La galletta Oro Saiwa amata da D'Annunzio, ora sceglie solo grano italiano

Da quest'anno l'Oro Saiwa Classico sarà prodotto solo con grano italiano proveniente da appezzamenti in un raggio massimo di 75 chilometri dallo stabilimento di Capriata d'Orba
Da oggi la galletta Oro Saiwa solo con grano prodotto nei paraggi

Lo stabilimento di Capriata d’Orba dove si producono gli Oro Saiwa è facile da trovare, basta seguire l’odore. E se l’inverno in campagna è caratterizzato da olezzi decisamente meno attraenti, almeno nell’area agricola dell’alto Monferrato i sensi si appagano con l’aroma della pasta per dolci. Dagli anni ottanta, nella fabbrica di Capriata si producono diverse linee di prodotto, ma il biscotto da inzuppare che si mantiene solido nei ricordi e nel palato di generazioni di italiani, e non solo, la fa da padrone assoluto. A contorno le 120 tipologie di prodotti diversi, perché l’idea negli anni è stata di tenere impegnate le mascelle non solo a colazione, ma durante tutta la giornata. Così, spazio a biscotti ai 5 cereali, ricchi di fibre, ai Cruscoro, a quelli (buonissimi) intarsiati di gocce di cioccolato, ai senza glutine, ai Ciok per la merenda. Oltre ad altri prodotti salati come i Tuc e i Cipster distribuiti sotto il brand Belin, di cui qui ai confini con la Liguria, nessuno stranamente rivendica la paternità.

Come fatto in casa, una casa grande 40mila metri quadri

È stupefacente osservare come il processo lavorativo sia, in fondo, semplice e invariato negli anni. Si parte dal secondo piano: impasto, tramoggiamento - che non è altro che la caduta per gravità dell’impasto -, spianatura, taglio, diverse fasi di cottura e lievitazione, selezione e impacchettamento, ancora caldo, mi raccomando che qui ci teniamo. Già perché uno degli slogan dell’azienda, nata a Genova nel 1956, è rimasto immutato nel tempo: impacchettati caldi. Per mantenere al massimo la fragranza, in pile da otto biscotti, su file da sei per due confezioni a pacco, il totale fa 96 gallette. Gli altri segreti della ricetta degli Oro Saiwa non vengono resi noti, ma si capisce presto che di segreto c’è ben poco tra gli ingredienti principali: farina di frumento, olio di girasole, zucchero, agenti lievitanti, amido, sale e aromi. Il risultato è il classico rettangolino decorato con la caratteristica greca che, guarda un po’, ha uno scopo ben preciso: favorire l’inzuppo a caldo.

La linea di produzione delle gallette Oro Saiwa.

Le calorie sono ok, adesso pensiamo alla sostenibilità

Insomma, anche dopo l’ingresso nel 2007 dell’azienda nella grande multinazionale Kraft, poi Mondelez, la galletta elogiata da D’Annunzio in persona da più di sessant’anni rimane buon protagonista di efficaci zuppe di latte. Certo, le tendenze alimentari hanno giocato a suo favore. Nessuno nel 1956 si sarebbe immaginato che la galletta ideata dalla Società Accomandita Industria Waffer Affini (Saiwa) con le sue 23 calorie si dimostrasse, oggi più che mai, perfettamente in linea con i dettami dei paladini della dieta sana. E, invece, Mondelez si è trovata tra le mani un’azienda sanissima, in tutti i sensi.

Per ogni foto dei follower del profilo Oro Saiwa si fa un contributo al Banco Alimentare.

Non paghi, si rilancia. Questa volta per inseguire un altro trend tanto d’attualità, la sostenibilità. Così, la novità è che, a partire da quest’anno, l’Oro Saiwa Classico sarà prodotto esclusivamente con grano italiano, proveniente da appezzamenti situati rigorosamente in un raggio massimo di 75 chilometri dallo stabilimento di Capriata d’Orba. E si fanno contenti un po’ tutti. In particolare, le 173 aziende agricole, 12 cooperative, 2 mulini della zona capaci di produrre complessivamente più di 14mila tonnellate di grano. E a questi ci aggiungiamo i 370 dipendenti che si distribuiscono nelle 24 ore, esclusi i festivi e i weekend, e che, se non impastano o confezionano a mano, vigilano sulla produzione scartando la malcapitata galletta che ha osato presentarsi sovrappeso all’imbustamento, nonostante i 100 metri di forno percorsi. E che non si dica che gli scarti si scartano. Qui non si butta via niente o quasi (scarti di produzione intorno al 2%): la cornice di pasta dopo il taglio delle gallette viene rimessa in impasto e le confezioni e le gallette fallate finiscono nel mangime animale. Ciliegina sulla torta? L'impianto di riciclo dell'acqua di produzione.

La galletta approvata da D'Annunzio: altro che quelle inglesi

Il paradiso della galletta vede 10 tonnellate di farina al giorno che servono a 120 tipologie di prodotto e che per un terzo finiscono all’estero. Il tutto regolato da rigidissime regole di sicurezza e pulizia: niente anelli per i visitatori, neanche le fedi, barbe e capelli coperte dalle cuffiette, scarpe antinfortunistiche e frequenti lavaggi delle mani. Ciò che rimane dalla visita allo stabilimento dei mitici Oro Saiwa è l’orgoglio di leggere nella dedica di D’Annunzio all’ingresso: “le vostre gallette superano in finezza e bontà le migliori d’Inghilterra” e quell’odore nelle narici, che sa di tradizione, ancora Made in Italy, anzi Made in Monferrato, nonostante Mondelez.