"I Nuovi Dieci Peggio" di Amleto De Silva

Tornano i decaloghi del "sociologo della scemità", uno scienziato dell’umorismo che osserva il disadattamento umano con l’occhio storto di Groucho Marx
I Nuovi Dieci Peggio di Amleto De Silva

Amleto De Silva colpisce ancora con I Nuovi Dieci Peggio, sociologia della scemità, edito dalla Magic Press Edizioni. Un libro nato dalla rabbia, un istinto animale che l’autore sa sedimentare e trasformare in umorismo per renderlo più nutriente ed efficace di un calcio nel sedere o di una crisi isterica.

Questa lettura offre agli antropologi la prova definitiva dell’esistenza di una qualità umana che ci rende diversi dalle scimmie: l’autoironia. Diversi ma non più intelligenti.

“In genere, mi regolo così: prima scrivo, e quando scrivo in genere non rido affatto, anzi sto incazzato col mondo - è questa l’essenza de I 10 peggio - poi lascio decantare qualche giorno,” spiega nella prefazione lo stesso autore. “Non ci penso proprio più. Dopo un po’ rileggo: se mi sono scordato di averlo scritto, e se mi fa ridere, allora va bene.”

Un processo che avviene sotto l’insindacabile giudizio dell’autore e l’approvazione dell’editor Luca Ippoliti. Una mancanza di democrazia che solo nella scrittura comica dà buoni frutti e mantiene la promessa con il lettore: divertire.

L’umorismo di De Silva è tagliente, rapido ed efficace. Ogni situazione dagli “Sciemi al bancomat”, ai “Runner per dentro ai parchi” fino alle “Serie tv rovinate dagli italiani” per chiudere in bellezza con i grandi classici “Matrimoni”, “Ristoranti”, “Otto Marzi” e “Capodanni”, ha i suoi dieci peggio. Un libro ricco di spunti, immagini e comicità che merita di essere messo in un angolo della scrivania per successive riletture.

Volete sapere cosa succede al parco per colpa dei runner? Basta conoscere il “Runner tecnologico”, “I viecchi coi bastoncini da trekking”, “Il dottor Gibaud”, “pompati che hanno la pausa aerobica”, “L’imbecille che fa stretching”, “La donna nuda”, “Il maratoneta redarguente”, “Il chiattone sudato” e il mitico “Viecchio con la palla da fuori”. Tra questi basti come esempio “La vecchia coi cani di merda”:

“Questa disgraziata è convinta che, siccome porta a pisciare e a cacare i cani tutti i giorni, allora è sulla strada che la porterà all’agonismo. In realtà, essendo una fetente dentro, tiene due cani di merda stronzi come a lei che, mentre lei fa jogging (cioè cammina come sempre, ma con aria sofferta) si piglieranno le questioni con tutti gli altri cani del parco, sgozzando quelli di taglia più piccola e cacando il cazzo a quelli grossi. Il top lo raggiungono quando vedono a voi e gli salgono le discendenze da sciacalli e dingos e allora vi attaccano, uno alla gola e l’altro alle palle mentre la vecchia di merda fa la faccia non ti azzardare a chiedermi di richiamarli prima di tutto perché stanno solo giuocando e poi perché non lo vedi che sono impegnata a fare jogging? Comunque alla fine vi salvate perché tanto andare a correre per la vecchia cessa è solo una scusa per mangiarsi ventisei cornetti al bar, quindi prima che i cani vi mastichino i coglioni lei li ha già richiamati all’ordine perché aho’, sono quasi sei minuti che cammino, andiamo a fare colazione. Va detto che, per come va il mondo, essere mangiati vivi dai cani pure è una soluzione accettabile.”

I Nuovi Dieci Peggio scontenta tutti ma Amleto segue “la regoletta aurea napoletana che chiunque scriva dovrebbe farsi tatuare in fronte: ogni capa è nu tribunale.”

Non si può piacere a tutti e allora è possibile essere liberi di parlare senza paura di perdere gli amici, in particolare gli scrittori su Facebook. Ci sono proprie tutte le tipologie possibili: “Lo scrittore che finalmente ce l’ha fatta a pubblicare,” “Lo scrittore che non vuole che stiate in pensiero per lui e per la sua attività letteraria”, “Lo scrittore che vorrebbe far relazione”, “Lo scrittore che gli rode il culo”, “Lo scrittore dai, ragazzi, uniti si vince”, “La scrittrice racchia”, “La scrittrice Bambi”, “La scrittrice cacacazza”, “La scrittrice femminista” e “La scrittrice cazzofiga”.

“Una volta le scrittrici femmine distinguevano fra pornografia ed erotismo dicendo che loro, giustamente, erano intelligenti e preferivano l’erotismo, il vedo non vedo, il suggerisco invece di mostrare, il non è forse l’attesa di non farti chiavare essa stessa il non farti chiavare? Tutto sommato alla gente stava pure bene, perché chi cazzo le sta a sentire le scrittrici femmine, però adesso hanno deciso che basta, se gli uomini sono dei porci di merda, chi l’ha detto che anche noi donne, in quanto donne, non dobbiamo essere dei porci di merda? Quindi la scrittrice cazzofiga piglia e, bello e buono, comincia a chiamare cazzo il cazzo e figa la figa (perché fica con la C è troppo pure per lei) invece che spada infuocata e fodero bollente. Ella pensa così di stimolare pruriti erotici in chi la legge, e tiene ragio¬ne, perché mica hanno inventato una cosa che si chiama internet che tu la apri e in tre secondi netti puoi avere a disposizione tutti i cazzi e tutte le fiche che vuoi, eh, c’è bisogno che arriva lei e ti chiama cazzo il cazzo e figa la fica.”