Davide Carpentieri lascia Rifondazione: "Ecco perché dico sì a Barnini"

Mancava solo l’ufficialità che ora è arrivata: Davide Carpentieri lascia la segreteria del circolo empolese di Rifondazione Comunista ed appoggia la candidatura di Brenda Barnini a sindaco di Empoli.

La decisione è presa?
Sì, mi sono dimesso da segretario di Rifondazione Comunista ed alle prossime elezioni amministrative darò il mio appoggio alla candidatura di Brenda Barnini.

Perchè l'appoggio alla Barnini?
Ero e resterò sempre un comunista, non cambio il mio pensiero ma, di fronte all'avanzata della destra in Italia, credo che si debba ritrovare l'unità nel centro sinistra e, per farlo, l'appoggio del Pd è necessario.

Nel recente passato avevi anche apprezzato pubblicamente l'operato di questa Giunta
In molte cose non sono d'accordo col Pd e quindi nemmeno con lei, ma devo riconoscere che per Empoli ha lavorato bene e certe cose sono sotto gli occhi di tutti. Però, dato che da soli non possiamo andare, se vogliamo trovare unità per fare argine alla crescita della destra serve la sponda col Partito Democratico col quale si può parlare.

Col Pd empolese, quindi, si può parlare?
Secondo me sì ed è giusto farlo per non finire come a Cascina o come in altri capoluoghi della Toscana.

Con la Barnini hai già parlato?
Ancora no, ma il momento arriverà. Ho parlato e mi sono confrontato con Massimo Marconcini sia per amicizia che per il fatto che entrambi siamo di sinistra, e di lui mi sono fidato anche perchè abbiamo lo stesso progetto in mente, ovvero creare una sinistra dentro ad una coalizione di centro-sinistra.

Questa linea l'hai proposta anche nel partito prima di arrivare allo strappo?
Certo, ma il partito ha deciso di prendere un'altra strada ed io ho accettato la decisione. Poi, non essendo in accordo e dopo una lunga riflessione, ho preso la decisione di dimettermi e prendere questa strada. E' una decisione non dettata da logiche di poltrone ma solo per il bene della città.

Le dimissioni le hai già date?
Sì, ho la tessera del partito in tasca dal 1996 e non la voglio lasciare.

Come è stata presa in piazza del Popolo?
L'amicizia resta, ma dal punto di vista politico non è stata presa benissimo. Nessun rancore, nessuno ha sbattuto la porta, io ho motivato la mia decisione e non mi sento un escluso da Rifondazione, pur sapendo che poi dovrà essere il partito a prendere le sue decisioni.

Quando hai proposto la tua linea ti sentivi una mosca bianca?
Credo che alcuni potrebbero anche venirmi dietro, ma a livello di cariche nessuno. Di sicuro non sarò io a cercare di fare proseliti o a tirare qualcuno per la giacca. Per la stima che ho di tutti e per l'attaccamento al partito non lo farei mai. La mia posizione è chiara, se qualcuno mi vuol seguire ne sarei felice.

Che sensazioni hai dopo questo passo?
Sicuramente non è stato facile, essendo sempre stato in linea col partito una sensazione strana me la da, non lo nego. Ma la linea del partito non la potevo sposare, non me la sentivo addosso pur col massimo rispetto per Beatrice Cioni che stimo e che non c'entra col mio ragionamento. Io credo che il 4 marzo dell'anno scorso abbia cambiato molte cose e che, davanti a questa destra, si debba ritrovare unità.

Che reazioni hai percepito?
Le sento, così come leggo i commenti ironici di alcuni compagni. Qualche sassolino dalla scarpa me lo vorrei togliere anche io, ma non mi piace nè mi interessa farlo.

Da un punto di vista pratico, ora politicamente che farai?
Non so se farò parte o darò appoggio alla lista che si sta costituendo a sinistra, lo vedremo nei giorni che ci separano dalla presentazione delle liste. La proposta c'è, la valuteremo insieme.

Marco Mainardi

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