Elefanti, sempre più femmine senza zanne: evoluzione anti-bracconieri?

Nel Parco di Addo in Sudafrica oltre il 90% è privo di zanne. Il fenomeno si registra anche in altre zone dell'Africa dove i pachidermi sono sotto la pressione delle uccisioni illegali
ADDO SOUTH AFRICA  FEBRUARY 09  Elephants are pictured in Addo National Park on February 9 2013 in Addo South Africa.
ADDO, SOUTH AFRICA - FEBRUARY 09: Elephants are pictured in Addo National Park on February 9, 2013 in Addo, South Africa. (Photo by Ian Walton/Getty Images)
Elefanti, sempre più femmine senza zanne: evoluzione anti-bracconieri?
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Charles Darwin ne sarebbe affascinato. In alcune zone dell'Africa australe nascono sempre più elefantesse senza zanne. E fra gli zoologi si fa strada l'ipotesi che possa trattarsi di un adattamento indotto dalla pressione dei bracconieri sulle popolazioni superstiti dei pachidermi. Le zanne presentano il fatale svantaggio evolutivo di attrarre i cacciatori di frodo e venire uccisi. La genetica delle popolazioni di elefanti africani rileva solo il 2% o poco più di esemplari che nascono privi di zanne. Ma tra le 300 femmine dell'Addo Elephant National Park, in Sudafrica, l'incidenza è superiore al 90%. Negli anni Duemila è stato rilevato un tasso del 98% in una campionatura di 174 femmine. Un tratto genetico costantemente cresciuto a partire dal secolo scorso. Il che ha tenuto alla larga i bracconieri dagli elefanti di Addo col risultato che hanno maggiori possibilità di riprodursi rispetto a quelli massacrati per strappare le zanne. Per gli elefanti che rischiano di finire nel mirino dei loro carnefici, non portare avorio è una svolta nella sopravvivenza. «Gli elefanti di Addo - ha detto al New York Times il direttore del parco John Adendorff - potrebbero essere il maggiore successo della storia ovunque osservato: esser privi di zanne ha contribuito a proteggerli».

L'indizio che sia stata la pressione del bracconaggio a innescare un meccanismo evolutivo sembra confermata dai dati raccolti nel Gorongosa National Park, in Mozambico, dove un enorme strage di elefanti con zanne è stata compiuta quando imperversava la guerra civile negli anni Settanta e Ottanta. Solitamente i bracconieri non sono interessati agli esemplari senza avorio. A Gorongosa il 53% delle femmine adulte è privo di zanne. Solo nel triennio tra il 2010 e il 2012 sarebbero stati uccisi 100 mila elefanti secondo uno studio del 2016 riportato dall’African Elephant Coalition, creata da 29 Paesi africani per proteggere il mammifero del quale si calcola restino solo 470 mila esemplari: un'accelerazione che ha spinto i governi nel mondo al bando del commercio dell'avorio.

Non tutti gli scienziati concordano sull'ipotesi evolutiva. Secondo alcuni la nascita senza zanne sarebbe dovuta alla cosiddetta deriva genetica, fenomeno che si verifica quando vi sono molti incroci tra esemplari di una stessa popolazione isolata, come in parte lo è quella dell'Addo, nella regione orientale del Capo, che ospita la popolazione più meridionale di elefanti africani. Inoltre sono rari i maschi senza zanne, anche ad Addo, dove comunque tendono ad essere più piccole scoraggiando i predatori di avorio. Però la crescita della percentuale di femmine senza zanne si riscontra anche in Tanzania, Uganda e Zambia negli ultimi anni nel contesto di una progressiva diminuzione della popolazione flagellata da uccisioni illegali. Si affaccia anche l'ipotesi di una "selezione innaturale", ovvero causata non dalle trasformazioni dell'ambiente bensì dal prelievo spropositato da parte dei bracconieri, un meccanismo che agirebbe sulle fattrici della riproduzione lasciandole indisturbate. Né l'assenza di zanne ha comportato problemi di adattamento. Gli animali utilizzano i denti per spostare tronchi o altro. La popolazione di Addo è arrivata a circa 600 esemplari dopo esser stata sull'orlo dell'estinzione già all'inizio del secolo quando un solo cacciatore bianco, P.J. Pretorius raccontò nella sua autobiografia di averne fatti fuori oltre un centinaio. Soprattutto per proteggere i superstiti fu istituito nel 1931 il parco nazionale ora al centro delle attenzioni della scienza.