Palestinesi uccisi a Gaza. Cosa succede con Israele

Scontri ieri sul confine tra Israele e la Striscia mentre a Gerusalemme veniva inaugurata l'ambasciata Usa. Netanyahu accusa Hamas. Divisa la Ue

È di 60 morti e oltre 2000 feriti l'ultimo bilancio degli scontri tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza israeliane lungo la Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La protesta è divampata ieri nel giorno dell'inaugurazione dell'ambasciata americana a Gerusalemme quale "capitale d'Israele". Il premier israeliano Netanyahu ha detto che le forze di sicurezza hanno agito in autodifesa a protezione dei confini di Israele contro Hamas in quanto responsabile di avere mobilitato in 13 diversi punti della barriera una massa di persone con intenti aggressivi spiegando: "Tutti i paesi hanno il dovere di difendere i propri confini". Dal canto suo, l’Autorità nazionale palestinese, per bocca del suo presidente Abu Mazen, ha denunciato il "massacro" e le "oltraggiose violazioni dei diritti umani".

Gli occhi del mondo tornano a volgersi al Medio Oriente dove già la tensione è altissima a causa dell'interminabile guerra siriana - e con bombardamenti missilistici occorsi giovedì scorso contro forze di Damasco che il ministero della Difesa russo ha attribuito, riferisce Russia Today, a 28 jet israeliani F-15 e F-16 - e per la determinazione dell'amministrazione Trump a disconoscere l'accordo sul nucleare iraniano, il Joint Comprehensive Plan of Action, firmato nel 2015. I palestinesi di Cisgiordania e Gerusalemme est hanno proclamato uno sciopero di protesta contro le uccisioni lungo il confine di Gaza. La protesta, che ora include anche tre giorni di lutto, è partita sul trasferimento dell'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, peraltro nella coincidenza delle commemorazioni della 'Nakba', l'esodo dei palestinesi per la costituzione dello Stato di Israele nel '48.

Secondo il ministero della Sanità della Striscia sono 60 le vittime palestinesi negli attriti sulla barriera che segna il confine e circa 2800 i feriti dei quali 27 versano in gravi condizioni. La giornata di ieri ha segnato, secondo gli osservatori, lo scontro più sanguinoso tra Hamas e Israele dalla guerra del 2014. Nella stessa giornata è avvenuta la cerimonia di inaugurazione della nuova sede dell'ambasciata alla quale ha partecipato la delegazione Usa con a capo il vice segretario di Stato, John Sullivan, Ivanka Trump e Jared Kushner, e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, scoprendo la targa che insedia la missione diplomatica. In un videomessaggio il presidente Donald Trump ha ribadito che "Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale".

Fin dalla mattinata a Gaza diversi assembramenti premevano nei punti di raccolta e manifestanti hanno tentato di tranciare i reticolati mentre aerei israeliani lanciavano volantini nel tentativo di dissuaderli a "non farsi usare da Hamas". La pressione è cresciuta nel corso della giornata, 40mila i manifestanti secondo l'esercito israeliano mentre Hamas ha parlato di 100mila. Quindi i tafferugli con lanci di pietre e molotov da una parte, lacrimogeni e tiratori dall'altra, mentre l'esercito di Israele comunicava anche di aver colpito in un raid aereo "cinque obiettivi terroristici" a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di aver sventato un attentato presso Rafah. Il premier Benyamin Netanyahu sottolineava che Israele "continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini" puntando il dito contro "Hamas che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo". In serata la Casa Bianca attribuiva ad Hamas tutta la responsabilità dei morti mentre la folla che premeva sulla barriera andava scemando. Oggi si celebra la Nakba nel lutto proclamato dall'Olp. La Turchia ha richiamato i suoi ambasciatori a Washington e Tel Aviv. Ufficialmente la linea dell'Unione europea propende per la soluzione a due Stati. L'Alta rappresentante per gli Esteri, Federica Mogherini: "Su Gerusalemme l’Ue ha una posizione chiara, che non cambia. Gerusalemme è una città santa per ebrei, musulmani e cristiani”. Ma i governi nazionali hanno linee divergenti e alcuni Paesi membri (Austria, Repubblica Ceka, Romania e Ungheria, secondo EuNews) partecipano alla celebrazioni per l’apertura della nuova sede diplomatica americana a Gerusalemme.