Elezioni 2019: c'è chi vuole il 'fronte unico', ma a sinistra si parlano lingue diverse

L'arcipelago della sinistra si conferma, anche a Empoli, un mare difficile da navigare, piccole 'isole politiche' di cui a stento si scorgono i confini. Le secche degli ultimi periodi non hanno certo reso meno agitate le acque, così tutto quello spazio politico resta di fatto una grande incognita tra spinte all'unità della 'grande isola del centro-sinistra' e campanilismi ideologici.

A sinistra Empoli dice 'no' al PD

A pochi mesi dalle elezioni a Empoli sembra chiara una sola cosa: la possibilità di un fronte unico composta dal Pd e da ciò che sta alla sua sinistra non interessa a nessuno. Troppo profondo il burrone scavato sia a livello nazionale che locale dalle politiche di questi anni. Questo quanto raccolto da gonews.it sondando gli umori di quell'area che comprende Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, PCI, quel che resta del progetto LeU e il fuoriuscito Mdp.

La conflittualità che si è consumata fuori e dentro il consiglio comunale nei quattro anni di Brenda Barnini non verrà chiusa nel cassetto delle logiche politiche. Nessun passo indietro, insomma, per l'unità della sinistra contro destre e populismi che anche a Empoli potrebbero prendere piede, questo quanto ribadito da tutti gli attori.

Dusca Bartoli, consigliera comunale di Fabbrica Europa e esponente LeU, spiega che "bisogna evitare di trovare soluzioni che non sono quelle che servono agli empolesi", mentre Rifondazione Comunista attraverso Davide Carpentieri afferma che "l'alleanza con il PD non è presa in considerazione a causa di quanto fatto in questi anni". Potere al Popolo chiude ogni porta: "Non siamo conciliabili con forze neoliberiste e antipopolari, questa ipotesi non è nemmeno paventata"; altrettanto netta la chiusura del segretario federale fiorentino del PCI, Nuccio Marotta: "Non abbiamo intenzione di correre tutti insieme solo per impedire alle destre di vincere: questo ha finito per snaturare la sinistra e anche per questo le destre stanno ottenendo successi. Nessun accordo con il PD".

I punti di attrito con il Partito Democratico legano a stretto filo sia scelte nazionali che locali. Dusca Bartoli, da 4 anni all'opposizione a sinistra in consiglio comunale, parla di "grossi passi indietro su sanità, politiche sociali e privatizzazioni" e punta il dito contro il PD reo di aver governato "come establishment, più vicino a cooperative ed imprese che ai cittadini in difficoltà". La 'bocciatura' della Giunta Barnini passa quindi da "politiche sociali insufficienti" dalla mancata attuazione "di un piano per la casa degno di questo nome", da "un modello urbanistico obsoleto e votato al consumo di suolo" e dalla mancata risposta a chi "non può pagare le bollette e vede i servizi pubblici in mano ai privati". Duro l'attacco sulla sanità: "Abbiamo liste d'attesa più alte della Toscana centrale e difficoltà negli screening oncologici, le decisioni si prendono sempre più lontano da qui e questo crea problemi". Rifondazione Comunista invece spiega che "Barnini non ha operato malissimo, ma su alcuni punti come Daspo cittadino, acqua pubblica e degrado nelle frazioni non ha agito bene".  Per il segretario PCI dell'Empolese Valdelsa Sandro Scardigli serve un cambio di rotta "su privatizzazioni e tutela dei lavoratori", attraverso la "reinternalizzazione dei servizi, più politiche sociali, riorganizzazione dei sistemi degli appalti e maggiore attenzione ai lavoratori".

Eppure c'è chi non esclude del tutto un dialogo con il PD, ma nel mezzo ci sono davvero troppi se e troppi ma. Una grossa riserva a intraprendere una qualsiasi discussione viene dalle future scelte del PD a livello nazionale: se non ci sarà quella 'svolta' che gran parte della sinistra attende, sarà inutile qualsiasi invito a cena anche a livello locale. Il cambio di rotta, però, sembra gravato dalla zavorra del renzismo che nessuno sembra davvero intenzionato a buttare in mare. In Toscana ne è una dimostrazione l'elezione della renziana Bonafé, a livello nazionale il lavoro certosino della leadership del partito per "avviare una nuova stagione, ma senza rinnegare niente" (le parole sono quelle di Gentiloni che ha dato il benestare alla candidatura di Zingaretti con quello che sembra un vero e proprio 'commissariamento' ex ante sull'operato del nuovo segretario). I sette candidati alla segreteria sembrano portare qualche faccia più o meno nuova, ma forse niente più. Insomma tutto deve cambiare perché niente cambi, salvo lasciare nelle mani di Renzi l'unico vero stravolgimento possibile: la creazione di un partito ad personam che si stabilirebbe al centro dello scenario e spaccherebbe in due ciò che resta del PD creando un terremoto politico. Al momento non sono all'orizzonte grandi deviazioni della linea politica, anzi il fatto che il partito stia agitando la bandiera dell'antipopulismo e dell'antifascismo, è un segnale chiaro che si è scelto di puntare su questi aspetti per il rilancio, nascondendo sotto il tappeto il problema delle politiche sociali invocate a sinistra.

Le scelte nazionali potranno cambiare il rapporto a sinistra? È difficile dirlo, ma sembra chiaro che senza il 'passo a sinistra' del PD la rottura è data per scontata. A dirlo sono gli stessi attori. Per Rifondazione Comunista "ogni dialogo passa da uno stravolgimento a livello nazionale" precisando che qualora questa svolta ci sia "non ci sono  pregiudizi verso Brenda Barnini, ma dovrebbe mettersi ad un tavolo con noi e trattare, rinnegando gran parte di quello che ha fatto. Non crediamo sia possibile".  Dusca Bartoli è altrettanto scettica su un accordo: "Servirebbe una rivoluzione parecchio profonda nel Pd. Non chiudo nessuna porta, ma non ho parenti stretti. Ci sono dei punti su cui si deve cambiare rotta, se c'è la volontà di discuterne vedremo". PCI e Potere al Popolo non alzeranno nemmeno la cornetta se arriverà una chiamata di quel tipo.

A Empoli un PD 'civico'?

Il PD, quindi, correrà da solo, magari barricandosi (o diluendosi) dietro liste civiche, così come fece alle Amministrative 2014 quando già si consumò la rottura a sinistra con la candidatura alternativa di Dusca Bartoli.

Brenda Barnini sabato ha ufficializzato a sua candidatura con un post su facebook annunciando la campagna elettorale. Quel post è stato condiviso da 'Questa è Empoli' confermando che la Barnini potrà ancora contare sull'appoggio 'esterno' di quella lista civica. E non è escluso che il sindaco stia lavorando ad un fronte civico di maggiore peso.

Nella foto postata per presentare l'evento inaugurale della campagna al Cinema La Perla non era presente il simbolo del Partito Democratico, un dettaglio che potrebbe non essere casuale: considerato i tempi funesti in casa PD non è escluso che il primo cittadino possa scegliere un profilo più 'civico', lasciando in secondo piano il partito e presentandosi a capo di una lista meno politicizzata (almeno sulla carta). Questo permetterebbe alla Barnini di mettere sul piatto della bilancia solo quanto fatto dalla sua Amministrazione, lasciando in secondo piano il peso dei simboli di partito che in questa fase storica potrebbero condizionare molto il voto, anche a livello locale. Il rischio, infatti, è che in un clima di forte politicizzazione e con le europee alle porte (e la carica emotiva che quel tema porta con sé) il simbolo del PD possa essere un fardello molto pesante da portare. La 'scelta civica', quindi, potrebbe fare da velo di Maya sul percorso verso la ricandidatura a sindaco, centralizzando l'attenzione su quanto fatto in questi anni e riportando la discussione politica nell'ambito strettamente locale.

L'ipotesi del fronte di sinistra

Potrebbe profilarsi un non ben definito 'fronte di sinistra' che ambisce a diventare un vero e proprio 'quarto polo' alle prossime amministrative (alternativo a M5S, centrodestra e PD)? La domanda è logica, anche perché in quell'area ci sono molti punti in comune a livello programmatico (il tema dei servizi pubblici, del lavoro o delle politiche sociali).

La risposta, però, è molto più complicata perché la verità e che a sinistra del PD ci sono molte sinistre. Queste oscillano tra un'evidente unità di proposte politiche in ambito locale e il bisogno irrefrenabile di rivendicare una qualche diversità ideologica.

C'è chi, come Dusca Bartoli, sta battendo la strada del fronte unico, ma il dialogo sarà lungo e complesso. Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e PCI sembrano parlare una lingua simile (non uguale), ma c'è un po' di diffidenza di quest'ultimi verso il progetto LeU. Progetto che ha mostrato le sue debolezze con l'uscita di Mdp di qualche giorno fa per sondare "nuovi campi": forse i bersaniani guardano con speranza al nuovo corso del PD sperando in un 'segretario illuminato' che possa rilanciare politiche più a sinistra del renzismo, mentre parte di Liberi e Uguali resta scettico e guarda altrove. La scelta di Mdp, quindi, non aiuta il dialogo con l'area di riferimento alimentando dubbi e riserve sulla reale 'svolta a sinistra' di quell'area tutta. Al momento a livello locale gli esponenti di LeU sembrano mantenere una certa unità nonostante l'uscita di MdP, ma questa ennesima scissione rende ancor più incidentata la strada verso il fronte unico.

Ma verso quel progetto sta lavorando, come già detto, Dusca Bartoli, che non è escluso possa provare, come nel 2014, ad emergere quale candidata sindaco di un soggetto unitario di sinistra: "Puntiamo ad un ampio profilo che si raccolga intorno a obiettivi concreti e che raccolga le esigenze dei cittadini a cui il PD non ha dato risposta", spiega Bartoli per la quale una forza di sinistra di questo profilo "darebbe finalmente un'alternativa per non votare M5S e Lega a tanti elettori a cui la sinistra non ha più saputo dare risposta". Un quarto popolo su cui la stessa Bartoli sembra molto ottimista: "Credo che un profilo unitario possa puntare al ballottaggio". Carpentieri ribadisce la comunione di intenti con l'area a sinistra del PD con lo scopo di "arginare le fronde fasciste e l'estrema destra" e auspica l'accordo anche con l'area di Leu, ma chiarendo l'intenzione di "non fare il centrosinistra, ma una lista di sinistra, che rimetta al centro la questione del lavoro".

Ma più ci allontaniamo dai 'moderati' e più l'accordo sembra difficile. Potere al Popolo sembra non volersi esporre , "Non dobbiamo per forza candidarci alle Amministrative 2019, vogliamo portare le istanze di piazza nelle istituzioni, ma siamo più interessati a mostrarci coerenti con il nostro pensiero che a districarci nelle alleanze", ma poi puntualizza che "il dialogo con Rifondazione PCI e PC non è in discussione" lasciando intendere che che forse c'è poco interesse a cercare accordi più al centro.

Il PCI subordina la politica locale alle esigenze di rilancio del partito a livello nazionale mettendo dei grossi macigni su ogni accordo, anche all'interno della sinistra 'radicale': "Vogliamo riportare sulla scena politica la soluzione comunista e faremo accordi solo se la prospettiva è quella di una sinistra di classe con simboli e programmi coerenti. La nostra è un'operazione i carattere politico, ma anche culturale". Nessun accordo "tecnico- programmatico", quindi, ma "solo di carattere ideologico": un'alleanza di sinistra con il PCI ci sarà solo se riporta al centro "la cultura comunista e di classe", specificando che "senza queste condizioni possiamo correre da soli, non abbiamo nessun assillo elettorale". Categorico il no ad alcune forze politiche: "Possiamo provare a parlare con Sinistra Italiana, ma un accordo con Mdp è altamente improbabile";  una stoccata arriva anche alla Bartoli: "L'esperienza non è stata positiva fin dalla campagna elettorale scorsa in quanto ci sono stati atteggiamenti egemonici e poco ascolto". A barricare le posizioni del PCI, oltre il prerequisito ideologico, anche le più concrete logiche di partito che potrebbero creare un terreno sdrucciolevole addirittura per alleanze tra la sinistra radicale: "Non vogliamo accodarci ad esempio a Pap e poi sparire. L'alleanza elettorale non significa un nuovo soggetto politico, ma è tattica: ci deve solo dare visibilità. Nessuna subalternità politica, vogliamo dialogare con chiunque proponga una sinistra di classe, ma solo se avrà un ritorno per il nostro partito". È ovvio che questa posizione renda doppiamente difficile un qualunque tipo di dialogo, ponendo vincoli di carattere ideologico-culturale, ma innestando anche una prova di forza tra partiti sul campo della leadership (è difficile pensare che gli altri partiti accettino le condizioni di un partito con un peso elettorale modesto, ed infatti qualche passo indietro nel rapporto tra Pap e PCI c'è già stato a livello nazionale).

Gli scenari politici

Se però il fuoco amico si placherà e la sinistra non-PD corresse unita, uno scenario del genere avrebbe le seguenti conseguenze: disperdere il voto e abbassare la quota minima di accesso al ballottaggio, che significherebbe soprattutto indebolire il PD ed esporlo al rischio del secondo turno. La sinistra, quindi, potrebbe diventare un cavallo di Troia nelle mani della destra e in misura minore del M5S.

Partiamo dai numeri: quanto possa effettivamente valere questa area a sinistra è un grosso dubbio, ma alle Amministrative 2014 le liste che sostenevano Dusca Bartoli raggiunsero l'11,88%, mentre alle Politiche del 4 marzo LeU raggiunse il 4,85%, Pap il 2,01% e Il Partito Comunista 1,05%.

L'ipotesi più probabile allo stato attuale è che la somma dei voti di tutte queste forze possa arrivare al 10%, una percentuale che avrebbe come primo effetto quello di indebolire il PD conquistando i voti dei delusi e portando Brenda Barnini sul terreno scivoloso del ballottaggio. Ma anche il M5S potrebbe essere penalizzato: qualche voto, infatti, potrebbe venire anche da quegli elettori del M5S che non hanno apprezzato l'accordo con la Lega, tenendo anche presente che a Empoli i grillini hanno dialogato sempre a sinistra e una qualche 'osmosi' tra queste due aree ci potrebbe essere. Il M5S ha dichiarato di voler correre da solo e se non esclude 'cooperazione' su determinati progetti per la città, non ha aperto un dialogo per un accordo elettorale ribadendo l'estraneità alle logiche di destra-sinistra e allontanandosi così di fatto da quell'area.

Questo scenario sembra in fin dei conti avvantaggiare soprattutto un centrodestra che pare correrà unito. Se si riuscirà a formare un fronte unico di sinistra non-PD con un appeal elettorale maggiore, la sua presenza potrebbe infatti creare un paradosso: quello di togliere qualche voto a PD e M5S, favorendo la chance del centrodestra di giocarsi la partita del ballottaggio.

Ma la sensazione, a dire il vero, è che alla fine nella sinistra non-PD emergerà un polo moderato composto per la maggior parte dai militanti di Leu e uno o più poli che ruoteranno intorno a PaP e ai partiti Comunisti, raccogliendo presumibilmente meno voti complessivi.

Questa scelta ha grossi effetti di tipo elettorale, ma anche politico. In un contesto dominato da tre poli come quello attuale piccole percentuali di voto potrebbero essere decisive per decretare gli sfidanti del ballottaggio. Un fronte non unitario della sinistra non-PD potrebbe portare maggiori voti a M5S o PD, voti che potrebbero essere decisivi.

Ma per quell'area l'effetto politico sarebbe ancora più importante. Se l'obiettivo è quello di fare "politiche di sinistra" a Empoli, l'unico mezzo è portare propri rappresentanti in consiglio comunale. Per farlo serve superare il 3% di sbarramento della lista (poi sperare in una percentuale rilevante). Un fronte unico forse non potrà contendersi lo scranno da sindaco, ma almeno avrà una voce più forte per i prossimi 5 anni di Governo cittadino.

Giovanni Mennillo



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