La pubblicità su WhatsApp sta arrivando: come sarà

Secondo Forbes in arrivo l'anno prossimo: sarà su misura e apparirà nella sezione Stato, la copia delle Storie di Instagram, oltre che via WhatsApp Business

Di bufale e semibufale su WhatsApp ne circolano in grande quantità. Non tanto quelle di contenuto ma, di questo stiamo parlando, quelle che ruotano intorno al funzionamento dell’applicazione controllata da Facebook e utilizzata da un miliardo e mezzo di utenti. Impossibile impedirne la circolazione con numeri che, allo scorso maggio, si attestavano sulla soglia dei 65 miliardi di messaggi spediti e 2 miliardi di minuti di chiamate al giorno. Roba da record.

Eppure l'ultima notizia circolata non sembra affatto una panzana. D'altronde, una massa incredibile di utenti ma soprattutto una pervasività come quella di WhatsApp non poteva lasciare Mark Zuckerberg con le mani in mano ancora a lungo. Specialmente dopo l’addio di Jan Koum, il cofondatore della piattaforma di messaggistica che la scorsa primavera ha sbattuto il cancello di Menlo Park. Problemi, visti i 19 miliardi di dollari ai quali aveva venduto l’app al social blu appena quattro anni fa, non dovrebbe averne. Eppure sembrava che fra le ragioni del divorzio ci fosse, già qualche tempo fa, la volontà di mutare in profondità la natura di WhatsApp. Così come nel caso di Brian Acton, l’altro cofondatore, già sceso dal social blu nel settembre precedente. Di cosa stiamo parlando? Della pubblicità su WhatsApp.

L'imperativo, c'è poco da fare, è monetizzare. Ecco perché, secondo Forbes, l’anno prossimo la chat comincerà a mostrare degli annunci targettizzati all’interno della funzionalità Status, la copia delle Storie di Instagram su WhatsApp. Questo, a quanto pare, per tutti. Senza dimenticare la possibilità – nella versione WhatsApp Business – di promuovere l’invio di pubblicità ai clienti attraverso l’applicazione parallela con cui le aziende possono comunicare direttamente con gli utenti per aggiornarli o supportarli in caso di problemi. Come noto, il cliente utilizza la sua normale versione mentre l’azienda, magari una piccola impresa, usa WhatsApp Business.

Dunque, a quattro anni dall’acquisizione e dopo ripetute promesse e spergiuri che mai la pubblicità sarebbe sbarcata in chat,– ma c’erano ancora Acton e Koum di mezzo – il percorso appare segnato. Non fosse altro perché i conti vanno tenuti sotto controllo e i 41 miliardi di pubblicità generati nel 2017 dalle inserzioni su Facebook, anche dovessero riprodursi in misura minore su WhatsApp, proietterebbero il social oltre i problemi degli ultimi tempi e aprirebbero sterminate praterie di crescita.

Ma come farebbe Facebook a veicolare pubblicità personalizzate? Facile: estraendo parole chiave dai messaggi scambiati fra gli utenti. Ipotesi seccamente smentita dalla compagnia attraverso un portavoce (“Nessun piano di cambiare la crittografia” ha detto a Forbes) ma secondo alcuni esperti di sicurezza la crittografia non c’entrerebbe nulla: non occorrerebbe toccarne il funzionamento per sgraffignare “tag” in base ai quali proporre le pubblicità mirate agli utenti.