Federico Marchetti Italy 2010Getty

Sudafrica 2010: Federico Marchetti si riscopre protagonista ai Mondiali

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Dal 31 agosto del 2008 al 14 giugno del 2010: 654 giorni in tutto. Tanto è passato dall’esordio in Serie A di Federico Marchetti, ai suoi primi minuti giocati in un Campionato del Mondo. Un arco di tempo ristretto nel quale è passato dall’essere un portiere arrivato solo a venticinque anni nel calcio che conta, all’uomo al quale molti italiani si sono ritrovati ad affidare le speranze di vedere la Nazionale difendere con onore il titolo conquistato nel 2006.

Un’ascesa fulminea e in qualche modo inaspettata, figlia però di tanta gavetta, del duro lavoro e di prestazioni che l’hanno portato in brevissimo tempo ad essere considerato uno dei migliori portieri in circolazione. Un portiere, per inciso, in Italia secondo solo a Gianluigi Buffon.

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Prima del 6 giugno 2009, Federico Marchetti non aveva mai vestito una maglia azzurra. Non aveva rappresentato l’Italia a livello giovanile e nemmeno aveva compiuto il ‘passo intermedio’ dell’U21. Era un giocatore a totale digiuno di Nazionale, ma che aveva trovato in Marcello Lippi un commissario tecnico pronto a puntare forte su di lui.

Marchetti d’altronde, fin dal suo approdo nel 2008 al Cagliari, aveva dimostrato di essere un estremo difensore esplosivo, affidabile e soprattutto capace di crescere di partita in partita. Quando dunque nel 2009 fa il suo esordio in Nazionale in un’amichevole vinta 3-0 a Pisa contro l’Irlanda del Nord, sa che l’Italia ha già iniziato la sua marcia di avvicinamento a Sudafrica 2010, e sa anche che le possibilità di prendere parte ai Mondiali non sono poche.

Nel caso ad attenderlo non ci sarebbe ovviamente una maglia da titolare, ma la cosa d’altronde è ovvia, visto che in quel momento nessuno può impensierire colui che è già ampiamente considerato uno dei più grandi portieri di ogni tempo: Buffon.

Se non ci sono dubbi su chi sarà il numero 1, la corsa che porta ai gradi di suo vice è ancora aperta. Quando manca meno di un mese all’inizio dei Mondiali, a contenderseli sono De Sanctis, Sirigu e appunto Marchetti. Sono infatti tutti e tre stati inseriti nella lista degli ‘azzurrabili’ ,e se l’allora portiere del Napoli in fatto di esperienza non ha rivali, gli altri due rappresentano il ‘nuovo’ che sta avanzando a grandi falcate.

A guadagnarsi un posto tra i ventitré che prenderanno parte alla spedizione sudafricana saranno De Sanctis e Marchetti e la scelta per il ruolo di ‘secondo’ ricadrà sull’estremo difensore del Cagliari.

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Il suo dovrebbe essere un Mondiale vissuto da comprimario, ma dal ritiro azzurro che si svolge al Sestriere, giorno dopo giorno iniziano a prendere sempre più vigore dei sussurri che ben presto diventano voci: Buffon non è al meglio.

La saracinesca della Juventus è reduce da un’annata complicata nella quale ha dovuto fare i conti con problemi alla schiena che, a quanto pare, non gli danno ancora tregua.

Per la Nazionale perdere un campionissimo come Buffon potrebbe rappresentare un colpo terrificante. Della squadra che quattro anni prima si è laureata campione del mondo in Germania sono infatti rimasti in pochi e la nuova generazione non sembra essere all’altezza di quella precedente. Non ci sono più i Nesta, Del Piero, Toni, Totti, Inzaghi e Grosso, solo per citarne alcuni, e tra i reduci del 2006 c’è anche chi da tempo non riesce più ad esprimersi ad alti livelli.

Sarà lo stesso Buffon, pochi giorni prima dell’inizio del Mondiali, a spiegare come le ambizioni non siano allo stesso livello delle motivazioni.

“Se arrivassimo ai quarti - dirà in un’intervista a ‘Repubblica’ - sarei ragionevolmente contento”.

L’obiettivo non può essere quindi confermarsi campioni, ma almeno la fase a gironi va superata in maniera agevole. L’Italia è stata infatti inserita nel Gruppo F insieme a Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Sperare in un sorteggio più favorevole era obiettivamente impossibile.

La prima sfida, quella con il Paraguay, intanto si avvicina sempre di più e a silenziare le voci legate alle condizioni di Buffon è la più incredibile delle polemiche: tutti i portieri volati in Sudafrica sono concordi nel parlare di ‘Jabulani’, il pallone utilizzato nel torneo, come di un qualcosa semplicemente scarso.

E’ diverso da quelli con i quali si gioca abitualmente, cambia traiettoria in maniera a volte inspiegabile ed è fin troppo leggero. La sensazione di molti è quella che si sia deciso di puntare su un pallone ‘imprevedibile’, per garantire un maggior numero di goal. E quindi di spettacolo.

“Mi sono accorto fin dal primo giorno di ritiro che questo pallone non va - spiega lo stesso Buffon - Ai Mondiali c’è il meglio del calcio planetario e ai campioni bisogna dare qualcosa di decente. Questo pallone decente non lo è”.

Il pallone di Sudafrica 2010 ha tutti i crismi di una ‘trappola’, ma la buona notizia per l’Italia è che sarà Buffon l’uomo chiamato a ‘disattivarla’. Il portiere azzurro è infatti abile ed arruolabile per l’esordio contro il Paraguay ed ovviamente tra i pali tocca a lui.

La prima fase della gara che si gioca a Città del Capo vede la squadra di Lippi fare abbastanza bene, ma al 39’ è l’’Albirroja’ a passare in vantaggio: calcio di punizione battuto da Torres dalla trequarti azzurra, il pallone spiove in area dove c’è Alcaraz che si infila tra Cannavaro e De Rossi e di testa insacca.

La sfera va a morire all’angolino alla sinistra del portiere azzurro, lì dove probabilmente nessuno sarebbe potuto arrivare, ma intanto Buffon resta totalmente immobile.

Gli azzurri rientrano quindi negli spogliatoi sapendo che nella ripresa ci sarà una partita da rimettere sui giusti binari, e quando ne riescono lo fanno sapendo che dovranno farlo non potendo contare sulla loro saracinesca.

Buffon infatti non fa ritorno in campo e tra i pali si sistema Marchetti che, da un minuto all’altro, si ritrova a vivere il momento più alto della sua carriera. L’Italia riuscirà poi a pareggiare grazie a De Rossi, che siglerà il goal che fisserà il risultato sul definitivo 1-1. Dopo il triplice fischio finale a destare preoccupazione, più che il risultato deludente, saranno le condizioni di Gigi.

Gianluigi Buffon Federico Marchetti Italy 2010Getty

Il tempo per recuperare c’è infatti tutto, ma la sensazione è quella che la Nazionale atterrata in Sudafrica non possa permettersi di perdere il suo giocatore più importante.

A tranquillizzare tutti ci pensa proprio Buffon.

“E’ stato un risentimento al nervo sciatico, spero di poter recuperare in un paio di giorni. Per un attimo ho temuto di essermi strappato”.

Il giorno successivo è quello delle indiscrezioni che fanno pensare ad una situazione ben più grave, ma a spiegare realmente come stanno le cose sarà il professor Castellacci dopo gli esami medici di rito.

“E’ una piccola ernia del disco e i tempi di recupero non sono valutabili. Noi proveremo a recuperare il giocatore ed è per questo che Buffon resta con noi. Non ci sono grandissimi margini, ma ci sono e ci inducono a tentare”.

Con Buffon impossibilitato a scendere in campo, tocca a Marchetti cercare di non farlo rimpiangere. I 45’ giocati contro il Paraguay non hanno rappresentato un grande banco di prova, visto che gli avversari non sono mai arrivati dalle sue parti, e quella contro la Nuova Zelanda, almeno sulla carta, si presenta come una sfida che non dovrebbe creare troppi problemi agli azzurri.

“Sono convinto di poter fare bene e sono mentalmente preparato. So che le mie caratteristiche sono diverse da quella di Gigi: lui è completo in tutto, più veloce e reattivo ed è per questo che è il migliore al mondo. Io sono più esplosivo ed ho grande consapevolezza nei miei mezzi. Sento che i compagni hanno fiducia in me. La mia è una storia unica ed ora diventa ancora più bella”.

Gli uomini di Lippi, per dare un senso diverso al girone, sono chiamati a vincere, ma a Nelspruit le cose si fanno fin da subito più complicate del previsto. L’Italia soffre la fisicità degli ‘All Whites’ e già al 7’ si riscopre in svantaggio quando Smeltz dalla corta distanza porta in vantaggio i suoi. Come già accaduto contro il Paraguay, la difesa azzurra si fa sorprendere sugli sviluppi di una punizione dalla trequarti e Marchetti, con un avversario lasciato troppo solo a due passi dalla porta, può fare poco per evitare l’inevitabile.

E’ una beffa perché fino al triplice fischio finale resterà praticamente inoperoso e non avrà la possibilità di riscattarsi. L’Italia intanto pareggia anche la sua seconda partita questa volta grazie ad un rigore trasformato da Iaquinta, il tutto mentre nei pensieri degli appassionati italiani inizia a serpeggiare il timore di una clamorosa eliminazione.

La gara decisive per le sorti azzurre, quella contro la Slovacchia, si disputa il 24 giugno all’Ellis Park di Johannesburg. La classifica parla di una situazione ancora ampiamente recuperabile, ma al 25’ è Vittek, con una precisa conclusione dal limite a sbloccare le marcature.

L’Italia gioca male e al 35’ Marchetti deve volare alla sua destra per disinnescare una conclusione dalla lunghissima distanza di Strba.

Nella ripresa gli uomini di Lippi tornano in campo con un piglio diverso e in alcune occasioni vanno ad un passo dal pareggio, ma al 73’ è ancora Vittek, sugli sviluppi di un corner, a mettere in rete il pallone che vale il 2-0.

Federico Marchetti Italy 2010Getty

L’Italia accorcia con Di Natale all’81’, ma all’89’, a chiudere definitivamente i giochi, sarà Kopunek che, servito addirittura da fallo laterale, approfitta di una terrificante dormita della retroguardia azzurra e batte Marchetti per il 3-1. Il goal di Quagliarella, a pochi istanti dalla fine del match, riaccenderà solo nei più ottimisti una flebile speranza. L’Italia campione del mondo saluta Sudafrica 2010 dopo tre sole partite e lo fa da ultima di un girone abbordabilissimo. Agli ottavi vanno il Paraguay e proprio la Slovacchia.

Il giorno successivo sarà quello dei processi e della ricerca del responsabile di un vero e proprio disastro sportivo. Sul banco degli imputati finisce ovviamente Marcello Lippi, il commissario tecnico che solo quattro anni prima era stato accolto al suo rientro in Italia come un eroe, e con lui ci saranno diversi altri giocatori, compreso proprio Marchetti.

Il portiere del Cagliari non ha commesso errori gravi quando è stato chiamato in causa, ma in tanti gli rimproverano il fatto di non essere stato abbastanza reattivo in alcune occasioni e soprattutto di non aver guidato la difesa con la personalità di un vero leader. Come Buffon avrebbe fatto.

“E’ successo tutto insieme - racconterà anni dopo ai microfoni di ‘Sky’ - Un anno prima avevo esordito in Serie A e poi è arrivata subito la Nazionale. Il secondo anno al Cagliari è stato contraddistinto da infortuni e cose che capitano quando non sei sereno. Ai Mondiali non ero spensierato come al solito, portavo addosso una situazione che andava avanti da alcuni mesi. Forse un Marchetti normale avrebbe potuto fare di più, ma è inutile parlarne con i se e con i ma”.

Poche settimane dopo la conclusione dei Mondiali, Marchetti si riscoprirà degradato a quarto portiere a Cagliari. Alcune sue dichiarazioni riguardo la possibilità di approdare alla Sampdoria non vanno infatti giù al presidente Cellino che reagisce ‘condannandolo’ ad una stagione da semplice spettatore.

Il suo mondo viene completamente ribaltato ed il ragazzo che si era ritrovato lì ad un passo da una fulminea consacrazione, si ritrova a fare i conti con una realtà fatta di poco campo e tanti dubbi.

Marchetti troverà nell’estate del 2011 nella Lazio una società pronta a puntare su di lui. In biancoceleste vivrà tante stagioni da grande protagonista, vincerà una Coppa Italia, quella storica della finale contro la Roma, e si riguadagnerà anche il ritorno nel giro azzurro.

Prandelli gli concederà le sue ultime tre partite in Nazionale e lo convocherà per la Confederations Cup del 2013, mentre Antonio Conte lo inserirà nella lista dei ventitré per Euro 2016.

“I Mondiali del 2010 non hanno rappresentato un qualcosa di felice per tutti e soprattutto per me - dirà nel corso dello stage pre-Europei - Di quell’esperienza ho dei ricordi sia belli che brutti. Passare poi dai Campionati del Mondo ad essere quarto portiere al Cagliari è stata dura. Sudafrica 2010 l’ho metabolizzato bene rispetto a quanto mi è successo dopo”.

Una scalata incredibile l’ha portato sul palcoscenico più importante del mondo, ma i più critici nel 2010 non gli hanno perdonano il fatto di non essere stato all’altezza di una leggenda, quando probabilmente pochissimi portieri avrebbero potuto far meglio in una situazione così complicata.

La Nazionale che si è presentata in Sudafrica era infatti composta da troppi giocatori a fine ciclo, e non poteva essere un ragazzo con sole 68 partite di Serie A alle spalle a cambiare l’essenza delle cose.

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