Joaquin Phoenix: di uomini e dei, l'intervista esclusiva

Dal 15 marzo, Joaquin Phoenix è al cinema nel ruolo di Gesù in "Maria Maddalena". Sul numero di GQ in edicola, parla di uomini e dei con il direttore Luca Dini
Joaquin Phoenix di uomini e dei l'intervista esclusiva
Joaquin Phoenix: di uomini e dei, l'intervista esclusiva
Gallery7 Immagini
Visualizza gallery

Joaquin Phoenix è un uomo felice, e io non me l’aspettavo. L’unica altra volta che l’ho incontrato di persona, nel 2012 a Venezia a una festa per il cast di The Master − dove lui, al fianco di Philip Seymour Hoffman, era semplicemente straordinario − mi aveva fatto l’impressione di un tipo nevrotico, quasi spaventato dalle attenzioni, allergico alle foto quanto alle domande, costantemente protetto dalla sua addetta stampa. E invece, quando entro nella suite 130 del Corinthia Hotel, convinto di dover fare un minimo di anticamera (non è colpa mia se mi hanno cancellato il volo per Londra, ma sono pur sempre in ritardo di cinque ore), trovo ad attendermi soltanto lui. Sorridente, disponibile, attento. Felpa nera, cargo beige, sneakers, un pacchetto di American Spirit che non accenderà in mia presenza, gli occhi verdi che vagano spesso oltre le vetrate − dove fiocchi di neve cadono assieme ai raggi del sole − quasi potessero trovare là fuori le parole giuste per le lunghe, articolate risposte, pronunciate con una voce profonda che nessun doppiaggio sa rendere. È, questo sì, un periodo di grande serenità in una vita che  finora è stata più spesso associata all’inquietudine. Il mondo si accorse di Joaquin quando nel 1993 davanti al Viper Room di Sunset Boulevard fece la disperata e inutile chiamata di emergenza perché il fratello maggiore River, lanciato due anni prima da Gus Van Sant in Belli e dannati, stava morendo di overdose. River come fiume, Phoenix come la fenice con cui i genitori, ex seguaci del gruppo hippie/cristiano dei Bambini di Dio, avevano sostituito il più prosaico Bottom. Anche lui era stato ribattezzato in modo “alternativo” − Leaf, come foglia − ma nel passare dalla televisione al cinema si era ripreso il suo nome vero, Joaquin. Il grande successo arrivò nel 1995, sempre con Gus Van Sant, in Da morire, e la prima delle tre nomination all’Oscar, per Il gladiatore, nel 2001. Archiviate certe abitudini non troppo salutari − tredici anni fa entrò spontaneamente in un centro di disintossicazione per alcolisti, oggi beve solo quando vola, e ha smesso anche di fumare marijuana «perché non voglio svegliarmi annebbiato» − oggi si sveglia all’alba, va a letto al tramonto. Animalista e vegano da sempre, mangia le verdure dell’orto che cura personalmente. Divide la sua casa sulle Hollywood Hills, dove ogni tanto esce in Ducati, con due cani e la compagna, l’attrice Rooney Mara. E prepariamoci a vederlo come candidato alla cerimonia degli Oscar del 2019 perché i film che stanno per uscire sono tutti da premio. Cannes lo ha già incoronato miglior attore per You Were Never Really Here, dove è un veterano giustiziere. Sundance e Berlino l’hanno riempito di applausi per Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot, storia vera di un vignettista tetraplegico. Attesissimo The Sisters Brothers, una storia ambientata nell’Oregon della febbre dell’oro, in cui recita con Jake Gyllenhaal. E poi c’è il film che è il motivo di questa intervista e − sospetto − di gran parte della sua felicità. Si intitola Maria Maddalena ed è su quel set che è nato l’amore con Rooney Mara. Lei è, appunto, Maria Maddalena, lui ha la parte che ti chiedi − e gli chiedo − come mai nessuno gli abbia affidato prima, perché è perfetta per lui: quella di Gesù. «Non saprei», risponde con un sorriso timido. «In realtà, la prima volta che me ne hanno parlato ero scettico. Pensavo: “Con tutti i film che sono stati fatti sulla storia di Gesù, c’è bisogno di un altro? Cosa si può dire che non sia stato già detto?”. Poi mi hanno spiegato che il titolo non era messo lì a caso, che per la prima volta il movimento nato attorno a Gesù sarebbe stato raccontato dal punto di vista di Maria Maddalena. Rooney, che conoscevo bene perché ci avevo già lavorato, mi ha detto che era interessata. Poi ho incontrato Garth (Davis, il regista, quello di Lion, ndr) e c’è stata un’intesa immediata, perché ho capito che il suo unico obiettivo era raccontare la verità, riconoscere a Maria il ruolo centrale che ha avuto, smontare le invenzioni sul suo conto, che abbiamo sempre preso per oro colato. Maria Maddalena non c’entra niente con la figura della prostituta redenta che compare nelle Scritture, eppure è convenuto farle passare per la stessa persona. E poi il suo vangelo: ammetto che non ne sapevo niente (il Vangelo di Maria è uno dei vangeli apocrifi, ufficialmente non riconosciuti parte della Bibbia, ndr). Questo racconto straordinario, poetico, che i primi Cristiani tramandano e trascrivono sui papiri, che poi scompare per millecinquecento anni, che infine viene riscoperto in frammenti: come è possibile che una storia così non la sappiano tutti? Oggi parliamo tanto di #TimesUp e di #MeToo: Maria Maddalena è la vittima perfetta di un sistema patriarcale che non perdona a una donna la scelta di andare via di casa, e non la ritiene degna di una sua spiritualità. Padre e fratelli la denigrano, dicono che è posseduta, quando Gesù la incontra la riconosce come sua pari e dice: non ci sono demoni in te, quello che senti è tuo diritto sentirlo, quello che senti è quello che sento io. Maria è l’unico discepolo presente alla sua crocefissione e alla sua resurrezione. I discepoli maschi cercano di zittirla: “Non può aver detto a te quello che non ha detto a noi”. Lei li sfida: “Ho il diritto di raccontare chi era Gesù”. Ma nei secoli il suo vangelo verrà nascosto e la sua reputazione infangata. Ci sono molte giovani credenti che finora hanno trovato nelle scritture solo due rappresentazioni femminili: la vergine e la puttana. Questa storia prova a rimettere le cose a posto: capirà che dovevo partecipare»...

L'intervista completa a Joaquin Phoenix è sul numero 218 di GQ a pagina 120

Testo di LUCA DINIFoto di GREG WILLIAMS