Turismo della memoria a partire dal 25 aprile: le proposte di Rifondazione

Firenze è piena di storia e di memoria, come larga parte della Toscana, dell'Italia e dell'Europa. Siamo abituati a mettere a valore il periodo medievale e quello rinascimentale. Tra il nostro passato vivono però anche le pagine della Resistenza. Vite partigiane, sangue versato per la nostra libertà e per quella Medaglia d'Oro che è vanto e gloria. Insieme all'ANPI il Comune di Firenze potrebbe promuovere percorsi e camminate capaci di mettere a valore il volto migliore della nostra città, sapendo raggiungere strade ai margini dei principali flussi di turismo, promuovendo cultura critica, anziché mero consumo.

Le strade portano anche nelle famigerate e sempre citate periferie. Un modo di usare la storia per il presente e il futuro, coinvolgendo studentesse e studenti che invece, sempre più spesso non riescono nemmeno a vedere le principali realtà artistiche della loro città (le scuole non riescono magari nemmeno a organizzare una gita agli Uffizi). Una città senza memoria è senza identità, perché l’identità è fatta di coscienza critica e di un processo capace di rinnovarsi quotidianamente.

Per questo il 25 aprile, alle ore 10.00, saremo in via Pandolfini 21r, a rendere omaggio ad Alessandro Sinigaglia, di cui il compagno Mario Noferini ha riassunto una breve scheda biografica. Gli appuntamenti poi sono ovviamente il pranzo in piazza Poggi e il pomeriggio in Santo Spirito. Non una ricorrenza, ma un impegno costante da valorizzare in occasione della Festa della Liberazione!

Dmitrij Palagi,
candidato Prc per il Consiglio Comunale per il Comune di Firenze


Alessandro Sinigaglia è una delle figure più significative, e forse anche tra le più dimenticate, della Resistenza fiorentina

La sua biografia umana e politica ne sono una testimonianza. Nato nel 1902, figlio di un padre di lontana origine ebraica e di una madre nera americana, meccanico l’uno e domestica l’altra in una villa di proprietà di una famiglia di ricchi statunitensi a Fiesole, già di per se costituiva una bella singolarità nella Firenze di inizio secolo.

Da subito aderisce al movimento comunista, partecipando alle azioni degli arditi del popolo, e dopo il servizio militare svolto in marina come sommergibilista, riprende intensamente l’attività militante ormai in semi clandestinità. Nel 1928 viene spiccato un mandato d’arresto nei suoi confronti da parte delle autorità fasciste ma riuscirà, con una freddezza che diventerà poi leggendaria, a sfuggire agli agenti di polizia venuti ad catturarlo.

Raggiungerà poi l’Unione Sovietica, dove frequentata la scuola di partito, inizierà una attività, di organizzatore e attivista, principalmente rivolta alla lotta antifascista. Nel 1935 lascerà la Russia inviato a collaborare con la missione dell’Unione Sovietica in Svizzera. Allo scoppio della guerra di Spagna sarà uno dei primi a raggiungere le forze della Repubblica e contribuirà alle attività di sminamento del porto di Barcellona.

Nell’ora della Retirada rientrerà in Francia dove verrà internato nel campo profughi di Vernet e da lì, finito nelle mani del regime di Vichy, trasferito in Italia e confinato a Ventotene.

Dopo la caduta di Mussolini si stabilisce a Firenze dove contribuisce all’immediata riorganizzazione del partito comunista locale e soprattutto alla creazione del Gap, i gruppi di azione patriottica, le formazioni partigiane che combattono in città. La sua convinzione ideale, l‘età, l’esperienza militare ne fanno un comandante naturale. Come tale parteciperà alle prime significative azioni della resistenza armata a Firenze.

Riconosciuto in un’osteria nella zona di Santa Croce da alcuni componenti della banda Carità, privo di armi, riuscito in un primo momento a sfuggire agli assassini, verrà ucciso in via Pandolfini, dove una lapide ricorda il suo sacrificio. Era il 13 febbraio 1944, il suo corpo rimarrà per ore sul selciato.

Una delle brigate partigiane che l’11 agosto 1944 parteciperanno alla liberazione di Firenze sarà intitolata a suo nome.

Nel dopoguerra verrà assegnata una medaglia d’argento al valor militare, ben poco riconoscimento per un combattente della libertà della sua statura. Ebreo, negro e comunista che non ebbe paura a combattere a viso aperto i nazifascisti, sapendo di rischiare ben più di molti altri per quel suo impegno.

Mario Noferini, Circolo PRC Firenze Sud



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