Governo, l'ipotesi Di Maio+Salvini. Lega e M5S possono allearsi?

Giovedì e venerdì ripartono le consultazioni per cercare una formula di governo. M5S-Lega, ipotesi frenata da veti reciproci

Rebus governo. Alla vigilia del secondo giro di consultazioni del presidente Sergio Mattarella, giovedì e venerdì, non si vede ancora luce per la formazione del governo. Proseguono le schermaglie politiche. E il "gioco" delle ipotesi sulle soluzioni per dare vita a un esecutivo. Il nodo restano i numeri. Nessuno ha una maggioranza parlamentare: per certi versi, con la nuova legge elettorale con cui si è votato, sostanzialmente proporzionale, sfuma anche il significato di "chi ha vinto le elezioni" dovendo trovarsi una formula politica per metterla insieme. Si congettura innanzitutto di un governo M5S-Lega per il quale i numeri ci sarebbero: i Cinquestelle sono stati i più votati in assoluto; la Lega è il primo partito della sua coalizione. Ci sono più aspetti programmati accostabili tra M5S e Lega, dal ritorno a un incisivo ruolo pubblico nella definizione della politica economica al superamento della legge Fornero. Peraltro le analisi "scorporate" del voto del 4 marzo, per fasce sociali, occupazione, età, mostrano contiguità determinate appunto ai programmi di Movimento 5 Stelle - giovani, precari - e della Lega che ha il grosso del voto operaio.

Finora però hanno pesato veti incrociati: Di Maio ha escluso a ripetizione di fare un qualche patto di governo con Berlusconi. Salvini ha escluso di rompere il patto di coalizione col centrodestra. Al tempo stesso, rigetta l'ipotesi suggerita dell'alleata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, di un incarico al buio come premier che vada a cercarsi i numeri in Parlamento. Non intende assoggettarsi ai condizionamenti che subirebbe un incerto e vulnerabile governo di "minoranza". Piuttosto predilige il ritorno alle urne e guarda intanto a quelle delle tornate amministrative di questo mese in Friuli e Molise.

Quanto è alto lo scoglio dei punti fermi ai quali né Di MaioSalvini sembrano voler rinunciare? Entrambi candidati premier potenziali - per effetto del voto popolare - appaiono saldi nelle posizioni del dopo-voto: il "no" di Di Maio alla convergenza con Forza Italia che a sua volta non sembra disposta ad imbarcarsi in una simile formula, tantomeno con Di Maio premier; l'indisponibilità della Lega a sganciarsi dall'alleanza di centrodestra, né quella di Salvini di assumere l'incarico al buio. Tanto che ha escluso nuovi vertici della coalizione. Le bocce sembrano ferme alla vigilia del passaggio al Quirinale. E lo stallo potrebbe aprire la strada alla ricerca di tutt'altre formule di governo dal momento che Di Maio non ha precluso la possibilità di un accordo col Pd, e chi voglia, sulla base di una carta programmatica "alla tedesca" su punti condivisi: come far digerire agli elettori del Pd - dopo una campagna antagonista - un accordo coi Cinquestelle, non è un problema del M5S.