nuovamente Marcello Lippi, e con cui gioca la sua quarta e ultime stagione. In campionato trova poco spazio (9 presenze, di cui la maggior parte subentrando dalla panchina, senza reti) ma è protagonista in Coppa Italia, competizione di cui si laurea capocannoniere segnando 6 goal in 7 gare. In tutto mette insieme 7 reti in 22 gare, vincendo il terzo e ultimo Scudetto della sua carriera.

BOMBER DI PROVINCIA E LA RINASCITA CON LA REGGINA

La seconda esperienza juventina è tuttavia per Amoruso soltanto transitoria, e per lui inizia una fase complicata della sua carriera. L'attaccante è sballottato ogni anno in una squadra diversa, e anche il rendimento ne risente. Nell'estate 2002 torna al Perugia, ma con Cosmi non scocca il giusto feeling. A gennaio approda così al Como, ma quella dei lariani è una stagione infelice, culminata con il penultimo posto, la retrocessione in Serie B e il fallimento.

Amoruso totalizza 6 goal in 14 presenze nella seconda metà di stagione, poi approda al Modena e l'anno seguente al Messina. A livello personale sono stagioni piuttosto travagliate, in cui l'attaccante pugliese è lontano dai suoi standard di rendimento migliori. Con i Canarini i 5 goal segnati in 25 presenze non evitano la retrocessione in B della squadra, la seconda consecutiva per il giocatore, mentre l'anno seguente benché le reti restino 5 in 22 presenze con i siciliani, i giallorossi chiudono il 2004/05 con un prestigioso 7° posto.

Molti sono convinti che il classe 1974 abbia speso ormai gli anni migliori della sua carriera da calciatore. Ma si sbagliano, perché 'Nick' ha bisogno soltanto della giusta piazza per tornare la punta letale degli anni Novanta. La chance gliela offre la Reggina del presidente Foti, realtà con cui Amoruso, varcato lo Stretto vive una sorta di seconda giovinezza, visto che nelle tre stagioni con la maglia amaranto va sempre in doppia cifra.

nicola amorusoGetty Images

In tutto segna 40 goal in 98 presenze, stabilendo il suo primato di reti e presenze con una singola squadra, con il picco di 17 centri in campionato nel 2006/07, stagione in cui con il suo partner d'attacco Rolando Bianchi e Walter Mazzarri in panchina è fra i grandi protagonisti di un'epica salvezza, con la squadra che aveva iniziato l'anno con 15 punti di penalizzazione. Per il bomber di Cerignola una rinascita in pieno stile.

"La maglia della Reggina è stata la mia seconda pelle, fu un’esperienza fantastica. - afferma - Arrivai in amaranto a 31 anni e per me si rivelò una seconda giovinezza. Devo ammettere che è stato qualcosa di straordinario. Tutt’oggi sono molto legato con la città, con la società e con la piazza. In particolare quell’anno lì riuscimmo a fare qualcosa di unico che ancora oggi è rimasto negli annali, riuscendo a salvarci nonostante quegli infiniti punti di penalizzazione. Giocavamo a memoria e ci divertivamo davvero tanto, e ancora oggi quel traguardo lo consideriamo a tutti gli effetti il nostro Scudetto".

"Senza dubbio, - aggiunge - quelle emozioni mi legano ancora molto a quella maglia. Con Mazzarri ho sempre avuto un ottimo rapporto, tutt’oggi periodicamente ci sentiamo e siamo rimasti in contatto. È un tecnico molto sanguigno e secondo me molto sottovalutato, nonostante l’ottimo lavoro fatto nel corso delle stagioni. Stiamo parlando di una persona che ci mette tanta passione in quello che fa e io l’ho sempre considerato molto importante per la mia carriera".

LE ULTIME STAGIONI: AMORUSO NEL CLUB DEI CENTENARI

Nonostante le brillanti prestazioni, Amoruso viene costantemente ignorato dai Ct. che si susseguono alla guida della Nazionale azzurra. Che resterà per lui sempre un rimpianto.

"Indubbiamente - ammetterà a 'Jz Sport News' - dispiace non aver raggiunto la maglia della Nazionale, ma allora nel reparto avanzato erano presenti davvero molti fenomeni. Cercare di togliere il posto a uno come Vieri, Del Piero o Signori non era affatto facile. Inoltre, i posti a disposizione erano davvero pochi, perciò diveniva un’impresa conquistare un posto in nazionale maggiore. Forse l’avrei meritata nell’anno in cui feci 17 gol con la Reggina, ma nonostante ai tempi non la raggiunsi, non me ne feci un problema e non lo è tutt’ora". 

Proprio non aver mai giocato con l'Italia, sarà la base però per Amoruso per stabilire un record che resta a tutt'oggi imbattuto: quello di miglior bomber di sempre in Serie A senza mai aver vestito la divisa azzurra.

nicola amorusoGetty Images

Per sua scelta, dopo la brillante esperienza vissuta a Reggio Calabria, che gli consente di superare il muro dei 100 goal segnati in Serie A, Amoruso decide infatti di giocare nella penisola anche negli ultimi anni di carriera, declinando le proposte che arrivavano dall'estero, come quella dello Shakhtar Donetsk.

"Verso fine carriera ci fu l’opportunità di andare in Ucraina allo Shakhtar Donetsk, offerta che erroneamente rifiutai. Sinceramente stavo molto bene in Italia, poi siamo consapevoli che il calcio del nostro Paese è uno dei migliori, quindi sono felice di quello che ho fatto nel corso delle mie stagioni da calciatore. Nonostante ciò quella scelta a fine carriera fu molto sbagliata, perchè ripensandoci ad oggi, mi sarebbe piaciuto molto vivere un ambiente differente da quello vissuto nella nostra nazione".

Amoruso gioca ancora in A con Torino, Siena, Parma e Atalanta, portando il suo totale di realizzazioni nel massimo campionato a 113 goal. L'ultima rete arriva il 28 marzo 2010 contro la sua Juventus, all'età di 35 anni. Nell'estate 2011, dopo una stagione in B con la Dea senza mai giocare, si allena con il Perugia, che deve disputare il campionato di Seconda Divisione. Ma il 29 agosto, nel giorno del suo 37° compleanno, decide di ritirarsi dal calcio giocato. Assieme a Borriello ha anche un altro primato, quello di aver segnato in Serie A con 12 maglie diverse.

"Non è stato voluto, - assicura - spesso me ne sono dovuto andar via da una squadra forzatamente. Nonostante ciò, questo continuo cambio mi ha fatto molto bene sotto il punto di vista umano. Ho avuto la possibilità di vedere e vivere diverse città e quindi conoscere luoghi nuovi e gente nuova. Umanamente parlando, mi sono arricchito davvero tanto. Decisi di cambiare in più occasioni perchè arrivavano proposte importanti che mi permettevano di valutare più fattori".

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