Dal 2025 potremo guardare le partite di Serie A in streaming a prezzi più bassi

Il Parlamento Europeo ha votato per la rimozione del geoblocking anche dai contenuti audiovisivi, consentendoci così di abbonarci al servizio che costa meno in Europa. Come funziona e quali sono i limiti
Dal 2025 potremo guardare le partite di Serie A in streaming a prezzi più bassi

Il mondo dei diritti tv, per come lo conosciamo adesso, potrebbe essere presto oggetto di una vera e propria rivoluzione. Che si tratti di guardare un film su Netflix, una serie su Disney + o la serie A su DAZN, una norma votata dal Parlamento Europeo potrebbe presto consentirci di pagare meno abbonandoci allo stesso servizio in un altro paese dell’Unione Europea, per noi più conveniente. In buona sostanza, l’Europa ha deciso di dare l’ultimo colpo al cosiddetto geoblocking, ossia il divieto per un cittadino italiano di abbonarsi ad un servizio streaming al di fuori dei confini nazionali. Dopo aver eliminato il blocco al commercio online nel 2020, ora si punta a dare il via libera anche ai servizi audiovisivi per la trasmissione di film, serie tv ed eventi sportivi.

Come funziona il geoblocking in Europa

Per Netflix il cambiamento non dovrebbe essere epocale visto che l’abbonamento non cambia tantissimo da Paese a Paese; potrebbe invece essere devastante l’impatto su serie A e coppe europee visto che un’approvazione di questo tipo consentirebbe ad un utente di abbonarsi ad un servizio streaming in Spagna che offre la serie A ad un prezzo minore rispetto a DAZN o Sky.

Ecco perché l’Ue si è presa un po’ di tempo per fare il punto della situazione e non rischiare di danneggiare nessuno o di andare contro a dei contratti già chiusi da tempo: «Poiché le norme attuali non si applicano a specifici servizi digitali che offrono contenuti protetti da copyright (come e-book, musica, software e giochi online), i deputati sottolineano i potenziali vantaggi dell'inclusione di tali servizi nelle norme dell'UE, se si dispone dei diritti richiesti per i territori interessati», spiega una nota diramata da Bruxelles che rimanda al 2025 la stesura definitiva del nuovo Regolamento.

Quali sono i limiti della norma

Possibile dunque che si finisca verso un’estensione dei diritti tv a livello europeo – e qui farebbe gioco forza la potenza di Netflix, Disney+, DAZN o di Sky che si estendono ben oltre i confini nazionali, mettendo fuorigioco colossi più nazionali come Rai o Mediaset. Un pericolo potenziale che porterebbe «a una significativa perdita di entrate nel settore, minaccerebbe gli investimenti in nuovi contenuti, ridurrebbe la diversità culturale dei contenuti, diminuirebbe i canali di distribuzione e, in ultima analisi, aumenterebbe i prezzi per i consumatori», rischiando così di ottenere l’effetto opposto rispetto alle intenzioni di partenza dei legislatori.

Cosa cambia adesso per i diritti tv

Insomma, per ora siamo in una fase di stallo e non dovrebbe cambiare nulla. Sappiamo che l’Ue è intenzionata a far fuori questo limite ma si scontra con la vendita nazionale dei diritti TV che rischierebbe di rendere carta straccia contratti multimilionari – non ultimo quello del prossimo triennio di serie A, vinto da DAZN e Sky. L’equilibrio migliore per utenti e detentori di diritti sarebbe riuscire a trovare un prezzo equo a livello europeo per lo stesso contenuto che ci permetta comunque di risparmiare rispetto ad ora senza rischiare di causare danni troppo forti ai singoli provider. Ne sapremo di più soltanto tra un anno, fino ad allora dovremo accontentarci dei soliti abbonamenti o, per i più temerari, della VPN.