Heavenly Bodies, alta moda e cattolicesimo in mostra al Met

A New York dal 10 maggio, 40 capolavori di arte ecclesiastica della Cappella Sistina insieme agli abiti a tema sacro di grandi stilisti celebrano il rapporto tra moda e religione.
Heavenly Bodies alta moda e cattolicesimo in mostra al Met
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E’ riuscita a mettere insieme per la prima volta due “credo” apparentemente inconciliabili, moda e Cattolicesimo, la mostra Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Immagination, che vedremo a New York dal prossimo 10 maggio in 25 gallerie tra il Met Fifth Avenue e l’Anna Wintour Costume Center. A lanciarla, il 7 maggio, sarà il Met Gala, celebre evento di beneficenza cui parteciperanno anche Amal Clooney e Rihanna. Intanto, Roma ha ospitato l’anteprima di presentazione tra gli affreschi di palazzo Colonna, con Anna Wintour, Donatella Versace, il direttore creativo di Valentino Pierpaolo Piccioli, insieme a Monsignor Ravasi e al curatore Andrew Bolton.

Heavenly Bodies nasce con l’intento di celebrare il legame intercorso nei secoli tra moda e pratiche devozionali. Nel settore “religione” vedremo 40 capolavori di arte ecclesiastica provenienti dalla sacrestia della Cappella Sistina, alcuni mai usciti da quelle stanze, vesti, tiare e accessori appartenuti a 15 papati storici. Tra i più interessanti, un magnifico piviale di Benedetto XV e una casula ricamata dalla maison Lesage indossata da Giovanni Paolo II nel 1997 per la Giornata mondiale della Gioventù.  Per quanto riguarda il “fashion”, invece, la mostra ospiterà una collezione di abiti ispirati ai paramenti religiosi e perfino a mosaici a tema sacro firmati da Versace, Moschino, Dolce & Gabbana, Valentino, John Galliano per Dior, Jean Paul Gaultier, Yves Saint Laurent e diversi altri grandi couturier, tra cui un vestito da sposa del 1967 di Balenciaga, in stile “suora” e con una sola cucitura, e un abito da sera di Elsa Schiaparelli del ‘39 ispirato alle “chiavi del cielo”.

“Nella Genesi è Dio che si preoccupa di vestire le sue creature” ha commentato Monsignor Ravasi, celebrando il significato simbolico, sociale e morale del “vestire” e dell’“investitura”. “L’abito liturgico è ricco perché rappresenta il mistero religioso, considerato splendido e sontuoso”. Mentre il curatore Andrew Bolton ha voluto sottolineare “l’importanza del ruolo della moda in ogni discussione religiosa”, tracciando un parallelo tra sfilate e processioni come già Fellini nel film Roma.

La mostra, che si concluderà l’8 ottobre, è stata resa possibile dai contributi di Christine e Stephen A. Schwarzman e di Versace, col supporto di Condé Nast.